Stomachion

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lunedì 23 luglio 2018

Metropolis, o dell'alienazione

Quando nel 1913 Henry Ford introdusse il concetto della catena di montaggio, inventato un secolo prima dall'ingegnere Marc Isambard Brunel nei cantieri della marina militare britannica, applicandolo alla produzione industriale, sorse quasi immediatamente una serie di teorie sull'alienazione e le condizioni di vita degli operai che avrebbero lavorato nelle fabbriche così strutturate.
L'opera più esplicitamente critica nei confronti della catena di montaggio è indubbiamente Tempi moderni (1936) di Charlie Chaplin, sebbene elementi di critica a questo (per l'epoca) nuovo sistema di produzione erano già presenti in Metropolis, pellicola del 1927 di Fritz Lang, considerato il primo film di fantascienza propriamente detto.
La sceneggiatura del film si basa sul romanzo della moglie di Lang, Thea von Harbou, uscito nel 1925, ma probabilmente in lavorazione già da alcuni anni. Nella quarta di copertina dell'edizione della Newton-Compton uscita nel 1996 all'interno della collana Compagnia del fantastico, si suggerisce che la stesura originale del romanzo risalga addirittura al 1912, quindi leggermente antecedente all'introduzione della catena di montaggio nelle industrie di Ford, o al peggio contemporanea.
Il libro, e così la pellicola, che come scritto ha come tema centrale quello dell'alienazione degli operai, si presenta con un paio di stili differenti: nella prima parte risulta dettagliato nelle descrizioni e nell'approfondimento dei personaggi, mentre nella seconda molto teatrale per ritmo e descrizione delle scene. Tali differenze stilistiche suggerirebbero uno sviluppo del testo in parallelo con la stesura della sceneggiatura da parte della scrittrice insieme con il marito.
La vividezza del racconto, e in particolare dei personaggi, risiede nella capacità della von Harbou di tracciarli con pochi particolari, di caratterizzarli con rara intensità utilizzando pochi caratteri ricorrenti. Dal punto di vista politico, invece, l'alienazione della classe operaia viene spinta alle estreme conseguenze grazie al piano di Fredersen che vuole sostituire gli operai con i robot progettati e costruiti da Rotwang. A tal proposito gioca un ruolo fondamentale la versione robotica di Maria, la ragazza di cui è innamorato il giovane figlio di Fredersen, a un tempo rappresentate della classe agiata, ma anche consapevole della condizione di sfruttamento della classe operaia.
I robot, ideati dallo scrittore ceco Karel Čapek nel 1920 per I robot universali di Rossum, rappresentano la perfetta metafora per la condizione operaia, ma la von Harbou ne coglie, anche se solo timidamente, l'inquietudine che susciteranno nella letteratura fantascientifica del futuro, quando molti suoi colleghi li utilizzeranno per raccontare delle paure insite nello sviluppo di esseri artificiali antropomorfi e dotati di un'intelligenza fredda, distaccata e per certi versi superiore. In questo proprio la descrizione del robot-Maria risulta particolarmente efficace e anticipatrice, anche se il senso ultimo del romanzo risiede in quello che afferma la scrittrice sul suo stesso testo:
Questo libro non è sull'oggi o sul futuro.
Non racconta un luogo.
Non serve una causa, un partito o una classe.
Ha una morale che cresce sul pilastro della comprensione: "Il mediatore tra il cervello e i muscoli deve essere il Cuore."

lunedì 26 gennaio 2015

la tartaruga che disegna sulla sabbia

I laboratori svizzeri del programma Disney Research, dopo la ricerca sugli occhi continuano a sfornare innovazioni. In questo caso ecco un piccolo robottino a forma di tartaruga in grado di disegnare sulla sabbia varie forme e in maniera completamente autonoma, partendo da alcuni modelli caricati nella sua memoria.

