Se vi fosse al mondo un unico e solo luogo ove riposare e trovare pace, quel luogo sarebbe, per ciascuno di noi, sulle ginocchia della propria madre.Bellissima: mistero, azione, gag, suspance. Il tema del razzismo. Il tema della perdita. La ricerca delle proprie radici. La ricerca delle risposte alle proprie domande, ai dubbi della vita. La risposta al dolore con altrettanto dolore e violenza, con l'intolleranza verso chi si percepisce diverso.
Black Looks, infatti, consente a Tezuka di affrontare apertamente il tema, finora accennato, dell'intolleranza degli esseri umani contro i robot, e con esso dell'intolleranza tra esseri umani, in particolare quella degli afroamericani negli Stati Uniti o degli africani stessi nel Sud Africa, una delle location del lungo, appassionante episodio.
Black Looks è, infatti, un'organizzazione di stile gangsteristico (l'iconografia di base, come sempre alla Dick Tracy, non lascia dubbi), che uccide i robot: il movente economico, sottrarre agli androidi le loro ricchezze, è però solo di facciata, utile per raccogliere fondi con i quali pagare l'organizzazione e ungere i politici, mentre è la vendetta a muovere il capo dell'organizzazione. La storia, ad ogni modo, inizia quando un misterioso robot distrutto viene recapitato, in una notte buia e tempestosa, alla famiglia Atom: per fortuna il prof. Ochanomizu si trova a passare di lì e può così ricostruire il povero robot, recuperando così gli elementi da cui far partire l'indagine. Già la scena della ricostruzione non lascia alcun dubbio al lettore su quel che troverà dopo: il robot, steso sul tavolo operatorio con Ochanomizu all'opera, fa immediatamente pensare al dottor Frankenstein che sta assemblando la sua creatura. L'abilità narrativa di Tezuka, però, in questo episodio raggiunge una tecnica eccelsa: Nakamura, infatti, viene mostrato al telefono mentre parla con Ochanomizu e gli racconta dei Black Looks, mentre una sorta di veneziana lo fa poco a poco scomparire. Tempo 5 vignette e Tezuka è pronto a mostrarci il primo flashback della storia
Tutta la scena, dall'arrivo in aeroporto fino all'arresto di Baffo, sottolinea la posizione contraria alle discriminazioni razziali, grazie ai precisi riferimenti ai mezzi pubblici esplicitamente destinati alle razze differenti da quella bianca. Dopo un primo confronto tra Atom e i Black Looks, dove il loro capo resterà ferito, Baffo ritorna indiscusso protagonista di due sequenze memorabili, la prima che parte in carcere e si conclude con la sua rocambolesca evasione, fino a perdere i sensi nel deserto bianco; la seconda, invece, ambientata in un ospedale, dove Baffo potrà rifocillarsi, ma verrà incredibilmente raggiunto dai Black Looks, alla ricerca di aiuto per il loro capo mortalmente ferito.
In particolare in questa seconda sequenza si segnalano due esperimenti grafici interessanti di Tezuka. Prima, infatti, ecco una serie di strisce dai forti contrasti bianco-nero, che trasmettono un'atmosfera soffusa della neve che circonda l'ospedale (e che genera i forti riflessi che dovrebbero essere alla base del contrasto accentuato)
Nell'ultima parte dell'episodio la location si sposta in Sud Africa, descritto come ancora più intollerante del Polo Sud. In questo caso Tezuka abbandona le soluzioni grafiche particolari che abbiamo visto in precedenza e si concentra esclusivamente sull'azione (ci sono, tra le altre cose, una carica di elefanti e un classico salvataggio da ultimo minuto), che scorre senza un attimo di pausa fino alla sua drammatica e romantica conclusione
Storia originale: Burakku Rukkusu, su Shonen (supplemento), settembre 1957
Ristampa statunitense: Astro Boy vol.15, Dark Horse, maggio 2003
Ristampa italiana: Astro Boy vol.1, Panini Comics, gennaio 2010
Ristampa statunitense: Astro Boy vol.15, Dark Horse, maggio 2003
Ristampa italiana: Astro Boy vol.1, Panini Comics, gennaio 2010
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