Stomachion

mercoledì 6 febbraio 2013

Il profeta di Zongo Street

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Una delle cose più interessanti della piccola fiera del libro di Milano (dove sono andato con sorella e una amica) è che era costituita quasi esclusivamente (se escludiamo la Newton Compton) da piccoli editori, quindi c'era sicuramente la possibilità di avvicinarsi a libri che normalmente sono difficili da trovare nelle librerie. Uno di questi è sicuramente Il profeta di Zongo Street di Mohammed Nassehu Ali.
Come recita la sua breve biografia sulla costa della retrocopertina, Mohammed è
Nipote di un emiro con trentatre figli e primogenito di un padre, anch'egli emiro, che di figli ne ha avuti sedici da quattro mogli diverse
A 16 anni (ottobre 1988) si trasferisce negli Stati Uniti, a Interlochen in Michigan, dove riesce ben presto a mostrare le sue capacità di scrittore: è il 2001 che inizia a pubblicare i suoi racconti. Nel frattempo avvia anche l'attività di musicista fino a che, l'11 aprile del 2005, il New Yorker non pubblica uno dei suoi racconti, Mallam Sile, uno dei racconti contenuti in questa raccolta della 66thand2nd. Come una metà circa dei racconti contenuti nella raccolta, Mallam Sile è ambientato a Kumasi, città reale del Ghana, nel quartiere immaginario di Zongo Street, un vero e proprio microcosmo dove lo scrittore racconta le persone o, più ancora, di tipologie di persone, come il venditore di té modesto e umile, timido quasi fino a sembrare stupido, protagonista di Mallam Sile.
Il primo racconto, però, La storia del giorno e della notte, è però anche una sorta di manifesto di tutto il libro, che viene così identificato come un insieme di storie e di leggende. La storia del giorno e della notte, infatti, oltre a introdurre al quartiere di Zongo Street, ci presenta una delle classiche situazioni che accompagnano gli esseri umani sin dalle loro origini: il racconto intorno al fuoco. In questo caso quella che potremmo considerare l'anziana del villaggio, o la depositaria delle storie di Zongo Street, circondata dai bambini del quartiere, tutti intorno al fuoco, racconta una storia sulle origini del mondo. Come, però, da tradizioni africane probabilmente pre islamiche, per raccontare la storia si chiede l'aiuto del Re delle Storie, il Signor Ragno, Anansi, che si accompagna a Mallam Gizo.
Ga'ta na, ga'ta nanku
Tajé, tako'mo'
E la storia di Baadiya e del suo tentativo di avere un figlio il prima possibile inizia. Ed è una storia leggendaria e terribile, proprio come quelle che si raccontano intorno al fuoco, una storia sulla luce e sul buoio, sul giorno e sulla notte, una storia di angeli, jinn, mezzi angeli-mezzi jinn come Kato, del santone Katnamanto che ogni giorno, da allora, combatte la sua battaglia con Mewuya, il figlio di Baadiya, colui che ha quasi sterminato tutta l'umanità. E' da questa battaglia che si alternano il giorno e la notte, e fino a che i due continueranno a combattere il giorno e la notte continueranno ad esserci sulla Terra.
Khulungus kan gus.
non sarebbe una bugia se non fosse per il bene del Signor Ragno.(1)
Le storie, ma anche la consapevolezza che c'è sempre qualcosa di più nel mondo che ci circonda, che bisogna sempre mettere in dubbio ogni cosa, anche la stessa cultura nella quale si cresce. Questo, in sintesi, il messaggio del racconto che da il titolo alla raccolta, il cui protagonista, Kumi, un uomo immerso nei libri, andrà lentamente impazzendo. Ha toni quasi lovecraftiani, il racconto:
Una notte, quasi sei settimane dopo il suo ultimo avvistamento, udimmo dei rumori forti e stridenti provenire dalla casa di Kumi. E da quella notte i rumori si fecero sempre più forti e intensi. La gente cominciò a raccogliersi ogni sera davanti alla casa di Kumi per ascoltarli, anche se nessuno capiva di che si trattasse o cosa stesse succedendo tra quelle mura. Qualcuno disse che i rumori erano provocati dal fantasma di un vecchio che, molti anni prima, era stato seppellito nel luogo dove poi era sorta la casa di Kumi. Più che rumori, ormai, sembravano voci di migliaia di persone urlanti e supplicanti.(2)
Poi la follia completa, la predicazione di una nuova religione, che in realtà è la vera religione dell'Africa, perché quelle che gli sono state portate dall'esterno sono tutte religioni degli uomini bianchi, come l'islam così diffuso a Zongo Street. Sono deliri, certo, ma sono anche una costruzione narrativa intorno al principio del dubbio.
E poi c'è la classica storia di fantasmi, Chiodo scaccia chiodo, un racconto che sembra uscito da Clive Barker, ma ambientato a Kumasi, o forse, semplicemente, Barker prende, come fa Mohammed Nassehu Ali, le storie dell'orrore che costituiscono la base delle nostre leggende, quelle più oscure, e le plasma per i nostri tempi, in ambientazioni moderne, un po' come Il Giorno del Giudizio, il cui protagonista è in realtà un africano che vive con la famiglia a New York e all'improvviso si ritrova non nel suo letto, ma a marciare insieme a una folle di persone verso un palazzo altissimo dove gli angeli, dotati di palmare, giudicano la loro vita terrena. E il Dio che ne viene rappresentato non è certo una entità integralista come molti vorrebbero far credere, a cui non interessa come e quanto hai creduto in vita, ma come si è comportato all'interno della società.
Anche New York, quindi, è sede di storie e racconti, ma non sono tutte storie leggendarie, ma estratti di vita quotidiana, come La badante, o Il vero ariano, un taxista armeno che si fa carico dei problemi dei suoi clienti, o c'è anche Rachmaninov, ovvero una notte ordinaria tra due ragazzi che mischiano droga e alcol senza nemmeno sapere cosa stanno prendendo, con colonna sonora di classe!
E sul protagonista di quest'ultimo racconto, che sembra solo una variazione sull'Ignatius Reilly de La banda di idioti, salutiamo il Signor Ragno, il Re di tutte le Storie, che ci ha tenuto compagnia per questa recensione.
(1) trad. Leonardo G. Luccone
(2) trad. Sergio Claudio Perroni

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