Stomachion

domenica 21 settembre 2014

Il più grande robot del mondo

Oltre ai problemi di pubblicazione, la gestazione del post è stata sicuramente la più complessa di tutta la serie dedicata ad "Astro Boy". Il post che segue ha subito almeno un paio di riscritture a partire da un testo di base iniziale, che vi posso assicurare alla fine è risultato completamente stravolto. La versione alla fine pubblicata non mi ha comunque soddisfatto appieno, ma se avessi continuato a limare, probabilmente non avrebbe visto mai la luce e non avevo altre appendici da proporre sulle storie precedenti. Per cui... Buona lettura!
Come ricorda il critico nipponico Gorot Yamada nella postfazione a Pluto #6 di Naoki Urasawa
Il più grande robot del mondo fu l'apice della popolarità della saga.
La sua serializzazione iniziò sulle pagine di Shonen nel giugno del 1964 per concludersi nel gennaio del 1965 e a differenza di Black Looks e de L'armata di Hot Dog, mostra sin da subito la vera identità del nemico e le sue motivazioni. Infatti mentre in Black Looks l'avversario di Atom si nasconde dietro delle maschere, in Hot Dog Tezuka giocherà con il lettore, permettendogli di intuire l'identità dell'avversario che fisicamente attaccherà l'eroe e svelando invece le motivazioni del mandante solo dopo alcune decine di pagine. Ne Il più grande robot del mondo, invece, Pluto ci viene mostrato nella vignetta d'apertura in tutto il suo splendore mentre il suo padrone, il sultano Chochi Chochi Ababa gli assegna la sua missione: distruggere i sette robot più forti del mondo, per potersi lui arrogare il diritto di re del mondo, in quanto suo padrone.
La storia è abbastanza lineare nello sviluppo: con un crescendo della drammaticità e della violenza robotica, Pluto affronta uno a uno i suoi 7 avversari, iniziando da Mont Blanc, il robot svizzero, guida montana. A parte Mont Blanc e Atom, titolare della serie, gli avversari di Pluto sono quasi tutti descritti come combattenti, più o meno tagliati su una stessa matrice, che sembra quella su cui sono in particolare basati North 2, Hercules e Brando. Una leggera variazione c'è, invece, con Gesicht, robot investigatore tedesco, che però Tezuka non descrive per le sue doti investigative ma per quelle da combattente. E' il primo che mette in reale difficoltà fisica Pluto in una scena epica dal sapore western (che evidentemente ha influenzato il cinefilo mangaka), tutta giocata sotto la pioggia, a sottolineare la drammaticità dello scontro.
Questa caratterizzazione abbastanza lineare se non in certi casi piatta suggerisce, in realtà, l'idea di una rappresentazione della guerra. Non a caso ciascun robot sfidato da Pluto proviene da una nazione differente. Lo stesso finale, con Atom che si chiede se mai questa violenza avrà fine, sembra un riferimento forte a questa prima chiave di lettura antibellica della storia di Tezuka.


Altro spunto interessante è l'idea di Atom che solo con maggiore potenza riuscirà a sconfiggere Pluto. La dialettica tra Atom e Ochanomizu da un lato e Tenma dall'altro aiuterà ad approfondire non solo l'idea di Tezuka, ma soprattutto i due personaggi scientifici: da un lato, infatti, Ochanomizu sembra difendere la posizione secondo cui Atom è molto più della somma delle sue parti tecniche e dei suoi 100000 cavalli vapore, mentre Tenma è fautore della potenza ai massimi livelli. E infatti quest'ultimo, contrariamente alle osservazioni di Ochanomizu, gli concederà maggiore potenza. Ciò porterà Atom a impazzire (e non sarà la prima volta nel corso della sua carriera fumettistica) arrivando anche alla sconfitta.
La posizione di Ochanomizu, d'altra parte, sembra quella di Tenma, soprattutto se consideriamo Epsilon, l'unico degli altri 6 sfidanti di Pluto ad essere opportunamente approfondito. Il robot australiano, infatti, gestisce un orfanotrofio e il suo amore per i bambini lo tiene lontano dai combattimenti, nonostante l'energia fotonica di cui è dotato lo renderebbe il robot più forte di tutti. Di questo si rende conto in prima persona lo stesso Pluto, durante la missione di salvataggio di Atom, finito sul fondo dell'oceano alla fine del loro scontro, e così l'uccisore di robot, dimostrando di non essere solo cavalli vapore, affronterà Epsilon durante una giornata di pioggia. Nonostante la scelta tattica, Pluto è però sull'orlo della sconfitta, ma ciò che gli permetterà di trionfare sarà il sacrificio di Epsilon, che tra sconfiggere il suo avversario e proteggere uno dei suoi bambini, sceglierà la seconda opzione.
E' in questo passaggio che si nota maggiormente uno dei punti deboli nella caratterizzazione di Pluto data da Tezuka: nei confronti con Atom e prima con Uran, Pluto sembra man mano comprendere il valore dell'onore e del rispetto dei propri avversari, eppure nelle fasi finali della sfida contro Epsilon non esita a colpirlo nel momento del suo sacrificio: se ciò aumenta sicuramente l'empatia con Epsilon e il dolore per la sua distruzione, lascia sicuramente spaesato il lettore attento ai dettagli e rende ancor meno comprensibile il percorso che porterà alla fine Pluto ad allearsi con Atom e impedire l'eruzione di un vulcano spento anche a costo della sua stessa vita.
Le motivazioni di Pluto, infatti, erano state, fino a quel momento, qualcosa del tipo: combatto perché così mi è stato ordinato dal mio padrone. Se da un lato non è molto chiaro o ben approfondito il percorso che porterà Pluto alla comprensione finale, è invece chiara la seconda chiave di lettura fondamentale della storia: la tolleranza. Sia Pluto sia Bora, che sono apparentemente costruiti da due personaggi differenti, Abullah e Goji, sono in realtà costruiti dallo stesso robot, precedentemente al servizio di Ababa, con l'intento di mostrargli che i robot non sono schiavi al servizio esclusivo di un sovrano in cerca di vendetta, ma menti pensanti e indipendenti, un po' come il Pluto delle scene finali rispetto a Bora, che per schema mentale è paragonabile a un animale che agisce per puro istinto.
E' interessante osservare, infine, come Tezuka sembri indicare nella minaccia principale alla pace mondiale del futuro il medio oriente. Infatti Ababa è un sultano decaduto a causa di una rivolta del suo popolo e muoverà guerra contro gli altri robot come vendetta per la sua deposizione. Nei fatti Tezuka sembra anticipare sia la primavera araba (come già aveva fatto nei Cospiratori egiziani) sia le conseguenze di una gestione non troppo lineare e trasparente del Medio Oriente dopo le rivoluzioni (più o meno spontanee) delle popolazioni.