domenica 21 settembre 2014

Il più grande robot del mondo

Oltre ai problemi di pubblicazione, la gestazione del post è stata sicuramente la più complessa di tutta la serie dedicata ad "Astro Boy". Il post che segue ha subito almeno un paio di riscritture a partire da un testo di base iniziale, che vi posso assicurare alla fine è risultato completamente stravolto. La versione alla fine pubblicata non mi ha comunque soddisfatto appieno, ma se avessi continuato a limare, probabilmente non avrebbe visto mai la luce e non avevo altre appendici da proporre sulle storie precedenti. Per cui... Buona lettura!
Come ricorda il critico nipponico Gorot Yamada nella postfazione a Pluto #6 di Naoki Urasawa
Il più grande robot del mondo fu l'apice della popolarità della saga.
La sua serializzazione iniziò sulle pagine di Shonen nel giugno del 1964 per concludersi nel gennaio del 1965 e a differenza di Black Looks e de L'armata di Hot Dog, mostra sin da subito la vera identità del nemico e le sue motivazioni. Infatti mentre in Black Looks l'avversario di Atom si nasconde dietro delle maschere, in Hot Dog Tezuka giocherà con il lettore, permettendogli di intuire l'identità dell'avversario che fisicamente attaccherà l'eroe e svelando invece le motivazioni del mandante solo dopo alcune decine di pagine. Ne Il più grande robot del mondo, invece, Pluto ci viene mostrato nella vignetta d'apertura in tutto il suo splendore mentre il suo padrone, il sultano Chochi Chochi Ababa gli assegna la sua missione: distruggere i sette robot più forti del mondo, per potersi lui arrogare il diritto di re del mondo, in quanto suo padrone.
La storia è abbastanza lineare nello sviluppo: con un crescendo della drammaticità e della violenza robotica, Pluto affronta uno a uno i suoi 7 avversari, iniziando da Mont Blanc, il robot svizzero, guida montana. A parte Mont Blanc e Atom, titolare della serie, gli avversari di Pluto sono quasi tutti descritti come combattenti, più o meno tagliati su una stessa matrice, che sembra quella su cui sono in particolare basati North 2, Hercules e Brando. Una leggera variazione c'è, invece, con Gesicht, robot investigatore tedesco, che però Tezuka non descrive per le sue doti investigative ma per quelle da combattente. E' il primo che mette in reale difficoltà fisica Pluto in una scena epica dal sapore western (che evidentemente ha influenzato il cinefilo mangaka), tutta giocata sotto la pioggia, a sottolineare la drammaticità dello scontro.
Questa caratterizzazione abbastanza lineare se non in certi casi piatta suggerisce, in realtà, l'idea di una rappresentazione della guerra. Non a caso ciascun robot sfidato da Pluto proviene da una nazione differente. Lo stesso finale, con Atom che si chiede se mai questa violenza avrà fine, sembra un riferimento forte a questa prima chiave di lettura antibellica della storia di Tezuka.

domenica 14 settembre 2014

Appendice: Atom, Topolino, Flash Gordon e il fico strangolatore

Queste poche righe sarebbero dovute comparire nel post dedicato a L'armata Hot Dog, ma la memoria, fino a settimana scorsa, ha difettato. Poi, grazie allo stimolo del volume Le follie di Eta Beta, ecco che la memoria ritorna.
Iniziamo con la scena dalla storia lunare in cui Atom si trova invischiato tra i tentacoli guardiani lasciati dal perduto popolo dei lunatici:
La drammatica scena ricorda e non poco una analogamente drammatica scena disegnata da Floyd Gottfredson ne La spia poeta in cui Topolino si trova catturato dai voraci rami di un albero strangolatore, lì legato dal sosia di Oscar Wilde:
A sua volta questa scena è (probabilmente) ispirata a un'altra drammatica scena viasualizzata da Alex Raymond nel gennaio del 1937 sulle strisce di Flash Gordon, in cui l'eroe titolare della serie viene messo in difficoltà da una pianta assassina dotata di liane mobili come i bracci di una piovra:
E', dunque, un incastro di ispirazioni: se non è da escludere la possibilità che Osamu Tezuka conosca Flash Gordon, è forse più probabile che la fonte d'ispirazione principale sia proprio il Topolino di Gottfredson e la sua Spia poeta.
Ultima osservazione: un albero strangolatore esiste realmente in natura, ma è parassitario non degli animali ma di altri alberi. Il fico strangolatore, o Ficus watkinsiana, deriva il suo nome comune dal fatto che
(...) cresce lentamente attorno agli altri alberi e si avviluppa attorno ad essi con le radici, che raggiungono il suolo e arrivano anche al punto di soffocare la pianta ospite privandola della luce e delle sostanze di nutrimento.

