Andiamo, però, con ordine: Wittgenstein, edito dalla Feltrinelli in una serie di biografie a fumetti di grandi personaggi (fanno compagnia al logico e filosofo austriaco anche Einstein, Darwin, Freid, Jung), si suddivide sostanzialmente in due linee narrative, quella biografica e quella filosofica.
Wittgenstein è un giovane austriaco interessato di ingegneria che viene spedito dalla famiglia in Inghilterra nella speranza che riesca a combinare qualcosa di buono. Qui va a studiare al prestigioso Trinity College di Cambridge: per sua fortuna proprio negli anni in cui Bertrand Russell insegnava logica e matematica. Il loro rapporto fu più simile a quello di due amici che non quello di insegnante e allievo, anche se è indubbio che Wittgenstein imparò molto da Russell, soprattutto quella logica che fu la base della sua prima opera, il Tractaus logico-philosophicus, che venne pubblicato dopo molte difficoltà nel 1922 e solo dopo l'intervento di Russell, che aveva ottenuto enorme successo con la pubblicazione dei tre volumi dei Principia (il primo edito nel 1910), e che non poteva prevedere l'arrivo, di lì a quasi un decennio, dei teoremi di incompletezza di Godel che, in un certo senso, ne avrebbero distrutto la creazione.
Per certi versi si potrebbe dire che proprio il successo di Russell, in un'atmosfera in cui si riteneva ormai prossimo a conclusione il programma matematico tracciato a inizio secolo da Hilbert(1), influenzò e spinse Wittgenstein verso la logica e la filosofia, il cui approccio era però più scientifico e logico della media dei filosofi. Wittgenstein, infatti, si interessò al pensiero umano e all'uso del linguaggio, in particolare nella sua ultima opera, Ricerche filosofiche (ad esempio ecco il pdf dell'edizione inglese), pubblicato due anni dopo la sua morte (e sarebbe stata l'ultima opera firmata da Wittgenstein se avessero seguito le sue disposizioni, bruciando i suoi appunti). In questo caso, però, il filosofo prova a costruire un metodo differente per esaminare le situazioni, in particolare quelle legate con l'attività del pensare e poi dell'esprimere i propri pensieri.
Importanza della cultura, interpretazioni di simboli, immagini, frasi, tutto questo e altro ancora interessa al filosofo; soprattutto gli interessa mettere in discussione le filosofie vecchie e consolidate, che si fondano su ovvietà e banalità: uno spirito libero, irrequieto (lo dimostra l'esperienza bellica), anticonformista(2), forse geniale, che certo ha fatto parlare di sé e che ha avuto l'indubbio vantaggio, rispetto a molti filosofi, di avere una formazione tecnica e logica che ha conferito un certo rigore al suo pensiero. Certo alcune intuizioni presenti nelle Ricerche sull'importanza del linguaggio nella vita umana e come possibile sistema per studiare la mente sono oggi presenti in buona parte delle ricerche neuroscientifiche, come fa notare Levitin in Fatti di musica.
Wittgenstein's sugestion is that the child is taught or siply pick up from adults, words and sentences that are added to its repertoire of fear--expressive behaviour. In a well-known passage in the Philosophical investigations concerning the transition of non-linguistic to linguistic expressions of pain, Wittgenstein remarks that when a child learns lingustic expressions of pain, it learns 'new pain-behaviour' (PI 244). The learned verbal expression of pain or fear are non more due to thinking or reasoning than are the instinctive preverbal behaviours.(3)Personalmente non ho apprezzato moltissimo l'opera di Heaton e Groves, non tanto per le splendide illustrazioni di quest'ultima, quanto piuttosto per il testo scritto da Heaton. Nonostante l'evidente sforzo di rendere divulgativo Wittgenstein (alcune immagini, abbastanza pratiche e d'uso quotidiano, hanno comunque aiutato) e nonostante l'approfondimento degli aspetti biografici dell'autore, il ritratto di Wittgenstein e le sue idee non sembrano emergere con la stessa forza con cui traspaiono ne L'uomo che sapeva troppo di Leavitt, quando nel 5.o capitolo viene descritto il suo rapporto con Turing, giunto dal King al Trinity per seguire un suo corso prima di andare a scardinare il codice della macchina tedesca Enigma.
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(1) Secondo Wittgenstein il matematico è un inventore, non uno scopritore e riflette la potenza che si dava alla matematica a quel tempo, una potenza che, come si è scritto, stava per essere vista in maniera totalmente differente.
(2) Passò un paio di giorni con una donna e giunta la notte, mentre ella lo aspettava nel letto, egli pensò bene di mettersi a pregare; anni dopo, come Turing, si decise a rendere manifesta la sua omosessualità, ma probabilmente le sue raccomandazioni - ricordiamo che la commissione che durante la sua laurea lo esaminò era composta da Moore e Russell, suoi amici - erano molto più forti di quelle del collega matematico.
(3) Malcolm N. (1982). Wittgenstein: The relation of language to instinctive behaviour, Philosophical Investigations, 5 (1) 3-22. DOI: 10.1111/j.1467-9205.1982.tb00531.x
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