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Al di là dei problemi di traduzione riscontrati nell'edizione della Newton, evidenti a maggior ragione dopo la lettura dell'edizione Sellerio, i due romanzi risultano di lettura tutto sommato semplice e veloce. In alcuni punti Haggard approfondisce alcuni aspetti filosofici, collegandoli con le dottrine orientali soprattutto: non a caso i protagonisti maschili, Leo e il suo patrigno Horace Holly, sono reincarnazioni di personaggi del passato di Ayesha. In particolare Leo è stato in una vita precedente amante di Ayesha e protagonista di un dramma terribile, un triangolo amoroso destinato a ripetersi ancora nel tempo. In tutto questo Ayesha non viene descritta come la classica femme fatale dei romanzi d'appendice o dei classici hard boiled, ma è una sorta di elementale, una incarnazione della femminilità assoluta, cui niente e nessuno ha la forza di resistere e che nessuno riesce veramente a domare se non proprio il giovane Leo. Ne risulta quasi un dramma shackespeariano, un gioco delle parti tra i protagonisti che, tra isole sperdute e monti del Tibet porterà i protagonisti a sfidare popolazioni sconosciute e l'ira di una forza più antica del pianeta stesso, qualcosa che, prendendo a prestito le parole di un famoso filosofo, "è al di là del bene e del male": Ayesha, la donna eterna.
In apertura, la Ayesha di Guido Buzzelli
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