sabato 6 settembre 2014

L'armata di Hot Dog

Necessaria premessa a L'armata di Hot Dog, Ivan lo scemo, pubblicato sul secondo volume dell'edizione Panini, inizia con un riferimento esplicito alla vicenda del Titanic: la mega astronave di viaggi spaziali turistici Titan parte nello spazio profondo e viene colpita da un asteroide vagante, non rilevato a causa di un'avaria negli strumenti, probabilmente causata da un ladro di diamanti che non aveva trovato nascondiglio migliore se non utilizzare uno dei contatori!
L'ultima scialuppa del Titan, su cui troviamo Atom in compagnia del ladro di gioielli e di alcuni turisti, naufraga fino alla Luna, ed è qui che effettivamente inizia la storia, una breve, classica avventura di fantascienza lunare.
La Luna di Tezuka è un oggetto celeste su cui l'aria è presente in lastre ghiacciate che si scongelano durante il giorno lunare, che dura circa 15 giorni terrestri. E' durante questo periodo che si svolge tutta l'azione, permettendo così ai naufraghi di vagare per la superficie del nostro satellite, esplorando una foresta cresciuta a velocità vertiginosa, un po' come i funghi nelle pianure gioviane del Razzo interplanetario di Chendi e Bottaro.
L'avventura è, nonostante la situazione delicata dei naufraghi, leggera e deliziosa, ruotando intorno ad alcune gag semplici ma efficaci (come i turisti che si disperano, gioiscono, si disperano sempre allo stesso modo, alternativamente in base al volgersi degli eventi) e ai temi portanti dell'ambiguità e dell'incomunicabilità (l'Ivan del titolo, infatti, viene creduto un mostro) e dell'avidità (causa, tra l'altro, del disastro alla base dell'intero racconto).

sabato 30 agosto 2014

Il sole artificiale e altre storie

Il sole artificiale
Come ricorda Michio Kaku in Mondi paralleli, per Carl Sagan l'ultimo grande salto tecnologico lo faremo quando riusciremo realmente a controllare l'energia a un livello galattico. Più o meno era quello che pensava anche Tesla e, probabilmente, lo stesso pensiero c'era anche in Tezuka mentre scriveva e disegnava Il sole artificiale. Tra l'altro questo particolare robot senza mente realizzato da Ochanomizu e Hirata per produrre energia, è incredibilmente simile per concezione e struttura con Solaris e Mageddon, soli artificiali malvagi ideati da Grant Morrison sulle pagine della JLA: che sia rimasto colpito dall'episodio corrispondente nella serie animata?
Se a questa domanda potrebbe rispondere solo lo sceneggiatore scozzese, a quella rivolta a Ochanomizu sul perché ha costruito un robot che si rivelerà nella storia così pericoloso, la risposta la si trova nella storia: permettere agli esseri umani di lavorare in un ambiente più confortevole nelle zone più periferiche della galassia, come per esempio sulla superficie di Plutone. E qui la vicinanza con Solaris in particolare si fa più forte: anche il sole malvagio viene costruito con un intento altruistico. Bisogna, infatti, creare un hardware sufficientemente avanzato per permettere al virus-Hourman di abbandonare la Terra e impedire ai suoi abitanti di uccidersi a vicenda.
Solaris, quindi, si rileva al tempo stesso una macchina salvifica, perché nasce con il seme della salvezza, e malvagia, poiché la sua direttiva primaria sembra essere uccidere Superman e la sua famiglia e tutta la razza umana. In Tezuka, invece, il sole artificiale, dotato di tentacoli e non di coni energetici come il computer malvagio di Morrison, è semplicemente uno strumento attraverso il quale si compie il volere degli uomini, prima quello altruistico di Ochanomizu e di Hirata, quindi quello egoistico e criminale di Sankaku Kin, ritornato dopo l'avventura sull'isola croce.
Anche la sconfitta dei due soli artificiali non è dissimile: mentre Solaris viene allontanato dal Sistema Solare grazie alla barra cosmica dello Starman del lontano futuro, il sole di Ochanomizu e Hirata viene guidato da Atom contro il Sole vero e proprio. Le differenze stanno però, una nella storia: quella di Morrison è un'avventura temporale che chiude Solaris in un loop temporale di creazione-distruzione; e l'altra, già accennata in precedenza, sta nell'intelligenza artificiale, completamente assente nel sole artificiale di Tezuka.
Questa differenza, però, è in un certo senso in accordo con uno dei punti più importanti di tutta la saga di Astro Boy: Atom, infatti, ogni volta che si confronta con i suoi avversari robotici, spesso si sente rispondere qualcosa del tipo "Mi hanno ordinato di comportarmi così". Atom, invece, replica che "un ordine, per quanto proveniente dal proprio creatore, se malvagio non va per forza rispettato". E' un po' come spostare la responsabilità dal costruttore/padre/padrone al robot, che da semplice arma (o da esecutore) passa a intelligenza autonoma, in grado di un giudizio personale.
E' anche abbastanza evidente, poi, il perché Tezuka non dota di una seppur minima intelligenza il suo sole artificiale: l'idea principale è quella di porre l'attenzione sul controllo del clima del pianeta: non credo sia un caso che l'esperimento di Ochanomizu si riveli un fallimento, mentre l'utilizzo egoistico di Sankaku Kin si riveli un successo, almeno fino all'intervento di Atom. Sembra quasi che il mangaka voglie invitare alla cautela con l'uso delle nuove tecnologie.
Altro tema fondamentale è, poi, dettato dalla sottotrama legata al rapporto tra Atom stesso e Sherlock Holmespan, erede di Holmes e narrativamente parlando sua futuristica variazione. Holmespan, infatti, si rivela essere un cyborg che odia i robot, ritenendosi da questi diverso. Solo il rapporto con Atom e la letale situazione in cui si verrà a trovare nel finale, lo spingeranno a ricredersi definitivamente sui robot.

