Il romanzo d'esordio di Frank Schatzing, Il diavolo nella cattedrale, arriva dopo il suo best seller, Il quinto giorno, pratica spesso utilizzata dagli editori italiani cui non fece eccezione nemmeno Dan Brown.
Il romanzo, un poderoso volume di 450 pagine, può essere tranquillamente classificato come giallo storico, ricco comunque di elementi presi dal noir e dall'hard boiled. Il protagonista è Jacop detto la volpe per via dei capelli rossi. E' un ladruncolo che vivacchia per le strade della Colonia del 1260 e assiste alla morte di Gerhard Morart, versione romanzata di Mastro Gerardus, l'architetto che progettò la cattedrale della cittadina tedesca. E che non morì nel 1260 ma undici anni più tardi.
E' proprio la sua presenza imprevista, che rischia di portare alla luce un complotto politico dietro la morte dell'architetto, a fornire il motore della vicenda, un lungo inseguimento quasi senza respiro tra l'assassino, che ha uno sguardo paragonato da Jacop a quello del diavolo, e lo stesso giovane, personaggio tratteggiato da Schatzing come in fuga continua, dalle forze dell'ordine di Colonia, dall'assassino stesso e, in ultima istanza, da se stesso.
Nel corso della storia, però, Jacop trova dei compagni di viaggio che lo aiutano: il tintore Goddert, la sua giovane e affascinante figlia Richmodis, e soprattutto Jaspar, un monaco erudito che ricorda non poco il Guglielmo da Bskerville de Il nome della rosa di Umberto Eco.
E d'altra parte Il diavolo nella cattedrale, per accuratezza storica, atmosfera e ritmo narrativo (nonostante la foliazione, si lascia leggere in pochi giorni), è paragonabile proprio al romanzo del grande scrittore italiano.
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