Stomachion

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martedì 22 luglio 2025

Il Superman di James Gunn: Non un semplice alieno

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Premessa fondamentale: per me il Batman di Matt Reeves è un film migliore. Può darsi che questo giudizio sia dovuto alla mia preferenza sul personaggio, ma devo anche dire che sono uscito dal cinema con addosso la sensazione di qualcosa che non tornava, nonostante nel complesso questo sia sicuramente un Superman migliore dai tempi di Richard Donner. E d'altra parte il tema di apertura del film è proprio quello della mitica serie con Christopher Reeve nel ruolo dell'azzurrone.
Altro riferimento alle pellicole di Donner è la Fortezza della solitudine, che incontriamo nei primi minuti del film. Questa stanza segreta di Superman, infatti, avev esordito proprio nella pellicola del 1978 ed era una variazione rispetto alla secret citadel apparsa nel 1942 su Superman #17 e al successivo Fort Superman apparso su Action Comics #241 del 1958.
La Fortezza la troviamo in Antartide, proprio dove venne posta nel 1989 a partire da Action Comics Annual #2, mentre la forma che vediamo è quella rappresentata da Jim Lee in Superman: For tomorrow.
All'interno della Fortezza della solitudine del film di Gunn, però, troviamo anche un particolare sistema di specchi in grado di concentrare i raggi del Sole, in particolare su una poltrona su cui Superman si stende per recuperare le energie e accelerare la guarigione dalle ferite. Che poi è quello che succede dopo essere stato pestato a sangue dal cosiddetto Martello della Boravia, un tizio in armatura proveniente da uno staterello introdotto nel lontano 1939 su Superman #2.
E visto che l'ho citato, passiamo al primo, vero elemento interessante della trama: Superman è stato pestato a sangue!

martedì 15 marzo 2022

The Batman: Un eroe in evoluzione

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Quando venne annunciato che Joel Schumacher avrebbe girato un nuovo film di Batman, feci i salti di gioia. Avevo appena visto Il cliente e dunque le mie aspettative per una pellicola di stampo investigativo con un personaggio che faceva delle investigazioni uno dei suoi elementi fondamentali erano piuttosto alte. Poi il risultato furono Batman forever e Batman e Robin e pazienza, come si sul dire.
I trailer di The Batman, o semplicemente Batman, invece, promettevano qualcosa di decisamente molto interessante e sin da subito, anche semplicemente da quel poco che si poteva intuire, una pellicola che cercava di mettere insieme gli aspetti più ossessivi e violenti del personaggio proprio con la sua caratteristica principe: le investigazioni. La cosa, però, non era così scontata visto il curriculum del regista, Matt Reeves, ben lontano dal genere crime: delle 9 pellicole cui Reeves ha collaborato, solo due, Trappola sulle montagne rocciose e The yards, ricadevano nel genere. E non erano nemmeno state girate da Reeves. Eppure l'esperienza alla scrittura di queste due pellicole e quella alla regia di Cloverfield direi che si sono viste tutte in questo nuovo film batmaniano.
E la prima scena con Batman che entra in campo ha un che di milleriano: un gruppo di giovani con la faccia dipinta alla moda del Joker (il che sembra un collegamento con l'omonima pellicola, cosa che però si dimostra non esattamente corretta, se non nello spirito) scendendo dalla metropolitana assaltano un passante. A quel punto, dalle ombre, emerge Batman che li mena uno a uno. Tranne l'ultimo che fugge, dopo aver peraltro provato ad avvertire il vigilante del tentativo di spararlo da parte di un suo sodale. La cosa interessante è l'interprete di questo ragazzo, Jay Lycurgo, è entrato nel cast della terza stagione di Titans (ve ne scriverò presto, spero!) nel ruolo di Tim Drake.
Lasciando questo cameo da parte, è ancora più interessante come si entra subito in tema con uno degli elementi del personaggio: la violenza delle azioni, motivata dalla battuta che Batman fornisce all'ultimo dei joker-boy:
Io sono vendetta.

