E' stato detto tanto, c'è un'inchiesta in corso, verranno accertate le responsabilità. Di sicuro vale la pena di riflettere sul fatto che nel 2002 dopo il crollo della scuola di San Giuliano, è stato detto: "Basta, bisogna fare delle norme che obblighino a mettere in sicurezza tutti gli edifici pubblici", per fare queste norme ci sono voluti tre anni e poi sono state prorogate fino al 2008. Ad oggi però nulla è stato fatto. Le scuole a rischio sismico in Italia sono tante, e l'insicurezza degli edifici scolastici la dice lunga sulla bassa considerazione che abbiamo per il nostro futuro che sono gli studenti. Perché poi dentro gli edifici c'è il sistema educativo, che sembra disegnato apposta per essere inefficiente, è ovvio che i guasti di oggi sono figli delle riforme o delle mancate riforme di ieri. E oggi siamo nel mezzo dell'ennesima riforma. Le variabili che producono una scuola non di qualità sono tante, quelle che vedremo noi oggi sono quattro: i tagli che ti tolgono l'ossigeno, gli sprechi che si annidano e non vengono mai toccati e ti costringono poi a fare tagli, il merito, rimesso alla buona volontà del singolo e il controllo sul merito, che non c'è. Risultato: casuale, se capiti bene impari, se no rimani indietro.
Uno dei primi casi, che esaminerò con citazioni tratte dal servizio, è la cancellazione della compresenza:
Però la Gelmini toglie il terso e anche il secondo insegnante, mentre vediamo che nelle scuole private di eccellenza come il Ceis di Rimini il sistema delle compresenze se lo tengono ben stretto.
E ancora, direttamente dalla voce della Gelmini:
Mariastella Gelmini: Estenderle, come è stato fatto in questi anni, non è più possibile. Anche perché noi abbiamo un bilancio di circa 43 miliardi di euro e queste risorse vengono spese al 97% in stipendi, è chiaro che non restano risorse per il miglioramento della qualità, per l'investimento nei laboratori tecnici, piuttosto che anche nell'edilizia scolastica.
Stefania Rimini: E' la prima volta che si sente la Gelmini ammettere che la scelta del maestro unico è una questione di cassa. Ma le risorse restano però per accontentare i vescovi, che in pochi giorni hanno convinto il Governo a rimettere sul piatto 120 dei 133 milioni che avrebbe voluto tagliare alle scuole paritarie. E le risorse si trovano anche quando si tratta di non tagliare neanche una cattedra ai 25 mila insegnanti di religione che ci costano circa 800 milioni l'anno. Mancano invece per pagare 11200 insegnanti specialisti di inglese. Saranno sostituiti dal maestro unico, anche se non ha mai studiato inglese, gli si fa fare un corso di 150 ore e va bene così. Salvo che poi si sprecano centinaia di migliaia di euro affidando le pulizie delle scuole alle ditte esterne.
E così, mentre i bidelli fanno poco o nulla perché ci sono gli esterni, le ditte esterne fanno il lavoro dei bidelli prendendo soldi per 8, magari, e mandandone meno di 4, ad esempio, come succede spesso quando i servizi vengono fatti gestire dai privati.
Non dimentichiamo, poi, il problema dei giorni di scuola: dovrebbero essere 200, ma anche se sono meno non ha importanza, così come la durata delle unità di lezione scolastiche:
Dino Poli - Preside: Boh, non gliene importa niente. Pensano che i ragazzi non devono venire a scuola per imparare, poi però quando i risultati dell'Ocse danno i risultati che la scuola italiana, alcune scuole italiane, non funzionano, allora tutti preoccupati. Ma fateli venire a scuola!
E poi quando in una scuola si pone il problema dei giorni di scuola e della durata effettiva delle ore, ecco che gli insegnanti, cui la situazione sta bene, iniziano a tirare fuori confronti con altri istituti giusto per chiarire come nel proprio la situazione non sia così drammatica come si vuole far credere. L'importante, in ogni caso, è preservare i privilegi, come al solito in Italia.
