Stomachion

Visualizzazione post con etichetta filosofia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta filosofia. Mostra tutti i post

mercoledì 12 febbraio 2025

Darwin Day: Profumo senza tempo

20250212-perfume-timeless-nightwish
Eravamo rimasti al più grande spettacolo sulla Terra e oggi torno, per un nuovo Darwin Day, a scrivere sui Nightwish grazie a Perfume of the Timeless, che è stato il primo singolo del decimo album in studio della band, Yesterwynde.
Proseguendo con quanto iniziato con i due precedenti, Endless Forms Most Beautiful e Human. :II: Nature., la band guidata da Tuomas Holopainen continua a raccontare a modo suo la storia del pianeta e dei suoi abitanti. E questo è ben evidente proprio dall'inizio del video ufficiale in cui gli spettatori vengono invitati a riflettere su quanti sono stati i nostri antenati nei 400 anni che ci hanno preceduti. Concludendosi con una frase bella e significativa, che riecheggia della filosofia degli aborigeni australiani:
You are the dream of many ancestors.
Concetto che viene successivamente ribadito nel testo della canzone:

mercoledì 29 gennaio 2025

WikiRitratti: Teano

20250129-teano
Teano da un quadro di Raffaello - via commons
Teano è stata una filosofa della scuola pitagorica. Secondo alcune fonti è stata addirittura moglie di Pitagora. Secondo altre, invece, avrebbe sposato Brontino, il successore di Pitagora.
Anche il luogo della sua nascita è piuttosto dibattuto: secondo alcuni era nata a Creta, secondo altri nella Magna Grecia. Qualcuno si era spinto in maniera più precisa a collocare il suo lugo di nascita a Crotone.
Le sono stati attribuiti diversi trattati, molti dei quali nono sono giunti fino a noi, come per esempio Apoftegmi pitagorici, Consigli alle donne, Su Pitagora, Sulla virtù e Commentari filosofici. A questi si aggiunge il frammento tratto dal... trattato Sulla pietà riportato all'interno dell'Anthologium di Stobeo, cui sono da aggiungersi diverse lettere sopravvissute grazie ai manoscritti medievali.
Questi frammenti sono, però, considerati dagli studiosi pseudoepigrafi, ovvero ricostruzioni successive dei suoi testi originali redatte da pitagorici successivi con lo scopo di dirimere qualcuna delle classiche dispute filosofiche. Non c i sono prove che si occupò di uno dei temi cari alla setta pitagorica, la sezione aurea.

martedì 12 novembre 2024

Matematica, lezione 37: Filosofia

20241112-matematica-lezione37-filosofia
Dopo i due volumi precedenti, non esattamente molto apprezzati, dedicati ai giochi combinatori e all'analisi di Fourier, attendevo Matematica e filosofia carico di aspettative, che Paolo Caressa, già autore del volume dedicato alla logica (ma non solo), ha completamente distrutto.
Devo essere onesto: mi aspettavo qualcosa di molto simile al Teorema di Pitagora di Paolo Zellini e invece mi trovo di fronte a un ineccepibile libro sui fondamenti logici della matematica, quindi sui teoremi di incompletezza di Godel. Il volume, quindi, non sviluppa il tema principale, che da il titolo allo stesso, ma si concentra su alcuni aspetti logici che sì, possono anche passare per filosofia della matematica, ma non certo per filosofia o per quel che ci si sarebbe ragionevolmente dovuti attendere, ovvero il rapporto tra matematica e filosofia.

giovedì 5 settembre 2024

Il demoniaco teorema di Pitagora

Questa estate, ascoltando un noto quiz televisivo, uno dei concorretti ha affermato che il 3 è un numero perfetto. L'affermazione, per quanto non sia errata, non è nemmeno esatta: dipende essenzialmente dal contesto. In un contesto religioso, mistico, simbolico, il tre, per esempio per i cinesi, rappresenta la totalità del cosmo, costituita da cielo, terra e uomo. Senza dimenticare tutte le trinità presenti nelle religioni di mezzo mondo, senza dimenticare Ecate, dea della magia, degli incroci e dell'oscurità, dalla triplice natura di giovane, matura e anziana.
Se restiamo nell'ambito dell'antica Grecia, ci troviamo di fronte a due differenti visioni dei numeri perfetti. La prima, matematica, che probabilmente ci deriva da Euclide, che recita che un numero è perfetto se coincide con la somma dei suoi divisori. In questo caso 3 non è un numero perfetto, ma 6 lo è. In questo caso lo stesso Euclide, raccontando il suo ragionamento in termini del simbolismo moderno, affermò che se \(2^p -1\) è un numero primo, allora \(2^{p-1}(2^p-1)\) è perfetto. E infatti se \(p=2\) segue che 6 è perfetto.
Secondo i pitagorici, invece, il 3 è perfetto essendo la somma di 1, il primo dei dispari, e di 2, il primo dei pari, unendo quindi queste due famiglie insieme. In effetti possiamo osservare anche come 3, in quanto somma di 1 e 2, è un numero triangolare, come il 10, che in un certo senso potremmo considerare il primo numero triangolare scoperto nella storia della matematica, ovvero il tetractys di, appunto, i pitagorici, per i quali aveva una grande importanza simbolica.

