Normale. Vorrei un lavoro normale. Spegnere il cervello otto ore al giorno. Niente resbonsabilità, niente carriera... Niente.Rocco, protagonista del volume, è un alter ego non solo dell'autore, Vito Antonio Baldassarro, in arte Duckbill, ma praticamente di qualunque ricercatore precario in Italia.
Fare ricerca nel nostro paese è difficile, non tanto per le difficoltà intrinseche dell'attività, quanto per le difficoltà, in varia importanza, nel reperire fondi, nell'interfacciarsi con i propri capi e con le istituzioni (in quest'ultimo caso scontrandosi spesso con la burocrazia), nel riuscire a ottenere quel minimo di autonomia che non spenga la passione non tanto verso la scienza (nello specifico di Duckbill) quanto verso il proprio lavoro.
In effetti, detta così, la vita del ricercatore precario, pagato quando va bene, sembra una bolgia infernale, e tale diventa il viaggio di Rocco a partire dal capitolo 3: un viaggio mistico in una sorta di inferno dantesco guidato da Calusia che porterà il lettore a conoscere, in maniera sempre e comunque ironica, alcuni dei punti dolenti dell'università italiana.
Emblematica sia della struttura della nostra università sia dell'atmosfera del volume è la scala sociale universitaria (a pagina 77).
Altrettanto forte è l'immagine che rappresenta l'università come una città costruita su una roccia sostenuta da una colonna sottilissima di precari: è questo che rappresenta in maniera esplicita e drammatica il senso della nostra accademia e della condizione di moltissimi ricercatori (che però non hanno legalmente questo status). I precari si rendono perfettamente conto che venendo meno il loro impegno l'intera struttura crollerebbe in pochissimo tempo, ma vi posso assicurare è molto difficile spostarsi, mancando spesso lo spirito, il coraggio e le possibilità di sopravvivere in maniera differente.
Dottor assegnista ricercatore precario. All'occorrenza autista per convegni, segretario, portaborse, tuttofare
Duckbill
144 pagine, bianco e nero, brossurato
Beccogiallo, 2015
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