Stomachion

giovedì 30 settembre 2010

La misteriosa storia dei Tre porcellini

La storia dei Tre porcellini è una vecchia fiaba europea in cui tre porcellini, fratelli, costruiscono tre case per abitarvi: i più piccoli delle case di paglia e legno, l'ultimo una in muratura. All'arrivo di un lupo famelico, i primi due sono costretti a rifugiarsi in casa dell'ultimo, più resistente rispetto al potente soffio del lupo cattivo.
Visto che la casa non accenna a cadere, il lupo ha dunque la brillante idea di scendere dal camino. Purtroppo per lui lo attende una pentola piena di minestra bollente (se non ricordo male).
La fiaba, ricorda la wiki, venne pubblicata per la prima volta nel 1843 da James Halliwell-Phillipps e, insieme a fiabe come Cappuccetto Rosso (portata al successo da gente come Perrault o i fratelli Grimm) e a Il lupo e i sette capretti dei Grimm, contribuì a diffondere la cattiva nomea del lupo.
non è, però, né della fiaba né della nomea del lupo di cui oggi voglio occuparmi, ma del cortometraggio disneyano distribuito nel 1933, Three Little Pigs, nel quale mi sono imbattuto mentre cercavo un po' di video per il post di ieri.

Il primo video in cui sono incappato è quello della versione con doppiaggio italiano originale, che presenta anche la versione originale dei disegni. Intorno al corto, infatti, sono sorte una serie di polemiche nei confronti dell'ultimo travestimento del Lupo Cattivo (il primo nome identificativo del personaggio quando i suoi fumetti giunsero in Italia), che riprende l'iconografia classica dell'ebreo imbroglione, ancora diffusa negli anni Trenta (e utilizzata anche in tempi più recenti).
Sull'esistenza di questa controversia si trova anche un video su youtube, mentre personalmente, prima di proseguire, vi propongo il video rivisto e corretto (in questo caso non si può parlare di censura, visto che ci furono modifiche dopo le polemiche) in originale:

Le accuse di anti-semitismo rivolte all'epoca a Disney e ai suoi Studios vennero rigettate proprio dai suoi collaboratori ebrei. D'altra parte lo stesso Bad Wolf, giunto in Italia, assunse un nome biblico di chiare origini ebraiche, Ezechiele, anche se il passaggio, se non ricordo male, fu piuttosto graduale. La questione dell'anti-semitismo di quello e di altri prodotti coevi e più tardi, però, sembra ancora oggi essere un punto critico per molti. In questa trappola degli stereotipi, però, si cade spesso, soprattutto quando i tempi in cui gli stereotipi esistono li si sta vivendo. E' questo, sostanzialmente, il ragionamento di fondo che fece Will Eisner nello sviluppo di Ebony, il giovane assistente di Spirit. Lo ricorda anche nell'introduzione di Fagin l'ebreo (di cui spero di parlare in futuro, e di cui attendo la pubblicazione di una corposa recensione da parte di Andrea Plazzi, che ho letto in ateprima, però!): man mano che passavano gli anni, infatti, Eisner si rendeva sempre più conto dell'utilizzo stereotipato del personaggio, che quindi venne trasformato da stereotipo degli afroamericani a persona a tutti gli effetti. Ed è anche lo spirito con cui ha affrontato la rielaborazione di Oliver Twist, diventato così un modo per riscrivere una bella storia, libera da quegli stessi stereotipi che lo stesso Dickens ammise di aver utilizzato in maniera automatica.
Una versione decisamente più irriverente, ma per certi aspetti migliore della fiaba è quella realizzata dalla Warner. Pigs in a Polka del 1943 propone, infatti, i 4 personaggi della fiaba inscenare un inseguimento al ritmo della polka. Un corto imperdibile che vado immediatamente a proporvi:

La cialtronaggine dei porcellini 1 e 2 è eccezionale, in contrasto con il cipiglio quasi sempre scuro del 3. Vittima predestinata il Lupo, uno spiantato che incontrate le sue vittime spera di ottenere un buon pranzetto. Interessante notare come il nostro non usi mai il fiato per abbattere le prime due case (che senso ha se ci sono metodi più efficaci?), mentre la musica si fa drammatica nel momento di affrontare l'ultima casa in muratura. L'ingresso del Lupo, però, avviene grazie a un travestimento ben riuscito, cosa che non era riuscita al Lupo Cattivo.
Senza anticipare troppo, comunque, il cartone, a una prima visione, sembra un'elegia dello spirito laborioso e borghese degli Stati Uniti, che devono però vedersela dai furbastri che cercano di sfruttare il buon cuore americano. Nonostante le contromisure, rappresentate da 3, però, i furbastri riescono a entrare e imperversare nella casa dei bravi cittadini statunitensi. In un certo senso, col senno di poi, lo si potrebbe ritenere un corto profetico e, come avete potuto leggere, è possibile dare un'interpretazione differente rispetto all'intento principale del cartone (e di qualunque altro) che è, in fondo, il puro divertimento.
L'interpretazione di Blitz Wolf della MGM, invece, è esplicitata dagli stessi animatori sin dai cartelloni introduttivi: un cortometraggio di propaganda contro Hitler. Vale la pena di dargli un'occhiata:

A questo punto chiuderei qui questo primo appuntamento con i Tre Porcellini.

Nessun commento:

Posta un commento