lunedì 15 marzo 2021

DC's Legends of Tomorrow: una sfida alla storia

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L'idea di scrivere un breve ritratto su Hedy Lamarr centrato solo sulle sue competenze tecniche mi era stata suggerita dalla visione di un particolare serial televisivo, Legends of Tomorrow: in una delle puntate della serie, infatti, i viaggiatori del tempo a bordo della Waverider incrociano la loro strada con la famosa attrice hollywoodiana e Martin Stein, una metà del supereroe Firestorm, ne tesse le lodi sia come attrice sia come acuta mente inventiva. Per cui recuperare una recensione cumulativa delle prime 5 stagioni della serie mi sembrava il modo migliore per chiudere il cerchio.
Lungo la linea temporale
Legends of Tomorrow fa parte del meglio noto Arrow Verse, costituito da alcune serie televisive in continuity una con l'altra e nate dal successo di Arrow, incentrata su Freccia Verde, Oliver Queen. In particolare LoT vede un gruppo di supereroi sottratti dalla loro linea temporale da Rip Hunter, un viaggiatore del tempo appartenente ai Time Master, che, violando i loro protocolli, vuole cambiare il tempo per impedire a Vandal Savage di commettere la strage che compirà in un lontano futuro quando prenderà il controllo politico della Terra.
Per ottenere questo obiettivo Rip mette insieme i due componenti di Firestorm, il già citato Martin Stein, fisico nucleare, e il giovane Jax Jackson; Sarah Lance, meglio nota come White Canary; Atomo, ovvero un altro fisico, Ray Palmer; i due supercriminali Heat Wave e Capitan Cold (peraltro interpretati dai due protagonisti di Prison Break); e infine Kendra Saunders e Carter Hall, le due ultime reincarnazioni di Hawkgirl e Hawkman, il cui destino appare indissolubilmente legato a quello di Vandal Savage.

lunedì 22 febbraio 2021

WW84: rimandato

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E così l'attesa è finita: Wonder Woman 1984, WW84 per gli amici, è finalmente arrivato. Il sequel della pellicola del 2017, sempre diretta da Patty Jenkins con Gal Gadot nel ruolo di Wonder Woman è ambientato nel 1984, vivendo alla fine a cavallo tra la mitica serie televisiva della seconda metà degli anni Settanta del XX secolo con Lynda Carter (che farà un cameo nel finale) e la nuova versione post-Crisis realizzata a partire dal 1985 da George Perez.
In questo senso il film vive un'ambiguità di fondo che è abbastanza evidente a qualunque lettore di fumetti DC Comics dell'epoca: l'incapacità di risultare realmente fedeli ai fumetti di riferimento. Il punto dolente è uno dei due avversari di Wonder Woman, Maxwell Lord. Ideato nel 1987 sulle pagine di Justice League #1 da Keith Giffen, J. M. DeMatteis e Kevin Maguire, si pose sin dall'inizio come un equivoco demiurgo della JLA, molto più simile a una spia che al trafficone presente nel film della Jenkins. Il Maxwell di WW84, che tecnicamente si chiama Maxwell Lorenzano, quindi potremmo anche considerarlo come un personaggio diverso, arriva a sconvolgere il mondo intero grazie a una magica e misteriosa pietra dei desideri, un ruolo non molto diverso da quello di Glorious Godfrey di Legends. In quel crossover l'accolito di Darkseid mostra al massimo il suo potere che gli permette di controllare gli esseri umani e minare la loro fiducia nei confronti dei supereroi. E il Max Lord di WW84, peraltro, ricorda fisicamente proprio il Godfrey di Legends, quasi a suggerire un cambio di direzione nella sceneggiatura dopo il fallimento del film sulla Justice League.

giovedì 10 ottobre 2019

Joker: l'oscuro pagliaccio del crimine

Non vi tedierò con un qualche lungo trattato sul Joker: mi basta rimandarvi al lungo articolo che ho dedicato allo storico avversario di Batman in occasione dei 75 anni del Cavaliere Oscuro.
Joker di Todd Phillips con un bravissimo Joaquin Phoenix nel ruolo del protagonista e titolare della pellicola, si sviluppa lungo il soggetto de Il ritorno del Cavaliere Oscuro, ma senza alcun Batman. Non sono, in effetti, pochi gli elementi che i due prodotti hanno in comune: una Gotham in preda al caos e alla criminalità; una presenza esagerata da parte dei media, sempre pronti a esagerare gli eventi violenti della città; alcune scene che sembrano prese pari pari dal fumetto di Frank Miller, come l'esordio televisivo del Joker. La pellicola, però, pesca anche dal primo Batman di Tim Burton: in quell'occasione, infatti, il Joker era la causa della morte dei genitori di Bruce Wayne, in questo caso ne è solo la causa indiretta. Lo stesso Phoenix, in particolare nella scena delle scale, ricorda molto nelle movenze il Jack Nicholson che interpretò da par suo un personaggio al tempo stesso semplice e complesso come il Joker.