venerdì 14 giugno 2024

Le grandi domande della vita: Tutto è relativo... ma Einstein lo disse sul serio?

20240611-albert-einstein
Einstein via commons
L'uscita del 17.mo volume della collana Matematica curata da Maurizio Codogno e dedicato alla relatività è un'ottima occasione per provare a mettere un po' di chiarezza sulla frase più nota attribuita ad Albert Einstein:
Tutto è relativo
In effetti avevo già alcuni appunti di partenza sulla questione: li avevo presi all'epoca della recensione della biografia a fumetti di Nikola Testa realizzata per Beccogiallo da Sergio Rossi e Giovanni Scarduelli. In una delle prime pagine del volume i due personaggi che stanno ricostruendo la vita dell'inventore, si scambiano queste significative battute:
- Guarda che così Tesla farà la fine di Einstein, un professore che diceva che tutto era relativo.
- Beh, sarebbe già un passo avanti, no?
- Sì, però Einstein non ha mai detto quella frase.
E in effetti Einstein era ben distante dal pensare ciò. Prendiamo, per esempio, ciò che scrisse ne Il significato della relatività:
Il significato della relatività è stato ampiamente frainteso. I filosofi giocano con la parola, come un bambino con una bambola. Relatività, per come la vedo io, semplicemente denota che certi fatti fisici e meccanici, che sono stati ritenuti positivi e permanenti, sono relativi rispetto ad altri fatti nella sfera della fisica e della meccanica. Ciò non vuol dire che ogni cosa nella vita è relativa e che abbiamo il diritto di rovesciare il mondo intero maliziosamente.
Inoltre in una intervista rilasciata a George Sylvester Viereck e pubblicata il 26 ottobre del 1929 sul The Saturday Evening Post afferma:

venerdì 12 novembre 2021

Il dolore di Sophia

Avevo già presentato i Draconian nel corso della lunga maratona di recensioni dedicate a Batman: Death Metal. Come già era successo in quell'occasione, continuo a proporvi pezzi tratti dall'ultimo album della band, Under a Godless Veil, un concept album dedicato ai Sethiani.
Figura centrale della loro mitologia è Sophia (o Sofia), una degli Eoni. Questi ultimi sono intesi come un'emanazione stessa del creatore dell'universo, un dio sconosciuto. Sophia compì un atto non molto diverso alla ribellione di Lucifero nella Bibbi: imitò dio creando sette emanazioni di se stessa, sette figli potremmo dire: Sabaoth, Elohim, Adonai, Iao, Astaphain, Horaios e Yaldabaoth. Quest'ultimo venne generato da Sophia dopo la sua caduta dal Pleroma, l'equivalente dei Paradiso, e fu il responsabile della creazione del mondo materiale, generato con una frazione del potere di Sophia rubatole dal suo ultimogenito.

martedì 2 febbraio 2021

Interpretazione filosofica di Dark

Un po' per caso sono incappato in un'interessante video-analisi di Dark, la serie fantascientifica fortemente basata sulla meccanica quantistica e sul paradosso del gatto di Shroedinger. Nell'analisi si approfondisce un aspetto molto interessante: l'influenza del pensiero di Friedrich Nietzsche sulla serie:
Il video mi ha spinto a fare una ricerca su Nietzsche e la meccanica quantistica, trovando questo Nietzsche for physicists:
One of the most important philosophers in history, the German Friedrich Nietzsche, is almost ignored by physicists. This author who declared the death of God in the 19th century was a science enthusiast, especially in the second period of his work. With the aid of the physical concept of force, Nietzsche created his concept of will to power. After thinking about energy conservation, the German philosopher had some inspiration for creating his concept of eternal recurrence. In this article, some influences of physics on Nietzsche are pointed out, and the topicality of his epistemological position−the perspectivism−is discussed. Considering the concept of will to power, I propose that the perspectivism leads to an interpretation where physics and science in general are viewed as a game.

mercoledì 4 novembre 2020

Poteri e responsabilità

Ieri in un tweet un po' sconfortato (e direi che di ragioni ne abbiamo molte un po' tutti per esserlo) citavo una delle frasi che più identifica uno dei miei personaggi preferiti:
Da un grande potere derivano grandi responsabilità.
La vulgata più diffusa assegna questa frase a Ben Parker, ma con un approfondimento più o meno veloce, si scopre come tale assegnazione non ci sia mai stata, almeno non nei fumetti di Stan Lee. La prima volta che la frase venne proposta era in una didascalia alla fine di Amazing Fantasy #15, l'albo di esordio dell'Uomo Ragno.
Ciò che, però, è ancora più interessante è che la frase non è un parto originale di Lee, ma ha una storia che si perde fino alla rivoluzione francese:
Ils doivent envisager qu'une grande responsabilité est la suite inséparable d'un grand pouvoir
ovvero Essi (i rappresentanti) devono contemplare con una grande responsabilità il risultato inseparabile di un grande potere.
Da lì la ritroviamo, con piccole variazioni, sulla bocca di due politici inglesi. Il primo, William Lamb, nel 1817 disse:
the possession of great power necessarily implies great responsibility
ovvero il possesso di un grande potere necessariamente implica una grande responsabilità, che è molto simile alla frase che ha segnato l'Uomo Ragno. E' l'altro è Winston Churchill che nel 1906 affermò:
Where there is great power there is great responsibility
ovvero dove c'è un grande potere c'è una grande responsabilità.
E personalmente questo concetto è alla base del mio pensiero anarchico.

venerdì 1 febbraio 2019

Giuseppe Peano e il tacchino di Bertrand Russell

Un giorno il logico e matematico Bertrand Russell ideò la seguente storiella:
Fin dal primo giorno questo tacchino osservò che, nell'allevamento in cui era stato portato, gli veniva dato il cibo alle 9 del mattino. E da buon induttivista non fu precipitoso nel trarre conclusioni dalle sue osservazioni e ne eseguì altre in una vasta gamma di circostanze: di mercoledì e di giovedì, nei giorni caldi e nei giorni freddi, sia che piovesse sia che splendesse il sole. Così arricchiva ogni giorno il suo elenco di una proposizione osservativa in condizioni più disparate. Finché la sua coscienza induttivista non fu soddisfatta ed elaborò un'inferenza induttiva come questa: "Mi danno il cibo alle 9 del mattino". Questa concezione si rivelò incontestabilmente falsa alla vigilia di Natale, quando, invece di venir nutrito, fu sgozzato.

Giuseppe Peano - via commons
L'idea di Russell era quella di criticare il metodo induttivo, in cui una serie di inferenze positive successive è considerata sufficiente per trarre una legge più generale su quanto accade nel mondo. Cardine del pensiero filosofico positivista, oltre a cozzare con la pratica sperimentale usuale in scienze come la fisica o la chimica, si scontra anche con il principio di induzione formulato nel 1889 da Giuseppe Peano nei suoi Arithmetices Principia. Peano elaborò cinque assiomi con lo scopo di definire l'insieme dei numeri naturali. Si dimostra che il quinto assioma è equivalente al principio di induzione e afferma che se una certa proprietà $P$ vale per $0$ e per un dato $n = k$, con $k$ numero naturale, e se essendo vera per $n$ è vera anche per $n+1$, allora la proprietà $P$ è vera per ogni numero naturale uguale o maggiore di $k$.
Su questo principio si basa la dimostrazione per induzione, che è cosa molto diversa e molto più solida del metodo per induzione dei positivisti.