mercoledì 27 agosto 2014

L'isola a croce e altre storie

L'isola a croce
Il rapporto tra padri e figli viene approfondito, nello stesso volume della raccolta Panini, anche ne L'isola a croce, dove il dottor Tozawa evade dalla prigione in cui è rinchiuso solo per andare a completare Pook, il robot che considera un figlio e che, a causa dell'arresto, non era riuscito a finire.
Se ne Il segreto dei cospiratori egiziani si approfondisce il rapporto di dipendenza tra padri e figli, in questo caso si aggiunge all'equazione anche il lato del genitore: Tozawa, infatti, è disposto a tutto pur di riunirsi al figlio e dargli una possibilità per il suo futuro. Prima, come detto, evade dalla prigione, quindi non esita a minacciare un inserviente dell'isola a croce per entrare nell'installazione e recuperare Pook, senza dimenticare gli atti di violenza su Baffo o la manomissione di Atom per recuperare pezzi utili a completare il "figlio". Rispetto a Baribari, Tozawa invece non vuole utilizzare il figlio per scopi personali, ma sembra piuttosto mosso da motivazioni non troppo dissimili da quelle di Tenma, anche se a differenza di quest'ultimo l'uso non autorizzato di fondi statali lo ha portato a diventare un "pericoloso criminale".
L'introduzione, nell'equazione, della criminalità organizzata sotto forma della Triade di Sankaku Kin, è inoltre un esplicito riferimento ai problemi di una gioventù troppo spesso preda delle cattive compagnie, soprattutto in mancanza di una guida genitoriale ispirativa, che a Pook viene a mancare con la morte di Tozawa. In effetti è l'ignoranza di questa morte che, nel caso specifico, permette alla Triade di controllare il robot.
Anche in questo caso Tezuka introduce elementi narrativi e grafici interessanti, iniziando dai robot trasformisti, che evidentemente anticipano il tema portante dei Transformers. Graficamente, poi, interessante è la sequenza in cui Baffo, dopo essere stato colpito dagli evasi, si risveglia con una serie di vignette in soggettiva.

lunedì 25 agosto 2014

Il segreto dei cospiratori egiziani

Inizia come una spy story, Il segreto dei cospiratori egiziani, o come un fumetto noir, come afferma Baffo durante l'immancabile inseguimento sul tetto del treno in un incipit che, in effetti, sembra ispirato anche a Mistero sull'Orinet Express di Agatha Cristie.
Dietro questo inizio al fulmicotone c'è una cospirazione ordita dal professor Baribari che, utilizzando il suo robot Cleopatra, cerca di riportare al suo antico splendore il Regno dell'Egitto e, da qui, conquistare il mondo intero. Il racconto di questa cospirazione viene fatto da Tezuka trasformando le vignette in una serie di geroglifici, con una soluzione non troppo differente da quella utilizzata da Romano Scarpa ne Le sorgenti mongole, quando il maestro veneziano racconto, con dei graffiti, la leggenda che spinse Topolino a intraprendere una nuova avventura.
La storia di Cleopatra raccontata da Ochanomizu





