Avrei potuto dedicare il titolo al ritorno de
La spada di ghiaccio, ma preferisco iniziare con delle doverose scuse, intanto per aver saltato la recensione del
Topolino #3496, ma cause di forza maggiore (oltre che la stanchezza di
Cartoomics) mi hanno alla fine spinto a rinunciare. E la cosa un po' mi dispiace, perché nel numero scorso la storia della
Fridonia's World Cup 2022 era per certi versi anche un sentito omaggio agli scacchi, così come l'episodio numero 3,
Scherzetto con fuga in Mib è un sentito omaggio alla musica classica.
Questo non vuol dire che
Marco Nucci abbia realizzato un episodio più noioso, ma anzi ha messo in piedi, supportato da
Stefano Intini, la solita divertente vicenda, ricca, come d'uopo per la sua serie calcistica, di
running gag molto efficaci. L'unico difetto della saga è che il Proemia, l'avversaria del Calisota nei quarti, e il Carpazia che incontreremo sul #3498, non facevano parte della fase a gironi... Pazienza, direbbe qualcuno più bravo di me.
Passiamo, però, al piatto forte del numero, il primo episodio de
La leggenda della spada di ghiaccio la storia con cui torniamo con gioia e trepidazione nelle mitiche terre dell'Argaar!
A guidarci in questo nuovo viaggio nella saga
fantasy disneyana più amata di tutti i tempi sono, ancora una volta, Marco Nucci con il supporto ai disegni di un sempre più bravo
Cristian Canfailla per i colori della
Maaw Illustration che, in qualche modo, riprendono i colori dell'edizione
de luxe ricolorata della prima storia della saga.
Devo dire che Nucci riesce a trovare un'ottimo modo per riportare i lettori nelle atmosfere dell'Argaar, riproponendo in parte il canovaccio de
La spada invincibile e
La spada del tempo di
Massimo Marconi e
Giorgio Cavazzano, inserendo, però, una doppia
quest: quella alla nuovamente perduta spada di ghiaccio e quella a Yor e Boz, fuggiti chissà dove dopo l'arrivo di Atro, il cattivo di questa nuova storia.
La storia, dunque, sa un po' di già letto, nonostante sia nel complesso godibile (lo stile
alla Goscinny di Nucci si adatta benissimo a
La spada di ghiaccio), il che un po' è legato al genere (il
fantasy spesso propone situazioni molto più standardizzate rispetto agli altri generi), un po' a difetti congeniti del mondo creato originariamente da
Massimo De Vita. L'Argaar, infatti, è un mondo in cui, nonostante lo scorrere dei millenni, resta immutato e fermo in un medioevo magico e fantastico sostanzialmente perpetuo. E questo, in qualche modo, avrebbe dovuto sconsigliare il ritorno in un mondo ormai classico, ma che De Vita aveva rotto e rimontato in ognuna delle storie precedenti, inclusa quella sceneggiata da
Fabio Michelini. Sia ben chiaro: niente da dire sulla storia, che promette molto bene anche grazie ai disegni di Canfailla (che in diverse vignette mi ha fatto pensare a
The legend of Zelda) e difficilmente deluderà, ma la vera domanda è: non c'era veramente uno straccio di idea nuova da mettere in campo?
Il resto del sommario è in qualche modo accomunato da una certa idea di surrealità, iniziando dal nuovo episodio de
Gli allegri mestieri di Paperino di
Tito Faraci ed
Enrico Faccini (peraltro anche lui presente con una seconda storia, questa volta da autore completo, sul mitico Malachia). E la surrealità non manca nemmeno ne
L'insolito deposito di
Marco Meloni e
Mattia Surroz.
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