venerdì 20 luglio 2018

Queste oscure materia, o della meditazione e dell'amore

Ne Il matrimonio del cielo e dell'inferno (The marriage of heaven and Hell) William Blake esprime, a mio giudizio, tutta l'ambiguità del suo essere, diviso tra l'inferno e il paradiso, tra quello che gli hanno insegnato essere male e bene. Risolve la disputa assegnando al paradiso la ragione e all'inferno l'energia, esprimendo nel complesso il concetto che nulla nell'universo si possa muovere senza questi due opposti. In effetti anche una piccola poesia come Il sorriso (The smile) racconta di questo vivere conteso tra due opposti, proprio come nel simbolo cinese di yin e yang, dove bianco e nero si compenetrano. Il conflitto presente in Blake, però, lo tiene lontano dall'unione equilibrata di yin e yang, dandogli una visione più conflittuale degli opposti, molto più occidentale, per riassumere.
Le poesie di Blake sono, dunque, ambigue, non solo per lo stile iniziatico, ma proprio per l'ambiguità dell'oscillazione dell'uomo tra bene e male. E per certi versi anche Queste oscure materie è un’opera ambigua, in cui non è semplice parteggiare per qualcuno se non per i giovani protagonisti, Lyra e Will. In fondo è la stessa scelta che fanno le streghe, i gyziani, Lee Scoresby, Iorek Byrnison e altri co-protagonisti della storia: ognuno di loro li protegge come può, perché solo a questi due ragazzi ogni essere intelligente dell’universo potrà finalmente essere libero. D'altra parte l'ambiguità e il ribaltamento della saga sono figli delle due principali fonti di ispirazione di Philip Pullman: Il paradiso perduto di John Milton e il già citato Blake, poeta e incisore. E a questo proposito proprio l'incisione de Il matrimonio del cielo e dell’inferno, che racconta di un vuoto da cui fuggire, possibilmente in due verso l'alto, sarebbe perfetta come copertina per la fuga delle anime dal mondo dei morti, un viaggio probabilmente ispirato dall'Inferno di Dante Alighieri, che Blake (uno tra tanti) ha anche illustrato.
Un’altra visione che sembra presa da Blake sono gli Spettri, raccontati dal poeta britannico nella poesia Il mio spettro attorno a me notte e giorno (My spectre around me night and day), che in Pullman però diventa un’entità parassita e perennemente affamata della parte più intima degli esseri umani(1), rappresentata su Terra-Lyra dai daimon.

giovedì 19 luglio 2018

Il cannocchiale d'ambra, ovvero della fine e dell'inizio

Anche Mary Malone viaggia nel multiverso. Arriva su un mondo verde, incontaminato e florido dove la specie intelligente è costituita da una sorta di elefanti-nani che si muovono su semi giganti come fossero ruote e dall'inusitata struttura fisica. Ne impara il linguaggio e qui incontra nuovamente Lyra e Will, interpretando il ruolo del serpente in una sorta di nuova genesi. E sempre su questo mondo costruisce lo strumento con cui è possibile osservare il flusso della polvere e che da il titolo al terzo e ultimo romanzo della saga: Il cannocchiale d'ambra.
Questo terzo libro, che nel 2001 ha vinto il premio inglese Whitbread, è il più difficile e più importante della serie, non solo perché ne costituisce la degna conclusione, ma soprattutto per i temi trattati: l'amore, la tentazione, il peccato e soprattutto la fine e l'inizio.
Dire addio
Uno dei nodi narrativi più importanti del romanzo è la risposta alla domanda: cosa succede dopo la fine della vita? Cosa succede al sopraggiungere della morte?
Grazie al legame con l'amico Roger, sacrificato da Lord Asriel per aprire il portale tra i mondi, Lyra scoprirà l'esistenza di una Terra particolare all'interno del multiverso: il mondo dei morti. Rispetto alla discesa simile compiuta da Ged ne La spiaggia più lontana, il viaggio di Will e Lyra sarà molto più difficile, intimo e coinvolgente, costringendo il lettore a fare i conti con se stesso, con le proprie paure, in particolare con il tema della fine dell'universo e di ogni essere vivente: è stata, in questo senso, una lettura estremamente difficile e al tempo stesso catartica.
La soluzione proposta da Philip Pullman è, d'altra parte, molto orientale: il mondo dei morti, infatti, è un luogo con poca, pochissima luce, dalla quale sembra impossibile fuggire, ed è custodito da una banda di arpie, molto sensibili alla verità o alle bugie che le anime raccontano. In particolare è proprio il racconto vero e sincero a incantarle. Allora Lyra e Will stringono un patto con le custodi: ogni anima di tutti i mondi che costituiscono il multiverso finirà in quel mondo. Quindi quelle che non vorranno restare dovranno semplicemente raccontare sinceramente la propria vita alle arpie e queste le accompagneranno fino a un mondo splendido e meraviglioso dove i propri atomi potranno riunirsi con quelli del multiverso, ritornando a farne parte.
L'argomnto della morte è, in ogni caso, sempre estremamente delicato. In fondo, come ricorda lo stesso autore,
(...) nel momento in cui si nasce la Morte viene al mondo con noi: è proprio la Morte che ti tira fuori(1).
E' un discorso che ha della saggezza, come quello che un allevatore di piccioni fa, nel primo numero, al protagonista di Rockwell, manga fantasy di Wataru Nadatani:
Allevo piccioni viaggiatori da quarant'anni... Mi hanno dato tante gioie e molti dolori.
Se incontri cinquanta piccioni sono cinquanta giorni di risate in loro compagnia e dopo poco vai incontro a cinquanta addii.(2)
E John Pooh, l'allevatore, così conclude:
Un incontro è l'inizio di un addio.(2)