Questa serie di vignette sono anche emblematiche della struttura visiva utilizzata dal maestro giapponese: quattro strisce suddivise in due o tre vignette, in base alle esigenze narrative. E' anche una struttura molto flessibile nell'interpretazione di Tezuka, molto più di quanto fece Barks negli Stati Uniti: il creatore di Atom, infatti, introduceva spesso vignettone ariose (quadruple o sestuple) e anche delle spettacolari splash page, come quella dell'ingresso del tempio egizio sede della cospirazione di Baribari.

domenica 24 agosto 2014

Cobalt, Uran e il cavallo vapore

Come visto in Nascita di Atom, il professor Ochanomizu creò per il robot anche una coppia di genitori, ideata in origine su Gas People (come letto nel post Atom l'ambasciatore). La famiglia, però, venne successivamente allargata con l'aggiunta di due "fratelli": Cobalt e Uran. Mentre il primo è una versione un po' più alta e snella di Atom, la seconda è rappresentata, sia graficamente sia caratterialmente come una sorella minore.
Cobalt esordisce sull'omonima storia nel 1954 come sostituto di Atom: il Giappone è in piena crisi nucleare. Un ordigno inesploso, perduto da una ignota potenza straniera nelle profondità marine, è difficile da recuperare per gli esseri umani. La missione viene quindi assegnata ad Atom, che sembra non gradirla, apparentemente diviso tra i doveri da ragazzino e l'amore per la famiglia (la madre non vuole mandare il figlio in missione) e il dovere verso la società degli umani, cui il padre lo richiama.
Quando il nostro eroe sparirà per un paio di giorni, gli alti papaveri nipponici si preoccuperanno di cercarlo, ma ecco che Ochanomizu propone Cobalt, sostituto e in un certo senso fratello di Atom, che verrà sin da subito caratterizzato come inferiore rispetto al maggiore grazie al fatto che lo scienziato ha dovuto concludere la sua costruzione in fretta.
Tezuka, in questo caso, mostra grandissime abilità narrative, non solo nell'uso delle gag, ma anche nel passare dai toni noir della prima parte a quelli di spy story e d'avventura della seconda. Graficamente, poi, molto interessante la soluzione utilizzata per passare dalle scene terrestri a quelle sottomarine, con le vignette che si arrotolano su se stesse come a causa dell'umidità.
Dopo appena due anni Cobalt, però, muore (su questo evento Tezuka ci giocherà nell'introduzione a Cobalt nella ristampa statunitense della Dark Horse): alla fine della prima versione di Midoro Swamp Baffo e Atom si ritrovano sulla pietra tombale del fratello di quest'ultimo.
A quanto pare l'episodio venne modificato con la prima ristampa avvenuta in concomitanza con l'esordio animato del personaggio, anche se già alla fine della prima edizione di Invisible Giant (maggio-luglio 1960) Cobalt ritorna come regalo per Atom. Non è il solo a uscire dalla scatola consegnata al piccolo eroe robotico: insieme a Cobalt, infatti, spunta fuori anche la piccola Uran.

sabato 23 agosto 2014

Atom l'ambasciatore

Lo spiega lo stesso Osamu Tezuka ne La nascita e l'evoluzione di Tetsuwan Atom, storia in tre parti in appendice al primo volume della Panini Comics: Atom, noto negli Stati Uniti e da qui nel resto del mondo soprattutto come Astro Boy (soprattutto per la serie televisiva), nasceva come personaggio di contorno in Atomu Taishi, Ambassador Atom anche nota come Captain Atom, storia serializzata su Shonen dall'aprile 1951 al marzo 1952.
Nelle prime due puntate Tezuka prepara l'ambientazione, presenta i personaggi e poi con la terza introduce il robot Atom, che doveva comunque essere un personaggio marginale, ma permetteva di avere una coordinazione tra il titolo del manga e uno dei suoi protagonisti.
Il ruolo di Atom, però, crescerà prima della conclusione della storia: il robot, infatti, diventerà ambasciatore di pace nella guerra tra la Terra e i visitatori spaziali. Tezuka, infatti, inizia la storia come una space-opera classica: i terrestri viaggiano nello spazio a bordo di gigantesche astronavi dopo che la Terra è esplosa.
La seconda puntata si apre in maniera inaspettata: Tamao, uno dei ragazzi protagonisti della prima puntata si trova, sotto la pioggia, a Tokyo. Cosa è successo alla nave spaziale? Era tutto un sogno di Tamao? O c'è stato un ripensamento da parte dell'autore? In realtà, come si scoprirà in seguito, gli abitanti di un'altra Terra, questa esplosa, sono giunti sulla Terra di Atom. Tezuka, così, può introdurre nel suo fumetto da una parte gli avvistamenti di ufo di cui si sta iniziando a parlare sempre più diffusamente in quegli anni, e dall'altra la teoria dei molti mondi, in questo caso interpretata come se le Terre-parallele non si trovassero a un universo di distanza, ma all'interno del medesimo universo.