martedì 22 gennaio 2019

Aquaman, il film

Settimana scorsa sono finalmente riuscito ad andare al cinema per vedere il tanto atteso Aquaman, la pellicola della Warner che porta sul grande schermo il re di Atlantide, uno dei supereroi della DC Comics.
La storia, come ben era evidente sin dal trailer, è basata sulla riscrittura del personaggio operata da Geoff Johns durante New 52, ma gli stessi sceneggiatori sembra si siano molto più che ispirati alle storie di Johns e in qualche modo si ha la sensazione che sia la stessa sceneggiatura del film a essere farina del sacco dello sceneggiatore DC Comics, anche se non gli è ufficialmente accreditata.
Ad ogni buon conto siamo di fronte a un film sfarzoso, con un'estetica in qualche modo non molto differente da quella di un videogioco fantasy (o da uno Star Wars) e una storia non molto differente per struttura: l'eroe, recalcitrante, viene coinvolto in una "cerca" che gli farà scoprire (o riscoprire) nuovi poteri e una forza che non era ovvio possedesse.

domenica 23 dicembre 2012

Borax Karoff e la corsa delle auto

Come scritto su Frankensteina, Boris Karloff è l'iconico attore che più spesso viene associato al Monstro di Frankenstein. In un cartone animato del 1937, Porky's Road Race, dove si riprende la passione degli statunitensi per le corse su strada con automobili strane, come ad esempio nel distopico Death Race 2000, gli animatori Bob Bentley e Joe D'Igalo con il regista Frank Tashlin omaggiano Karloff e il mostro da lui interpretato inserendo nella corsa il malvagio Borax Karoff, che proverà tutti i trucchi possibili per vincere il premio finale.
Sono anche riuscito a recuperare il corto (dura sette minuti), e ve lo propongo qui di seguito:

giovedì 30 settembre 2010

La misteriosa storia dei Tre porcellini

La storia dei Tre porcellini è una vecchia fiaba europea in cui tre porcellini, fratelli, costruiscono tre case per abitarvi: i più piccoli delle case di paglia e legno, l'ultimo una in muratura. All'arrivo di un lupo famelico, i primi due sono costretti a rifugiarsi in casa dell'ultimo, più resistente rispetto al potente soffio del lupo cattivo.
Visto che la casa non accenna a cadere, il lupo ha dunque la brillante idea di scendere dal camino. Purtroppo per lui lo attende una pentola piena di minestra bollente (se non ricordo male).
La fiaba, ricorda la wiki, venne pubblicata per la prima volta nel 1843 da James Halliwell-Phillipps e, insieme a fiabe come Cappuccetto Rosso (portata al successo da gente come Perrault o i fratelli Grimm) e a Il lupo e i sette capretti dei Grimm, contribuì a diffondere la cattiva nomea del lupo.
non è, però, né della fiaba né della nomea del lupo di cui oggi voglio occuparmi, ma del cortometraggio disneyano distribuito nel 1933, Three Little Pigs, nel quale mi sono imbattuto mentre cercavo un po' di video per il post di ieri.

Il primo video in cui sono incappato è quello della versione con doppiaggio italiano originale, che presenta anche la versione originale dei disegni. Intorno al corto, infatti, sono sorte una serie di polemiche nei confronti dell'ultimo travestimento del Lupo Cattivo (il primo nome identificativo del personaggio quando i suoi fumetti giunsero in Italia), che riprende l'iconografia classica dell'ebreo imbroglione, ancora diffusa negli anni Trenta (e utilizzata anche in tempi più recenti).
Sull'esistenza di questa controversia si trova anche un video su youtube, mentre personalmente, prima di proseguire, vi propongo il video rivisto e corretto (in questo caso non si può parlare di censura, visto che ci furono modifiche dopo le polemiche) in originale: