Stomachion

giovedì 2 gennaio 2014

Cacciatori di sogni

Hayao Miyazaki è uno degli animatori giapponesi più famosi al mondo. I suoi lungometraggi, ricchi di avventure ed emozioni, sono delle visioni perfette per tutta la famiglia, ottimi per essere ammirati in maniera genuina dai bambini e con sottotrame interessanti anche per gli adulti. Questo in un certo senso permette di essere sicuri della qualità del prodotto che il suo studio di animazione propone e ne semplifica anche la diffusione a livello mondiale, anche solo con passaggi attraverso rassegne cinematografiche più o meno minori.
Quando i suoi lungometraggi arrivano all'estero, così come qualsiasi lungometraggio che viene esportato in paesi dalla lingua differente rispetto a quella di origine, devono inevitabilmente essere adattati e tradotti per il paese ospitante. Caso volle che per l'uscita de La Principessa Mononoke Harvey Weinstein della Miramax chiese a Neil Gaiman di lavorare all'edizione in inglese del film. Lo scrittore britannico, ben felice di essere coinvolto nel progetto, iniziò una approfondita ricerca nel mondo mitologico giapponese, incontrando all'interno del volume Fairy Tales of Old Japan(1), curato dal reverendo B. W. Ashton, la storia de La volpe, il monaco e il Mikado dei sogni di tutte le notti. A detta di Gaiman la storia presentava tutti gli elementi del suo Sandman, così quando Karen Berger chiese a Gaiman di scrivere un racconto per il decennale di Sandman, lo scrittore chiese di adattare proprio quella leggenda giapponese. Per le illustrazioni del libro volle al suo fianco Yoshitaka Amano, artista giapponese che era stato chiamato poco tempo prima da Jenny Lee per realizzare delle illustrazioni sempre per il decennale della serie gaimaniana.
Il risultato è una splendida favola, magicamente illustrata, ambientata nel Giappone medievale, che inizia con la sfida tra un tasso e una volpe per prendere possesso di un tempio abitato solo da un monaco, che ovviamente doveva essere scacciato via.
Un monaco viveva in solitudine vicino a un tempio sul pendio di una montagna. Era un piccolo tempio, e il monaco era un giovane monaco, e la montagna non era né la più bella né la più solenne del Giappone.
Il monaco custodì il tempio e trascorse i suoi giorni in pace e tranquillità fino al giorno in cui una volpe e un tasso passarono nei paraggi e videro il monaco che zappava l'orticello di patate dolci con cui si nutriva per la maggior parte dell'anno.
L'impresa non solo si rivelerà difficile, ma sarà solo un antipasto per la sfida successiva, o dal punto di vista letterario un semplice espediente per presentare i personaggi positivi della storia, il monaco e la volpe, prima di introdurre il cattivo, una presenza costante in ogni favola che si rispetti.
Lontano sia da sud che da occidente, nella sua casa di Kyoto, il Maestro di Yin-Yang, l'onmyoji, accese una lampada su un tavolino, sul quale aveva sistemato una pezza di seta dipinta, e su quella uno scrigno laccato e una chiave di legno nero. Sistemati in direzione dei cinque punti cardinali della bussola, c'erano cinque piattini di porcellana: su tre c'erano delle polverine, su uno una goccia appena di un liquido e sull'ultimo piattino niente di niente.
L'onmyoji(2) era un uomo ricco e rispettato, con una bella casa, con delle conoscenze altolocate, con una moglie e una concubina che vivevano con lui senza mai litigare. Ma nonostante tutte queste ricchezze e questi favori
l'onmyoji non era un uomo felice.
La sua infelicità era dovuta alla paura: fin da piccolo provava paura e per riuscire ad allontanarla da se, visto che da solo non ci riusciva, decise di rivolgersi a tre streghe(3), una vecchia, una giovane e una che non era né vecchia né giovane, che abitavano in una casa isolata che gli apparteneva. Fu l'ultima a indicargli la soluzione al suo problema: uccidere il monaco del tempio dimenticato, perché egli era viveva in pace e senza provare alcuna paura.