venerdì 22 agosto 2014

Abramo Lincoln, Palmer Eldritch e lo scrittore che ispirò il cyberpunk

Pur non essendo un romanzo esplicitamente cyberpunk quanto potrebbe esserlo Le tre stimmate di Palmer Eldritch, questo Androide Abramo Lincoln presenta comunque alcuni elementi di contatto con il genere.
Dick è, per stessa ammissione di Gibson, un nume tutelare del cyberpunk, e questo romanzo sembra una sorta di "origini segrete" delle Pecore elettriche. Il romanzo viaggia su due binari espliciti ma al tempo stesso non troppo distanti: da una parte la classica domanda, che tra l'altro si pone anche Tezuka in Astro Boy, su quanto possa essere umana una intelligenza artificiale come quella di un androide (molto interessante la creazione del suo cervello, programmato utilizzando tutte le informazioni a disposizione sul personaggio che si è deciso di riprodurre), dall'altra un più profondo viaggio nella psiche umana e in particolare nel mondo della follia e della malattia mentale, come conferma lo stesso Dick nel saggio pubblicato in appendice al romanzo.
I due protagonisti principali, un uomo e una donna, come spesso avviene nei romanzi dello scrittore statunitense, sono una rappresentazione di Dick stesso e di una delle sue molte donne: come coppia sono infatti legati dalla follia, per l'uomo uno stato mentale in divenire, che alla fine del romanzo viene anche messo in dubbio, suggerendo che egli sia impazzito per un qualche oscuro motivo (forse l'amore?), per la donna, una ragazzina che potrebbe essere figlia dell'uomo, una condizione con la quale convivere per tutta la vita, una malattia che porta a volte a entrare in clinica, a volte a uscire. Ciò che poi è forse ancora più interessante è come il rapporto tra la giovane e il mondo esterno è soprattutto di enorme distacco, un atteggiamento non molto differente da quello utilizzato da Moore per descrivere il Dr. Manhattan o Ozymandias in Watchmen, quasi a suggerire che solo con la follia si riesce ad ottenere una visione lucida, precisa e distaccata della realtà, che poi era l'obiettivo non dichiarato ma abbastanza esplicito del romanzo: trovare un modo per potersi rapportare con il mondo.

giovedì 21 agosto 2014

Astroboy: Black Looks

Se vi fosse al mondo un unico e solo luogo ove riposare e trovare pace, quel luogo sarebbe, per ciascuno di noi, sulle ginocchia della propria madre.
Bellissima: mistero, azione, gag, suspance. Il tema del razzismo. Il tema della perdita. La ricerca delle proprie radici. La ricerca delle risposte alle proprie domande, ai dubbi della vita. La risposta al dolore con altrettanto dolore e violenza, con l'intolleranza verso chi si percepisce diverso.
Black Looks, infatti, consente a Tezuka di affrontare apertamente il tema, finora accennato, dell'intolleranza degli esseri umani contro i robot, e con esso dell'intolleranza tra esseri umani, in particolare quella degli afroamericani negli Stati Uniti o degli africani stessi nel Sud Africa, una delle location del lungo, appassionante episodio.
Black Looks è, infatti, un'organizzazione di stile gangsteristico (l'iconografia di base, come sempre alla Dick Tracy, non lascia dubbi), che uccide i robot: il movente economico, sottrarre agli androidi le loro ricchezze, è però solo di facciata, utile per raccogliere fondi con i quali pagare l'organizzazione e ungere i politici, mentre è la vendetta a muovere il capo dell'organizzazione. La storia, ad ogni modo, inizia quando un misterioso robot distrutto viene recapitato, in una notte buia e tempestosa, alla famiglia Atom: per fortuna il prof. Ochanomizu si trova a passare di lì e può così ricostruire il povero robot, recuperando così gli elementi da cui far partire l'indagine.

