L'arte contro gli austriaci
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La proposta di Cicognara era vincente sotto ogni punto di vista: utilizzare i soldi del tributo per finanziare gli artisti veneti (permettendo, così, al denaro di non uscire dai confini dell'ex-Serenissima) e pubblicizzare la loro arte, visto che la cultura era di fatto diventata uno dei pochi campo dove Venezia poteva ancora esprimere la sua personalità. L'impresa, però, per avere successo aveva bisogno di un altro elemento: Antonio Canova. Era lo sculture e più in generale l'artista italiano più noto in Europa e il suo coinvolgimento avrebbe reso l'iniziativa un sicuro successo. Per fortuna di Venezia Cicognara era amico di Canova, così non gli fu difficile convincerlo a partecipare. E lo scultore riciclò la statua della musa Polimnia, che avrebbe dovuto ritrarre Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone. In questa impresa venne anche coinvolto uno dei più noti romantici italiani, Francesco Hayez.
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L'avversario è il solito Gambadilegno, che qui interpreta un ufficiale austriaco corrotto che cerca, per interesse personale, di sabotare il progetto di Cicognara e rivendere all'estero le opere d'arte realizzate per il tributo. Questo permette a Sisti di incrociare l'arte con la resistenza e i patrioti veneziani, che vengono ingiustamente accusati del furto dallo stesso Gambadilegno.
Siamo lontani ancora una trentina d'anni dai moti del 1848, ma gli elementi sono presenti si da quell'epoca e, pur se forse in maniera leggera, sono giustamente raccontati in una storia che ha come principale obiettivo quello di raccontare un pezzo di storia dell'arte italiana.
Chi ha paura del lupo mannaro?
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In questa occasione l'omaggio va a tre grandi figure del cinema horror degli anni 'Trenta del XX secolo, Bela Lugosi, Lon Chaney e Boris Karloff, che nella storia di Gagnor e Perisinotto diventano dei veri e propri mostri europei giunti negli Stati Uniti per recitare nei film del terrore, nascondendosi al tempo stesso sotto gli occhi di tutti.
La storia, divertente e appassionante anche grazie al tratto della Perissinotto, che ricorda sempre più quello di maria Luisa Uggetti, è un ottimo mix di paura, mistero e commedia nella tipica tradizione disneyana.
Quel criminale di Zio Paperone
Con una storia di chiara ispirazione italiana (quasi martiniana) si chiude il numero di Topolino ancora in edicola. Scritto per la Egmont da Pat e Carol McGreal si avvale dei disegni di Massimo Fecchi e propone un Paperone despota che con la classica minaccia della chilometrica lista dei debiti sfrutta Paperino per una serie infinita di lavori al Deposito. La variazione sul tema è l'idea di Paperone di testare il nipote in una momentanea situazione di comando grazie a un abile travestimento. Un incidente imprevisto con perdita di memoria porterà Paperone in cella insieme con i Bassotti. La storia, che presenta rispetto ad altre di produzione estera un numero di gag ridotto all'essenziale, spicca soprattutto per il buon ritmo e per la scena in cui Paperone riesce, con pochi mezzi, a fermare i Bassotti e che ricorda una situazione analoga nel finale de La difesa da un milione, recentemente ristampata su Paperino #453.
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