E non dimentichiamo, poi, che prossimamente gli studenti staranno a scuola molto meno, tutto a discapito di materie come informatica, seconda lingua straniera e italiano:
In compenso si permette a 996 insegnanti di non venire in classe ma di dedicarsi al sindacato, pagati non dal sindacato ma dal contribuente. E ce ne sono migliaia autorizzati dal Ministero a non venire in classe per comandi, esoneri, permessi o perché si buttano in politica. Tanto poi nei guai ci va la scuola (...)
E succede anche che i fondi per le scuole, quelli destinati alle supplenze, finiscano presto e male pagando il titolare assente, il primo supplente, anch'esso assente, e se poi va bene anche un terzo supplente anch'esso assente e tutti per giusti motivi, siano essi di malattia o altro incarico (come un dottorato, o gli impegni in politica di cui sopra). Così ci sono anche insegnanti che non possono prendersi neanche un giorno di ferie, magari per assistere i familiari malati o per riprendersi un attimo dallo stress scolastico. Senza poi contare il lato del merito: da una parte abbiamo gli insegnanti titolari, spesso demotivati e pronti alla lamentela (come ho scritto sopra) e dall'altra gli insegnanti precari, quelli che o venivano selezionati con le famigerate SISS, macchine per soldi per le università (e nel futuro, chissà), o i supplenti: in tutti i casi una laurea o un dottorato contano praticamente quanto master e corsi che ben poco hanno a che fare con l'insegnamento, così come spesso ben poco a che fare hanno con la didattica tutti i corsi di specializzazione per gli insegnanti che ogni anno vengono attivati.
Leggevo giusto nello scorso anno scolastico i corsi attivati e nessuno era strettamente collegato con i programmi ministeriali, né tanto meno con le materie dei professori cui era rivolto: sembravano quasi un invito ai titolari a prendersi, pagati con i soldi dei contribuenti, un piccolo periodo di riposo.
Un merito che non viene valutato, l'idea di responsabilizzare i presidi (che poi, spesso, vengono allontanati non per una cattiva scelta dei collaboratori o perché gli insegnanti non fanno il loro lavoro, ma per una cattiva gestione delle finanze in un'Italia in cui molti sono gli amministratori pubblici che lo fanno) nella scelta degli insegnanti, la stessa gestione dei supplenti, piuttosto cervellotica.
E così, tagliando qua e là, senza cambiare veramente nulla, colpendo tanto le zone depresse quanto quelle di eccellenza, si cerca di migliorare una scuola pubblica che, nonostante i pochi soldi, continua ad essere il modello di riferimento anche per le scuole private, che per inciso non subisce alcun taglio, confermando quindi quanto vado dicendo da mesi: se tutte le scuole italiane fossero private, ci verrebbero a costare molto di più di quella pubblica, il che non sarebbe certo un risparmio.
Prossimamente i video della puntata che ha ispirato questo logorroico post.
Quando certe persone dicono che bisogna tagliare perche' il 97% delle spese per la scuola sono usate per gli stipendi nessuno ricorda che negli ultimi anni continuamente si e' tagliato tutto il tagliabile della scuola... e quindi e' rimasto solo lo stipendio dei professori!
RispondiEliminaInsomma se non ci sono soldi per il miglioramento della qualità, per l'investimento nei laboratori tecnici, per edilizia scolastica
e' perche' questi sono stati gia tagliati! ecco perche' sono rimaste solo le spese per gli stipendi!
Faccio un esempio per essere chiaro: immaginiamo che ieri su 1000 gli stipendi pesavano 100 (quindi il 10%)... ci viene chiesto di tagliare tutto il possibile, quindi tagliamo tutto tranne lo stipendio... allora invece di spendere 1000 spendiamo
solo 100... allora oggi spendiamo il 100% in stipendio invece del 10% di ieri! vergognoso che spendiamo il 100% in stipendio!!!
ma come ci siamo arrivati ?!?!!?
facile giocare con le percentuali, vero !?!?!