mercoledì 20 agosto 2014

Astroboy: Il gatto rosso e altre storie

Il gatto rosso
La prima reazione di uno straniero alla Tokyio del duemila è di stupore di fronte a una strana metropoli che mescola alla rinfusa la civiltà progredita del ventunesimo secolo con le antichità del ventesimo.
Passeggiando per Musashino non devi scegliere che strada percorrere. Puoi essere pago del percorrere senza meta le sue vie che ti condurranno in luoghi singolari e se per caso chiedi indicazioni a un passante non te la prendere se questi risponderà gridando. La strada discende verso valle, giacché a Musashino ci sono valli, monti e boschi. Rallegrati d'udire il canto degli uccelli sopra le tue teste.
(da Musashino di Doppo Kunikida, recitato dal Baffo)
Episodio gottfredsoniano, oserei dire: oltre all'atmosfera alcune gag sembrano tratte dalle strisce giornaliere del secondo padre di Topolino, come per esempio la caduta di Atom e Shibugaki in una botola nella foresta che ricorda quella di Topolino ne I sette fantasmi.
All'inizio troviamo Baffo che passeggia per Musashino, quartiere occidentale di Tokyo, recitando il passo di apertura del post. La storia, però, diventa subito inquietante e porta il maestro in una casa abbandonata, per poi fare la conoscenza con un inquietante gatto rosso che lo spinge ad andare a parlare con il responsabile del genio civile.
E' qui che il tema ecologico dell'episodio diventa evidente: uno scienziato, preoccupato dall'eccessiva industrializzazione e dalla cementificazione selvaggia, dopo non essere riuscito a convincere i responsabili politici di Tokyo della necessità di limitare tali attività, sparisce giusto il tempo di idearsi una nuova identità ad hoc, quella di un gatto rosso che, grazie a un particolare macchinario, spinge gli animali della città a ribellarsi contro gli uomini e invadere Tokyo.
Il professor Y passa, dunque, dalla parte del torto, nonostante la giustezza della sua causa, come dimostrerà la conclusione della storia con il blocco della cementificazione di Musashino. La notizia arriverà al capezzale del professore morente, che ha sacrificato se stesso per la difesa dell'ambiente. I metodi illegali che si è sentito costretto ad utilizzare, però, sono stati pagati dal professore con una moneta molto più cara rispetto ai responsabili dell'urbanistica cittadina.
Alcune soluzioni grafiche interessanti: ad esempio il dialogo tra Ochanomizu e Y nella casa diroccata di quest'ultimo si svolge con inquadratura fissa su quest'ultimo illuminato semplicemente dalla torcia del primo; o ancora una serie di tre vignette verticali con Atom che entra e esce dalle finestre di un palazzo alla ricerca di alcuni bambini in pericolo; e non dimentichiamo poi le vignette piene di personaggi, altro marchio di fabbrica di Tezuka sin da Metropolis, in questo caso popolate dagli animali controllati da Y.
Passeggiando per Musashino non devi scegliere che strada percorrere. Puoi essere pago del percorrere senza meta le vie che ti condurranno in luoghi singolari. Ecco un vecchio cimitero nel bosco, lapidi che riposano tristi, ricoperte di muschio. Rallegrati d'udire il canto degli uccelli sopra la tua testa. Per quanto la civiltà dell'uomo cresca, Musashino resterà intatta e la sua grandiosa natura sarà sempre là, ad aspettarti.