A contrastare il piano dell'onmyoji ci pensò la volpe, che si era innamorata del monaco: la piccola creatura decise di rivolgersi alla grande volpe nera, signora dei sogni, per riuscire a sconfiggere il nemico del suo amato. Per ottenere il suo risultato, però, la volpe alla fine si sarebbe dovuta sacrificare, prendendosi il carico del sogno mortale destinato al giovane monaco.
La favola, così, diventa un vero e proprio viaggi all'interno delle Terre del Sogno, per l'occasione rappresentate con i paesaggi tipici del Giappone dell'epoca, e sarà Sandman a raccontare tutta la storia al giovane monaco, perché in fondo è sua responsabilità e sua scelta dover affrontare ciò che l'onmyoji ha preparato per lui.
Alla volpe non resterà altro che la vendetta, che sarà, quasi a voler chiudere la storia, lo stesso tranello che ella ordì all'inizio della storia contro il suo amato. L'onmyoji, però, cade nella trappola, quasi a dimostrazione che la pace interiore non è certo qualcosa che si conquista facilmente grazie al sacrificio di qualcun altro.
E se poi vi capita di sognare in maniera particolarmente profonda, magari prima o poi riuscirete a intravedere, tra le zone più lontane del sogno, due figure, due ombre di un monaco e una volpe, o forse di un uomo e una donna, che camminano insieme, uno accanto all'altra.
Ma i sogni sono strani, e nessuno di noi all'infuori del Re dei Sogni di Tutte le Notti può dire se sono reali o meno, né quel che sono capaci di dire a tutti noi dei tempi che devono ancora venire.
E' una bella storia, questa, e se vi capita di averla tra le mani, prendetela. So che è difficile, magari dovreste capitare in una fumetteria che ha ancora il vecchio volume della Magic, o che tratta fumetti in lingua, così da trovare il libro illustrato del 1999 o la versione a fumetti del 2009 disegnata da P. Craig Russell (in occasione del ventennale!), quella serializzata con le splendide copertine di Yuko Shimizu, o quella che ho scovato io, in volume unico. E ne varrà la pena, perché la storia è stupenda. Perché Amano, per il libro illustrato, realizza delle vere e proprie opere d'arte, dei piccoli quadri che si prestano per una favola, mentre Russell, per la versione a fumetti, è certo più rappresentativo, ma non per questo meno magico o fantastico, come dimostra, ad esempio, nella lunga sequenza silenziosa che apre il quinto capitolo.
Riprendendo un vecchio adagio di un noto personaggio televisivo, la vita probabilmente non è un sogno, ma i sogni raccontati da Gaiman aiutano certamente a viverla meglio.

(1) Per i più curiosi (sono tra questi), consiglio sul tema delle fiabe orientali la raccolta Tales of Old Japan (archive.org) del 1871, curata da Algernon Redesdale, e la raccolta The Chinese Fairy Book del 1921, curata da Frederick Martens
(2) L'onmyoji è un praticanti dell'onmyōdō, specialista nelle arti magiche e nella divinazione.
(3) Nella tradizione greco-romana, Ecate, dea degli spettri e degli incantesimi, grazie alla sua capacità di viaggiare tra i mondi, era in grado di divinare. Ha in sé entrambe le forze generatrici, quella maschile e femminile, e viene rappresentata in forma triplice, ovvero come tre donne di età differenti. Nella mitologia gaimaniana, Ecate è dunque, anche per via delle sue origini pre-indoeuropee, una divinità multi-pantheon e non deve dunque stupire la sua comparsa in una storia dall'ispirazione orientale.
(i passi tratti dal volume Magic Press sono nella traduzione di Daniele Brolli)

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