Altrettanto interessante, però, è approfondire un paio di aspetti che verranno trattati da Tezuka in due storie successive, in continuity strettissima una con l'altra, coincidendo la fine della prima con l'inizio della seconda.
Innanzitutto Blue Knight: qui Tezuka presenta il secondo robot assassino di uomini in tutta la serie. Mentre il primo, Atlas, comparso nell'omonima storia del 1956, doveva il suo comportamento a un errore di progettazione, il Cavaliere Blu è mosso da un puro e semplice odio contro gli esseri umani, avendo visto la sua famiglia, per quanto robotica, sterminata senza pietà.
Questo approccio narrativo di Tezuka, l'indurre un robot a odiare il genere umano attraverso la testimonianza di una azione violenta, verrà successivamente utilizzato con grandissima eleganza da Urusawa in Pluto: in questo caso l'odio dell'Abullah robotico, che nella storia uccide uno a uno i creatori di ciascuno dei sette robot (se ne salveranno due, incluso Ochanomizu), nasce dall'odio dell'Abullah umano registrato in punto di morte di fronte alla sua famiglia sterminata durante la guerra. Abullah, poi, si mostra anche affetto da personalità multiple, e così anche il Cavaliere Blu, che nel suo corpo conserva le identità dei suoi parenti robotici distrutti, su cui, come il personaggio di Urasawa, non sembra avere alcun reale controllo. Addirittura Urasawa si spinge a suggerire che le intelligenze artificiali di Pluto e Bora sono in grado di possedere robot differenti senza bisogno del chip di memoria.
Nel complesso l'approccio di Urasawa al Più grande robot del mondo è molto dickiano: l'approfondimento dei personaggi è infatti realizzato con lo stesso intento di Dick(1), ovvero comprendere, in ultima analisi, cosa sia l'umanità, cosa serva per definirla. Urasawa risponde, a questa domanda, suggerendo che solo una mente complessa al cui interno sono presenti emozioni forti e contrastanti come l'odio e/o l'amore può fregiarsi il titolo di essere umana.

E' in quest'ottica che viene aggiornata quella che possiamo chiamare come "la tentazione di Atom". Ochanomizu, dopo la sconfitta di Atom da parte di Pluto, tenta di rimetterlo in funzione, senza successo. A differenza di Tezuka in Atom Reborn (storia che segue Blu Knight e interamente incentrata sulla follia, nell'ottica umana, del robot, anche questa volta indotta da un intervento di Tenma), Urasawa non ci mostra nessuna scena violenta o robo-splatter, e sposta tutto il peso del dramma della scelta su Tenma stesso. Quest'ultimo, mosso dall'amore per Atom, che ormai considera come suo figlio, utilizzerà l'odio di Gesitch (o quel che credeva essere l'odio di Gesitch) per riattivare l'eroe. Il percorso di Atom sarà complesso: passerà prima attraverso il calcolo di una equazione complessa e quindi nell'ultimo scontro con Pluto sembrerà sempre più mosso dall'odio, ma solo quando la sua mente robotica sarà realmente giunta all'ultimissimo ricordo del robot poliziotto, comprenderà l'inutilità dell'odio, e con lui anche Pluto.
Le tre storie di Tezuka qui citate e in parte approfondite, che in qualche modo hanno contribuito alla trama del Pluto di Urasawa, presentano solo alcuni degli spunti che Tezuka avrebbe affrontato nel corso di Astro Boy e, in ultima analisi, Pluto ne risulta quindi un vero e proprio atto d'amore. Un po' come questa prima serie di post dedicati al mitico robot-bambino.
Go, go, go Astro Boy!

(1) D'altra parte alcuni elementi introdotti da Urasawa, come i ricordi rimossi di Gesitch o lo sdoppiamento della personalità di Abullah, richiamano al romanzo di Dick La città sostituita di Dick, almeno stando a quanto scritto da Paolo Ottolina in un esame parallelo tra il romanzo e una storia di Dylan Dog
Storia originale: Chijô saidai no robotto su Shonen, giugno 1964-gennaio 1965
Ristampa statunitense: Astro Boy vol.3, Dark Horse, maggio 2002
Ristampa italiana: Astro Boy vol. 5, Panini Comics, settembre 2010
Storia originale: Aokishi su Shonen, ottobre 1965-marzo 1955
Ristampa statunitense: Astro Boy vol.19, Dark Horse, settembre 2003
Storia originale: Atomu fukkatsu su Shonen, marzo-maggio 1966
Ristampa statunitense: Astro Boy vol.19, Dark Horse, settembre 2003

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