mercoledì 13 agosto 2014

Astroboy: L'uomo elettrico

L'uomo elettrico, primo vero episodio della serie a fumetti di Astro Boy, è utilissimo per introdurre il discorso tecnico che non ho scritto nel primo articolo della serie.
Dal punto di vista narrativo, siamo di fronte a una storia dickiana dal ritmo veloce, un vero e proprio hard boiled degli androidi, nel quale confluisce anche il cinema thriller statunitense alla Hitchcock, basti pensare alla tensione trasmessa dalla sequenza qui a destra (che non è l'unica del suo genere).
Anche Nakamura è protagonista di un'altra memorabile sequenza: per recuperare alcune informazioni riguardanti Baffo, creduto morto, l'ispettore viene attaccato a una macchina che ne recupera i ricordi, mostrandoli su un apposito schermo, in una sorta di esperimento (quasi) meta-fumettistico dove, all'interno dei contorni della vignetta, vengono mostrate delle immagini che staticamente compaiono su uno schermo come un cartone animato.
Tezuka, poi, oltre ad aver imparato la lezione cinematografica (vedere ad esempio la sequenza qui sotto), mostra anche di aver imparato perfettamente la lezione dinseyana, in particolare quella di Gottfredson, riuscendo a raccontare una storia d'azione, quasi violenta, ma al tempo stesso alleggerendola grazie alle gag sapientemente distribuite all'interno della storia.

martedì 12 agosto 2014

Astroboy: nascita di Atom

Come per tutti i supereroi che si rispettino, anche per Atom arrivano le sue origini segrete, e in questo caso costituiscono l'inizio effettivo della serie Tetsuwan Atom di Osamu Tezuka, la mitica serie Astro Boy.
Parallelamente alla serializzazione di Pluto, reinterpretazione da parte di Naoki Urasawa de Il più grande robot del mondo, uno degli episodi della serie originale, la Panini propone in una serie di 5 volumi la ristampa della serie nota in Italia come Astro Boy. Tale serie di volumetti è, comunque, l'edizione italiana della ristampa nipponica delle avventure di Atom, personaggio ideato da Tezuka come caratterista secondario all'interno della serie Atom Taishi.
Come ricorda il nome di questa prima serie e il nome stesso del personaggio, poi diventato principale, l'idea di fondo era quella di utilizzare la parola "atomo" all'interno del titolo e in parte della serie fantascientifica per collegarsi alla situazione scientifica e tecnologica attuale (rispetto agli anni di ideazione della serie, gli anni Cinquanta del XX secolo). Questo e altri dettagli e curiosità sono contenute nell'appendice del primo volume, La nascita e l'evoluzione di Tetsuwan Atom, dove scopriamo come, a suo tempo, Tezuka fu costretto a difendersi dalle accuse di plagio nei confronti delle leggi della robotica di Asimov, accuse che gli vennero mosse dai suoi compatrioti, il tutto nonostante affermasse di averle sviluppate prima. Visti i tempi di produzione del fumetto, però, questo è sicuramente uno dei casi in cui due autori hanno indipendentemente e contemporaneamente sviluppato una idea di base simile in modi, però, differenti.
In effetti, come si vedrà, l'ispirazione fondamentale che sembra emergere nella serie è più quella fornita dal lavoro (scientifico) di Turing che non da altri autori di fantascienza, siano essi scrittori, mangaka o cartoonist.

lunedì 28 ottobre 2013

La macchina modulare

Keith Kotay e Daniela Rus del MIT hanno progettato e realizzato Molecule, una macchina modulare in grado di auto-assemblarsi. Il robot Moleculare sembra una sorta di Uomo Modulare proveniente dalle pagine di Tom Strong di Alan Moore o un primo stadio del Sistema riproduttivo di John Sladek:
Molecule è un modulo robotico in grado di aggregarsi con altri moduli identici per formare una struttura tridimensionale dinamica. Le Molecule possono selettivamente formare connessioni rigide con altre Molecule e, utilizzando queste connessioni e i loro gradi di libertà nelle rotazioni, i moduli possono muoversi in posizioni differenti sulle strutture di Molecule. Un modulo di Molecule è composto di due atomi cubici collegati da un collegamento rigido a 90 gradi detto legame. Ogni atomo ha cinque punti di connessione intra-Molecule e due gradi di libertà. Un grado di libertà permette all'atomo di ruotare di 180 gradi rispetto a uno dei connettori intra-Molecule. I gradi di libertà del legame e del connettore permettono movimenti indipendenti su un substrato di Molecule identiche, tra cui l'attraversamento di un rettilione e le transizioni a 90 gradi tra superfici adiacenti. Un Molecule si muove attaccando un atomo a un qualche altro Molecule e azionando uno o più dei suoi quattro gradi di libertà. I collegamenti sono fatti utilizzando un meccanismo tipo pinza, che consiste di una pinza attiva a quattro braccia e di una passiva che fornisce una superficie di ancoraggio per la connessione.
Ovviamente è possibile pensare anche all'invasione di cubi realmente piccolissimi in un episodio del Dr. Who!