Sulla Gazzetta del Sud odierna, nelle pagine della cronaca locale, a firma di Katia Cairo, è uscito un articolo sul corpo accademico svoltosi ieri presso l'Aula Magna dell'UNICAL sempre per parlare del famoso ddl Moratti. Questo il testo del resoconto:
A ciascuno il suo. Il suo spazio per parlare, per esprimere il proprio dissenso contro il disegno di legge delega sul riordino dello stato giuridico dei professori universitari e per proporre le eventuali forme di protesta. Tutto in un'assemblea durata più di quattro ore. Il corpo accademico ha risposto con un'ampia partecipazione alla convocazione del rettore dell'Universita' della Calabria, Giovanni Latorre. Durante l'incontro di ieri l'ateneo ha ribadito la sua posizione nei confronti del Ddl Moratti-De Maio. L'assemblea si è espressa in maniera unanime sull'approvazione della mozione presentata dal senato accademico. Nel documento si chiede il ritiro della legge delega, deprecandone non soltanto i contenuti ma anche le modalità di presentazione.
Taccuino della protesta. Intanto si è deciso di aderire alle iniziative portate avanti a livello nazionale. Interruzione dell'attività didattica (che rimarrà comunque a discrezione dei docenti) nella settimana 1-5 Marzo, occupazione simbolica dei rettorati il 4 Marzo e, su suggerimento di molti intervenuti, seminari autogestiti, che valgano agli studenti come crediti formativi. Poi il problema "visibilità", considerato rilevante nella protesta. E se Gregorio Cappuccino ha suggerito di comprare una pagina di un giornale "tassando" nella misura di 50 euro i ricercatori, 100 gli associati e 200 gli ordinari, Romolo Perrotta ha invece proposto la costituzione di un forum nazionale universitario.
L'analisi del rettore. Ad introdurre i lavori è stato il rettore dell'Unical, Giovanni Latorre partendo da «due considerazioni principali attorno alle quali si gioca tutto il sistema nazionale universitario: autonomia e valutazione». «L'autonomia è un importante terreno di sviluppo per l'università che deve assolvere al compito della didattica e della ricerca. Un'autonomia che non rifugga tuttavia da sistemi di valutazione. Da questo punto di vista la rivoluzione l'abbiamo avuta nel '93, quando il potere politico si spoglia del compito di ripartire le risorse finanziarie e viene introdotto il fondo di finanzaimento ordinario (Ffo)». E sullo sfondo si profila il problema dei finanziamenti. «Si va avanti a palliativi - ha detto Latorre - e la situazione rischia di collassare. Arriva l'ennesima riforma a costo zero che intorduce una forte precarizzazione e che penalizza soprattutto i ricercatori sui quali in questi anni ha gravato l'incremento del volume della didattica». Un'analisi condivisa quella del rettore che ha poi chiesto al corpo accademico l'approvazione della mozione di ritiro del Ddl presentata dal senato accademico.
Le voci dell'assemblea. Superare le logiche localistiche con i concorsi nazionali «Ma chi le paga le chiamate esterne?» questo è l'interrogativo di Galileo Violini. «Inoltre sono stati diffusi dati falsi ed e'nostro compito dare un contributo tecnico facendo chiarezza sui concorsi banditi dall'Unical». « Poi, - e passiamo alle considerazioni di Guido Danieli, che interviene sempre in fatto di mobilità - sembra che i ricercatori stiano in fila per venire a svolgere la loro attività qui in Calabria». Particolarmente sentiti gli interventi dei ricercatori. «Una commedia a tre - ha commentato Paolo Pugliese - da una parte Università, dall'altra la Moratti, che porta avanti la sua idea di privatizzazione e poi la Crui, che si è limitata soltanto a giudizi tecnici sul disegno di legge. E a questo punto ci chiediamo e sia davvero espressione delle Università». «Precarizzazione vuol dire anche assoggettamento e la ricerca non può sottostare a queste regole. E, riguardo alla precarizzazione e' il momento di aprirsi a considerazioni più ampie su una situazione vecchia» ha detto Elisabetta Della Corte. Il diabttito ha poi ospitato riflessioni anche sulla riforma dei cicli universitari e «sui problemi che ha comportato: continua corsa ai crediti, eccessiva proliferazione dei corsi di laurea, una valutazione ancora poco chiara della vecchia laurea rispetto a quella nuova». Insomma i disagi non mancano e le soluzioni sembrano ancora lontane.
Questo il resoconto di una delle tante riunioni in cui tanti propongono, parlano, spesso schiamazzano. A parte i toni, la protesta continua, giustamente, perché il testo sembra piuttosto incompleto, anche se sufficiente per divenire una legge vera e propria, a quanto sembra.
Niente, comunque, mi farà dimenticare che le rivoluzioni e le riforme le fanno gli uomini che le vivono, non le parole che le scrivono: lo dicono gente come Galileo, i coniugi Courie, Fermi, e altri ancora che qui non mi vengono in mente.
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