Leggere la biografia a fumetti di Ludwig Wittgenstein non è per nulla semplice, nonostante (o forse proprio a causa del) il lavoro certosino di John Heaton, che studiò al Trinity College seguendo lezioni di Bertrand Russell, e le splendide illustrazioni di Judy Groves.
Andiamo, però, con ordine: Wittgenstein, edito dalla Feltrinelli in una serie di biografie a fumetti di grandi personaggi (fanno compagnia al logico e filosofo austriaco anche Einstein, Darwin, Freid, Jung), si suddivide sostanzialmente in due linee narrative, quella biografica e quella filosofica.
Wittgenstein è un giovane austriaco interessato di ingegneria che viene spedito dalla famiglia in Inghilterra nella speranza che riesca a combinare qualcosa di buono. Qui va a studiare al prestigioso Trinity College di Cambridge: per sua fortuna proprio negli anni in cui Bertrand Russell insegnava logica e matematica. Il loro rapporto fu più simile a quello di due amici che non quello di insegnante e allievo, anche se è indubbio che Wittgenstein imparò molto da Russell, soprattutto quella logica che fu la base della sua prima opera, il Tractaus logico-philosophicus, che venne pubblicato dopo molte difficoltà nel 1922 e solo dopo l'intervento di Russell, che aveva ottenuto enorme successo con la pubblicazione dei tre volumi dei Principia (il primo edito nel 1910), e che non poteva prevedere l'arrivo, di lì a quasi un decennio, dei teoremi di incompletezza di Godel che, in un certo senso, ne avrebbero distrutto la creazione.
Per certi versi si potrebbe dire che proprio il successo di Russell, in un'atmosfera in cui si riteneva ormai prossimo a conclusione il programma matematico tracciato a inizio secolo da Hilbert(1), influenzò e spinse Wittgenstein verso la logica e la filosofia, il cui approccio era però più scientifico e logico della media dei filosofi. Wittgenstein, infatti, si interessò al pensiero umano e all'uso del linguaggio, in particolare nella sua ultima opera, Ricerche filosofiche (ad esempio ecco il pdf dell'edizione inglese), pubblicato due anni dopo la sua morte (e sarebbe stata l'ultima opera firmata da Wittgenstein se avessero seguito le sue disposizioni, bruciando i suoi appunti). In questo caso, però, il filosofo prova a costruire un metodo differente per esaminare le situazioni, in particolare quelle legate con l'attività del pensare e poi dell'esprimere i propri pensieri.