Stomachion

lunedì 18 giugno 2018

La chiesa elettrica

Un chilometro sopra di me, Londra continuava inconsapevolmente la sua vita. Non sapevo che ora fosse, ma ero sicuro che ci fosse una fila di uomini magri e sbiaditi allineati per ricevere il sussidio, mentre uomini più svelti e astuti si muovevano in mezzo a loro per derubarli. Intanto, poliziotti grassi e ricchi afferravano la gente per le caviglie e la scrollavano con forza per vedere cosa cadeva dalle tasche.
La citazione con cui apro questo articolo a mio giudizio riassume perfettamente il mondo distopico che fa da sfondo a La chiesa elettrica di Jeff Somers, primo romanzo di una serie (proseguita con The digital plague e The eternal prison).
La Terra, dopo un periodo di guerre e crisi, si ritrova, decisamente con la forza, riunita sotto un unico governo. All'interno di questa Unione un po' forzata si fa strada la Chiesa Elettrica, fondata da tale Dennis Squalor, che predica la vita eterna tramite la trasformazione in cyborg: unico pezzo umano rimasto, il cervello. Contro Squalor si schiera il killer professionista Avery Cates, assoldato per ucciderlo.
Cates, a 27 anni uno dei killer più vecchi in circolazione, si muove con cinismo e un pizzico di distacco, in un mondo decadente, una distopia fortemente influenzata da Philip Dick e dal movimento cyberpunk, tanto che certi aspetti della trama, per quanto declinati in maniera leggermente differente, potrebbero risultare non così sorprendenti per gli affezionati lettori del Neuromante di William Gibson.
Al di là delle influenze avventurose e hard boiled della trama, La chiesa elettrica mostra gli aspetti controversi che un governo mondiale porterebbe con se, primo fra tutti l'allargamento della forbice tra ricchi e poveri. Uno status quo sostenibile solo grazie a uno stato di polizia perenne, peraltro violento, dove viene declinato in maniera semplicemente differente il ruolo dell'eroe contro il sistema: non più un idealista alla Robin Hood, ma un cinico assassino il cui obiettivo è quello di sopravvivere un altro giorno in più.

Nessun commento:

Posta un commento