Cobalt esordisce sull'omonima storia nel 1954 come sostituto di Atom: il Giappone è in piena crisi nucleare. Un ordigno inesploso, perduto da una ignota potenza straniera nelle profondità marine, è difficile da recuperare per gli esseri umani. La missione viene quindi assegnata ad Atom, che sembra non gradirla, apparentemente diviso tra i doveri da ragazzino e l'amore per la famiglia (la madre non vuole mandare il figlio in missione) e il dovere verso la società degli umani, cui il padre lo richiama.
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Tezuka, in questo caso, mostra grandissime abilità narrative, non solo nell'uso delle gag, ma anche nel passare dai toni noir della prima parte a quelli di spy story e d'avventura della seconda. Graficamente, poi, molto interessante la soluzione utilizzata per passare dalle scene terrestri a quelle sottomarine, con le vignette che si arrotolano su se stesse come a causa dell'umidità.
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Ancora una volta è l'intervento di Atom a scongiurare il peggio e quello di Ochanomizu a rimettere le cose a posto. Tezuka, quindi, utilizzando il desiderio dell'ubiquità, o dell'utilizzare i propri doppi per essere presenti in più posti contemporaneamente (un po' quello che farà Mi sdoppio in quattro con la clonazione), esplora il più classico tema della disobbedienza dei giovani, che in fase di crescita non riescono spesso a comprendere i divieti dei genitori, o la pericolosità nel disobbedire, o nel seguire avventatamente dei consigli non proprio disinteressati.
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D'altra parte si potrebbe complicare leggermente il problema della potenza generata da un pugno di Atom e Uran in questo modo: Si considera la potenza calcolata usando la velocità angolare: \[P = \vec M \cdot \vec \omega\] A questo punto il pugno si suppone venga generato mettendo il braccio in rotazione, questo vuol dire che il momento angolare della forza è dato da \[\vec M = \vec r \times \vec F_b\] Se ci mettiamo nella situazione di valori massimi per momento e potenza, la forza generata dal braccio in rotazione è data da \[F_b = \frac{P}{\omega \cdot r}\] dove $\omega$ è la velocità angolare del braccio, $r$ la sua lunghezza.
A questo punto, nell'ipotesi di Atom o Uran in volo, la forza totale sarà in conclusione data da \[F_{tot} = m a + F_b\] dove $m$ è la massa del robot, a la sua accelerazione (si suppone che, in caso di attacco, Atom o Uran aumenti la sua velocità per colpire al massimo l'avversario). Questo, come conseguenza, ha che la potenza massima che i nostri eroi possono erogare durante una sfida non è poi così costante come pensava il grande Osamu Tezuka, visto che nella seconda formula $F$ va sostituito con $F_tot$: \[P_{tot} = m a v + \frac{P_{max}}{\omega \cdot r} v\] dove $v$ è la velocità finale, ovvero poco prima di colpire l'avversario.
P.S.: 100000 CV sono circa 73500000 W, cioé qualcosa come 1837500 lampadine da 40 W.
Storia originale: Kobaruto su Shonen, giugno-settembre 1954
Ristampa statunitense: Astro Boy vol.9, Dark Horse, novembre 2002
Storia originale: Uran–chan su Shonen, giugno-settembre 1954
Ristampa statunitense: Astro Boy vol.14, Dark Horse, aprile 2003
Ristampa italiana: Astro Boy vol. 3, Panini Comics, maggio 2010
Ristampa statunitense: Astro Boy vol.9, Dark Horse, novembre 2002
Storia originale: Uran–chan su Shonen, giugno-settembre 1954
Ristampa statunitense: Astro Boy vol.14, Dark Horse, aprile 2003
Ristampa italiana: Astro Boy vol. 3, Panini Comics, maggio 2010
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