Consigliato come lettura estiva da Fantascientificast, I figli dell'invasione di John Wyndham è un classico della fantascienza, trasportato al cinema in una versione di culto, Il villaggio dei dannati del 1960 girato da Wolf Rilla, e successivamente riportato al cinema nel 1995 in una delle ultime interpretazioni cinematografiche di Christopher Reeve, il Superman cinematografico, diretto per l'occasione da John Carpenter.
La storia è tremendamente semplice e originale: in un paesotto della campagna inglese tutti gli abitanti cadono addormentati. Alcuni mesi dopo le donne "abili alla procreazione" del paese scoprono di essere incinte. Inspiegabilmente.
Lo sviluppo del romanzo mostrerà come gli esseri umani si sono trovati di fronte al primo tentativo di invasione extraterrestre, con gli alieni che adottano la tecnica del cuculo, lasciando i propri figli all'interno della comunità che così alleva i semi della sua distruzione.
C'è un che di intollerante ne I figli dell'invasione, nascosta dietro la necessità di sopravvivere a una razza più forte psicologicamente rispetto a quella umana. In un certo senso sembra quasi un romanzo perfetto per preparare la giustificazione di una guerra per la distruzione di ogni genere di intolleranza: i cuculi dello spazio, infatti, trattano quasi come degli schiavi gli esseri umani con i quali sono cresciuti, come animali che vanno uccisi se non obbediscono, se non si piegano agli ordini.
La soluzione finale è il sacrificio dell'eroe, il sacrificio del singolo che permette la sopravvivenza di molti, o che permette di rimandare l'inevitabile confronto, magari a un momento più propizio.
Nel complesso non è un cattivo romanzo: veloce, leggero, ha però quel finale inquietante, quel senso di inevitabilità nei confronti dello scontro contro i diversi, in questo caso avversari evolutivi, quel senso di preparazione alla guerra giusta, o l'idea di trovare una giustificazione alla guerra. Certo lo si potrebbe ribaltare, come la rivolta del più debole sul più forte, dello schiavizzato sullo schiavista e in questo caso, allora, forse dovremmo porci delle domande, vista la cronaca delle ultime settimane...
P.S.: in effetti c'è un sequel del film del 1960, La stirpe dei dannati del 1963 diretto da Anton Leader, molto più simile a L'ultimo domani di Antonio Bellomi o agli X-Men si Lee e Kirby che non al romanzo originale.
P.P.S.: nella sua recensione, Daniele Barbieri si è concentrato su altri aspetti, che io mi sono gettato un po' di più sulla politica (che forse non c'era nelle intenzioni dello scrittore), quindi un solo consiglio: leggetela!
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