Stomachion

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martedì 17 marzo 2020

Mattatoio n.5

La seconda guerra mondiale, come tutte le guerre, ha richiesto un tributo di vite umane, tra militari e soprattutto civili, come sempre molto alto. E con gli esseri umani, spesso, a soffrire sono anche le città, come nel caso di Dresda, che tra il 13 e il 15 febbraio del 1945 subì un pesante bombardamento da parte delle forze aeree britanniche e statunitensi. Ed sono proprio questo bombardamento e l'assurdità della guerra i due fili rossi intorno ai quali si dipana Mattatoio n.5 da tutti considerato il capolavoro di Kurt Vonnegut.
Uscito nel 1965, Mattatoio n.5 ha stilisticamente molti punti di contatto con i romanzi di William Burroughs. L'elemento che colpisce di più, infatti, è il modo a sincrono e non cronologico con cui i ricordi del protagonista vengono incastrati uno nell'altro. Billy Pilgrim è un ottico, vedovo, che ha un potere particolare: quello di saltare indietro nel tempo a varie fasi della sua vita. E questi salti sono, come anticipato, piuttosto casuali nel corso del romanzo, senza un vero, apparente legame logico. Questi flashback, in realtà, si intrecciano anche con visioni del futuro, rispetto al presente narrato dal romanzo, quello degli anni Sessanta del XX secolo, e sono narrati con una tecnica che ricorda molto da vicino il cut up di Burroughs. Inoltre la voce narrante, un amico di Billy, rappresenta una sorta di alter ego di Vonnegut, al pari di Kilgore Trout, scrittore di fantascienza che ricorre in diversi romanzi dello scrittore statunitense.

sabato 9 luglio 2011

Topolino, tra Betty Boop e la propaganda anti-USA

Immaginate un'isola in mezzo al mare dove gli abitanti, un mix tra animali più o meno umanizzati (tra i quali spicca una specie di Felix) ed esseri umani veri e propri che stanno festeggiando allegramente. A un certo punto un'ombra, che sembra un aereo, gira sopra le teste dei festeggianti. In realtà quest'ombra è un topo crudele, minaccioso e insolitamente grande in groppa a un pipistrello che minaccia la pace dell'isola. Il corto risale al 1936, prima cioè della seconda guerra mondiale, ed evidentemente, visto che è stato realizzato in Giappone, fa parte della propaganda anti-statunitense dei nipponici, che si salvano dall'invasore grazie all'intervento di alcune figure mitologiche uscite fuori da un libro.
A questo corto, che potrete vedere alla fine di questo post, sono giunto perché ho iniziato a cercare la fonte e alcune informazioni in più su questa particolare immagine, evidentemente prodotta nell'Europa orientale:
E cercando cercando becco questa pagina tratta da Zabavnik #7, rivista di fumetti serba:

giovedì 30 settembre 2010

La misteriosa storia dei Tre porcellini

La storia dei Tre porcellini è una vecchia fiaba europea in cui tre porcellini, fratelli, costruiscono tre case per abitarvi: i più piccoli delle case di paglia e legno, l'ultimo una in muratura. All'arrivo di un lupo famelico, i primi due sono costretti a rifugiarsi in casa dell'ultimo, più resistente rispetto al potente soffio del lupo cattivo.
Visto che la casa non accenna a cadere, il lupo ha dunque la brillante idea di scendere dal camino. Purtroppo per lui lo attende una pentola piena di minestra bollente (se non ricordo male).
La fiaba, ricorda la wiki, venne pubblicata per la prima volta nel 1843 da James Halliwell-Phillipps e, insieme a fiabe come Cappuccetto Rosso (portata al successo da gente come Perrault o i fratelli Grimm) e a Il lupo e i sette capretti dei Grimm, contribuì a diffondere la cattiva nomea del lupo.
non è, però, né della fiaba né della nomea del lupo di cui oggi voglio occuparmi, ma del cortometraggio disneyano distribuito nel 1933, Three Little Pigs, nel quale mi sono imbattuto mentre cercavo un po' di video per il post di ieri.

Il primo video in cui sono incappato è quello della versione con doppiaggio italiano originale, che presenta anche la versione originale dei disegni. Intorno al corto, infatti, sono sorte una serie di polemiche nei confronti dell'ultimo travestimento del Lupo Cattivo (il primo nome identificativo del personaggio quando i suoi fumetti giunsero in Italia), che riprende l'iconografia classica dell'ebreo imbroglione, ancora diffusa negli anni Trenta (e utilizzata anche in tempi più recenti).
Sull'esistenza di questa controversia si trova anche un video su youtube, mentre personalmente, prima di proseguire, vi propongo il video rivisto e corretto (in questo caso non si può parlare di censura, visto che ci furono modifiche dopo le polemiche) in originale:

domenica 16 maggio 2004

Il codice rebecca

Il mio primo romanzo di Ken Follett. Una spy-story ambientata nella Seconda Guerra Mondiale. Una sfida tra una spia tedesca che cerca di far vincere la guerra alla Germania e all'Egitto, contro un agente del contro-spionaggio inglese che cerca di sopravvivere alla morte della moglie e, soprattutto, alla guerra e al suo superiore. Due volontà forti si affrontano in cui appassiona non già chi vincerà, ma con quale mezzo avrà ottenuto la sua vittoria.

martedì 20 aprile 2004

La banalità del bene

Ho finito da un paio di giorni La banalità del bene di Enrico Deaglio. Racconta la storia di Giorgio Perlasca, la storia di un uomo che si è ritrovato per caso nell'Ungheria nazista proprio sul finire della guerra, proprio mentre il nazismo si preparava al suo ultimo colpo di coda, a quella che poteva essere la deportazione più spietata di tutte, ma che grazie a persone come Perlasca non lo è stata. Molte persone, grazie al suo altruismo, si sono salvate, perché chiunque l'avrebbe fatto.