martedì 17 luglio 2018

La bussola d'oro, ovvero della verità e del libero arbitrio

Quando nel dicembre del 2007 uscì La bussola d’oro, film diretto da Chris Weitz con Daniel Craig e Nicole Kidman, nessuno poteva prevedere che la trilogia cinematografica tratta da Queste oscure materie di Philip Pullman si sarebbe interrotta improvvisamente. Il motivo ufficiale fu la crisi economica del 2008. D'altra parte il risultato al botteghino statunitense fu al di sotto delle attese, ma gli incassi nel resto del mondo sembravano più che sufficienti per sperare nella realizzazione dei due film successivi tratti dai romanzi La lama sottile e Il cannocchiale d'ambra.
Unica voce fuori dal coro fu quella di Sam Elliott, l’attore che interpretava l'aviatore texano Lee Scoresby. Secondo la sua versione, la chiesa cattolica fece una serie di pressioni sulla casa di produzione per bloccare la prosecuzione della trilogia(1), e questo nonostante la versione molto meno anticattolica del film rispetto al romanzo.
D'altra parte nel 2005 era uscito il primo film tratto da Le cronache di Narnia di Charles S. Lewis di chiara ispirazione cattolica, che si era rivelato un buon successo planetario, mentre Queste oscure materie, oltre che con il debole esordio al botteghino statunitense, metteva in discussione non solo il senso della religione, ma anche le autorità ecclesiastiche, in un percorso che vuole portare il lettore attraverso alcuni temi fondamentali della vita.
Dichiarazione d'intenti
Le cronache di Narnia, così come Il Signore degli Anelli di Tolkien, amico di Lewis, sono figlie del loro tempo: le due guerre mondiali, vissute in vario modo dai due autori, influenzarono le due opere, che diventano così un modo per ricordare i valori della pace e del rispetto della diversità. In questo senso sono indubbiamente più giocose le Cronache rispetto al Signore, ma allo stesso modo si possono vedere Queste oscure materie di Pullman.
L’interesse dei nostri tempi si scinde tra le spinte consumistiche e la ricerca di una vita più genuina. In questa dicotomia si inserisce lo scrittore britannico che, in quarta di copertina, afferma:
A me interessa parlare di temi importanti: la vita, la morte, l'esistenza di Dio, il libero arbitrio. Il fantastico non è fine a se stesso, ma sostiene e dà corpo al realismo... Non abbiamo bisogno di liste di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, abbiamo bisogno di libri. 'Non devi' è presto dimenticato, 'C'era una volta' durerà per sempre.

martedì 12 giugno 2018

Storie senza tempo

L'idea di Abraham Flexner quando nel 1930 fondò, insieme con Louis Bamberger e Caroline Bamberger Fuld, l'Institute for Advanced Study a Princeton, era quella di realizzare un luogo in cui gli scienziati potessero dedicarsi alla ricerca nei campi fondamentali senza alcun pensiero accessorio, inclusa la didattica, che non era obbligatoria.
La ricerca dei migliori talenti da portare all'IAS venne affidata a Oswald Veblen, che Flexner aveva sottratto alla vicina Università di Princeton, fino ad allora il principale istituto accademico della città. Il gran lavoro di Veblen in giro per il mondo diede ben presto i suoi frutti, anche grazie all'avanzare di nazifascismo in Europa: così scienziati del livello di Hermann Weyl, John von Neumann e soprattutto Albert Einstein trovarono un punto di riferimento per fuggire dai venti di guerra e dall'intolleranza crescente in Germania e nel resto del Vecchio Continente. E fu proprio all'IAS che Einstein intrecciò l'amicizia più profonda e sincera della sua vita, quella con il logico e matematico Kurt Gödel.
Un mondo senza tempo del filosofo Palle Yougrau prende spunto proprio da questa amicizia, per raccontare la vita dei due scienziati e, in particolare, recuperare la figura di Godel, riportando nella giusta dimensione i suoi contributi a logica, matematica, fisica e filosofia, inquadrando soprattutto in quest'ottica i risultati ottenuti nel campo della relatività generale di Einstein.

martedì 29 maggio 2018

Immortalità quantistica

La lettura de Il nostro tragico universo è stata così ricca di spunti interessanti, che ha generato un secondo articolo di approfondimento, che esamina aspetti un po' new age della meccanica quantistica.
Il punto omega

Il modo più veloce per raggiungere il punto omega è farsi colpire dai raggi omega di Darkseid!
La parte filosofico-scientifica su cui ruota il romanzo di Scarlett Thomas è la così detta teoria del punto omega.
Il punto omega è un concetto filosofico coniato da Pierre Teilhard de Chardin, gesuita e scienziato francese della prima metà del XX secolo, per descrivere il massimo livello di complessità e di coscienza verso il quale sembra che l’universo tenda nella sua evoluzione.
Le idee di Teilhard vennero recepite da altri protagonisti del XX secolo, come l’architetto italiano Paolo Soleri o il fisico Frank Tipler. In particolare è soprattutto la figura di quest'ultimo che sembra confluire nel personaggio di Kelsey Newman, mentre la teoria di quest’ultimo sembra una sintesi tra quelle di Teilhard e Tipler.
D'altra parte per entrambi il punto omega ha di fatto cinque proprietà. Per il gesuita esse sono:
  • è sempre esistito;
  • deve essere personale;
  • deve essere trascendente;
  • deve essere autonomo;
  • deve essere irreversibile.
La teoria di Tipler(1), invece, che viene (o prova a essere) sviluppata a partire da meccanica quantistica e relatività, presenta queste cinque caratteristiche
  • l'universo è spazialmente chiuso (ha dimensioni spaziali finite e la sua topologia è una 3-sfera);
  • non sono presenti orizzonti degli eventi nell'istante finale, il che significa che il confine-c futuro è un punto;
  • la vita deve continuare per sempre, espandersi su tutto l'universo e riuscire a controllarlo;
  • la quantità di informazione che verrà elaborata tra il momento presente e il raggiungimento dello stato finale è infinita;
  • la quantità di informazione immagazzinata nell'universo diverge all'avvicinarsi dello stato finale.

martedì 22 maggio 2018

Il nostro tragico universo

Tra tutti i romanzi di Scarlett Thomas, Il nostro tragico universo è il più filosofico di tutti, ma anche il più scientifico e stuzzicante. Andiamolo a esaminare un po' più nel dettaglio
L'amore, l'universo...
Meg Carpenter, tra tutti i personaggi femminili tratteggiati dalla Thomas, protagonista e narratrice, è indubbiamente il più esplicito alter ego dell'autrice, essendo Meg una scrittrice. La sua è una vita piena d'amore: quello per Cristopher, il fidanzato, e quello per un uomo più grande di lei, ma anche già impegnato con un'altra donna. Ci sono, poi, gli amori della migliore amica di Meg, divisa tra il marito, che non riesce a lasciare non sa bene se per amore o per chissà cos'altro, e l'amate, un uomo più giovane di lei verso il quale non sa bene se prova amore o semplice attrazione fisica. E c'è infine l'amore mai sopito di Josh, fratello di Cristopher, verso la stessa Meg, sua ex.
Tutto ciò fa indubbiamente de Il nostro tragico universo un romanzo d'amore, per certi versi tragico. La tragedia, però, non sta nell'amore, ma nell'universo. E questa tragedia viene rappresentata dal fantomatico Kelsey Newman, un filosofo, forse, o magari un ciarlatano, o chissà chi, ma certamente uno scrittore che cerca di divulgare la sua visione dell'universo, una sorta di mondo fittizio che ci prepara al raggiungimento di quello vero, reale, dove ognuno di noi è un eroe che riesce a compiere grandi imprese.
L'universo è, insieme all'amore e alla scrittura, uno dei tre punti cardine del romanzo, un interesse che nella protagonista nasce grazie alle recensioni di libri pseudo-scientifici che scrive per una rivista, un lavoro che le permette di rivelare i ciarlatani che usano la scienza per la propria autopromozione.
In fondo il problema di Meg è più o meno quello dell'informazione, in particolare quella scientifica, dalla sua nascita a oggi: dare credibilità a un certo modo di raccontare l'universo, cercando di inquadrare le ipotesi tra scientifiche e fantasiose. A margine di questo problema, però, ecco spuntare quello che in effetti ispira il titolo del romanzo: il destino dell'universo e degli esseri intelligenti che vivono in esso.

venerdì 3 marzo 2017

Le grandi domande della vita: C'era una volta...

Due i principali protagnisti di questa edizione: il tempo (che mi ha permesso di riciclare, con nuova impostazione, quanto avevo scritto per la recensione di OraMai di Tuono Pettinato) e il pi greco, inserito per l'avvicinarsi del pi day, ricorrenza che come ogni anno non mancheremo di festggiare tutti inseme!
L'oscuro mistero del tempo

Ilya Prigogine secondo Tuono Pettinato
Ben due domande sul tempo: una sulla sua linearità e l'altra sul fatto di essere una dimensione o qualcosa d'altro. Entrambe le domande sono due aspetti di quella più generale sulla natura del tempo.
Secondo Albert Einstein (che non ci abbandona mai in questa serie!), il tempo è
Quella cosa che si misura con l'orologio.
D'altra parte il Premio Nobel per la Chimica Ilya Prigogine propose le idee, forse inquietanti, di tempo termico e freccia del tempo, ovvero esiste una direzione che, una volta intrapresa, non può essere percorsa al contrario: il piatto che si rompe, non si ricompone; l'uomo che invecchia, non ringiovanisce; e così via. Questa definizione è fortemente legata all'entropia e viene descritta con grande leggerezza da Carlo Rovelli:
La caratteristica più saliente del tempo è che va avanti e non indietro, cioè la sua irreversibilità. È l'irreversibilità a caratterizzare ciò che chiamiamo tempo. I fenomeni "meccanici", cioè i fenomeni in cui non entra il calore, sono sempre reversibili. Cioè, se li filmate e li proiettate all'indietro vedrete fenomeni perfettamente realistici. Per esempio filmate un pendolo, oppure un sasso lanciato verso l'alto che sale e poi ridiscende, e guardate il film al contrario, vedrete ancora un ragionevolissimo pendolo, o un ragionevolissimo sasso che cale e poi ridiscende. Ah! direte voi, ma non è vero! Quando il sasso arriva a terra si ferma, se guardo il film vedo un sasso che salta da solo a partire dalla terra, e questo è impossibile. Esatto, e infatti quando il sasso arriva a terra si ferma, e dove va la sua energia? Va a scaldare la terra su cui è caduto! Si trasforma in un po' di calore. Nel preciso momento in cui si produce calore, avviene un fenomeno irreversibile: un fenomeno che chiaramente distingue il film diritto da quello rovescio, il passato dal futuro. È sempre il calore, in ultima analisi, a distinguere il passato dal futuro.
Dal punto di vista strettamente matematico il tempo è, in ogni caso, una delle quattro dimensioni geometriche dello spazio in cui siamo immersi, quindi è una dimensione come quelle spaziali, ma abbiamo bisogno di distinguerle attraverso una geometria non euclidea, che si è dimostrata più efficace per consentire alla fisica di descrivere il nostro universo.
Il modo con cui viviamo il tempo è, però, soggettivo, legato al modo con cui interagiamo con le condizioni esterne: con questa idea in testa Claudia Hammond ha ideato alcuni esperimenti per valutare la precisione del cosìddetto "orologio interno", usualmente precisissimo a meno di situazioni stressanti.
Quindi il tempo è una dimensione che però non siamo in grado di percorrere in entrambe le direzioni, essendo legato a fenomeni irreversibili, e lo sperimentiamo in termini soggettivi.
E la sua linearità? In termini matematici, questa è una proprietà di una relazione o di una funzione rappresentabile attraverso una linea dritta. E il tempo è lineare, come funzione della posizione e della velocità, solo nel moto rettilineo uniforme, mentre già in quello uniformemente accelerato il tempo è quadratico. Imagino, però, che il lineare sia inteso come sinonimo di sequenziale, ma a questo punto bisognerebbe chiedersi: è il tempo, che è una delle dimensioni dell'universo, ad essere sequenziale o sono gli eventi che in esso accadono a essere sequenziali? E secondo me è più corretto parlare di eventi sequenziali e non di tempo sequenziale. Ed è anche abbastanza ovvio che tutte queste domande sul tempo non ce le porremmo senza l'invecchiamento!

martedì 9 giugno 2015

Il noumeno

L'introduzione alla recensione di "Noumeno" (cc @MicheleGarofoli @Shockdom) un fumetto fantascientifico "quantistico" della Shockdom
Come ha osservato Kurt Gödel in una serie di scritti e conferenze(1), Immanuel Kant ha anticipato molti elementi che sarebbero successivamente stati scoperti nella relatività di Albert Einstein e nella meccanica quantistica. Gödel si concentrò essenzialmente sul concetto di tempo kantiano, ritrovandolo in quello einsteiniano, mentre per capire il legame con la meccanica quantistica bisogna rivolgersi al concetto di "noumeno".
Similitudini con la meccanica quantistica
Quello del noumeno è un concetto precedente alla filosofia kantiana e ha le sue origini nelle idee e forme platoniche. In particolare il noumeno, come suggerisce la stessa etimologia della parola, si riferisce a "qualcosa che è pensato" o all'"oggetto di un atto di pensiero".
Per Kant, un po' come per Platone, la nostra realtà si può dunque suddividere in due parti distinte. Innanzitutto c’è il "fenomeno", ovvero ciò che possiamo osservare grazie all'uso dei nostri sensi, e poi c’è il "noumeno", che sottintende al fenomeno, ne è una sorta di sfondo che però risulta inaccessibile ai nostri sensi. Ciò implica che mentre ciò che è fenomeno, che vive nell'usuale spaziotempo, deve sottostare alle leggi della natura, il noumeno segue delle leggi differenti in uno spaziotempo differente. Il mondo del noumeno kantiano diventa, allora, sia il luogo di origine degli archetipi, sia del libero arbitrio, essendo questo il regno della libertà.

Kant illustrato da Ralph Edney in Philosophy for Beginners – via Undermain blog

sabato 29 novembre 2014

Anteprima: recensione di OraMai

Anteprima (realizzata con una serie di screenshot) della mia recensione (che uscirà su LSB) di OraMai di Tuono Pettinato, albo presentato al Festival della Scienza di Genova e a Lucca Comics & Science tra fine ottobre e primi di novembre. Un ringraziamento a Mattia Di Bernardo, Roberto Natalini e Andrea Plazzi:

sabato 4 gennaio 2014

Introducing: Wittgenstein

Leggere la biografia a fumetti di Ludwig Wittgenstein non è per nulla semplice, nonostante (o forse proprio a causa del) il lavoro certosino di John Heaton, che studiò al Trinity College seguendo lezioni di Bertrand Russell, e le splendide illustrazioni di Judy Groves.
Andiamo, però, con ordine: Wittgenstein, edito dalla Feltrinelli in una serie di biografie a fumetti di grandi personaggi (fanno compagnia al logico e filosofo austriaco anche Einstein, Darwin, Freid, Jung), si suddivide sostanzialmente in due linee narrative, quella biografica e quella filosofica.
Wittgenstein è un giovane austriaco interessato di ingegneria che viene spedito dalla famiglia in Inghilterra nella speranza che riesca a combinare qualcosa di buono. Qui va a studiare al prestigioso Trinity College di Cambridge: per sua fortuna proprio negli anni in cui Bertrand Russell insegnava logica e matematica. Il loro rapporto fu più simile a quello di due amici che non quello di insegnante e allievo, anche se è indubbio che Wittgenstein imparò molto da Russell, soprattutto quella logica che fu la base della sua prima opera, il Tractaus logico-philosophicus, che venne pubblicato dopo molte difficoltà nel 1922 e solo dopo l'intervento di Russell, che aveva ottenuto enorme successo con la pubblicazione dei tre volumi dei Principia (il primo edito nel 1910), e che non poteva prevedere l'arrivo, di lì a quasi un decennio, dei teoremi di incompletezza di Godel che, in un certo senso, ne avrebbero distrutto la creazione.
Per certi versi si potrebbe dire che proprio il successo di Russell, in un'atmosfera in cui si riteneva ormai prossimo a conclusione il programma matematico tracciato a inizio secolo da Hilbert(1), influenzò e spinse Wittgenstein verso la logica e la filosofia, il cui approccio era però più scientifico e logico della media dei filosofi. Wittgenstein, infatti, si interessò al pensiero umano e all'uso del linguaggio, in particolare nella sua ultima opera, Ricerche filosofiche (ad esempio ecco il pdf dell'edizione inglese), pubblicato due anni dopo la sua morte (e sarebbe stata l'ultima opera firmata da Wittgenstein se avessero seguito le sue disposizioni, bruciando i suoi appunti). In questo caso, però, il filosofo prova a costruire un metodo differente per esaminare le situazioni, in particolare quelle legate con l'attività del pensare e poi dell'esprimere i propri pensieri.

mercoledì 8 maggio 2013

Adoratori

Nelle trincee quotidiane della vita adulta l'ateismo non esiste.
Non esiste che si possa scegliere di non adorare alcunché.
Tutti adorano qualcosa.
L'unica scelta che abbiamo realmente è su cosa adorare.
E un motivo davvero sorprendente per scegliere di adorare una qualche specie di dio o di roba spirituale – che sia G.C. o Allah, Yahweh o la dea-madre Wicca o le Quattro Nobili Verità o un qualche inattaccabile corpus di principi etici – è che più o meno qualsiasi altra cosa adoriate vi mangerà vivi.
Se adorate il denaro e le cose – se è lì che attingerete alla ricerca di un senso nella vita – allora non vi basteranno mai.
David Foster Wallace, traduzione di Andrea Plazzi
Aggiornamento (23/05/2013):
Prima, in questo stesso punto, c'era un video (via Open Culture, Andrea Zanni), un piccolo capolavoro, un vero e proprio pezzo di bravura oltre che un gesto di affetto nei confronti di DFW, ma è stato cancellato da vimeo (si trovava proprio lì).
A me viene da dire che la David Foster Wallace Literary Trust sta tradendo la memoria di chi dovrebbe rappresentare, ma magari mi sbaglio, ed è proprio ciò che DFW voleva: che nessuno dalle sue parole potesse trarre a sua volta ispirazione...

P.S.: il video, comunque, è per il momento visualizzabile, con sottotitoli, su dotsub.com