Quando uscì, su cadenza settimanale, la raccolta delle daily strip e delle sunday page sul Popeye di Elzie Crisler Segar in allegato alla Gazzetta dello Sport, acquistai con enorme piacere quella serie (ovviamente solo gli albi), poiché Braccio di Ferro, il nome con cui il personaggio giunse in Italia, fu uno dei più presenti nella mia infanzia subito dopo i personaggi disneyani. A casa, infatti, ho una serie di albetti dal titolo Braccio di Ferro dell'Editoriale Metro, nota anche come Edizioni Bianconi dal nome del fondatore, Roberto Bianconi. Non era l'unico albo di cui ho qualche numero: anche altre riviste come Nonna Abelarda, Provolino, Soldino, Geppo, Chico, Tom & Jerry, quest'ultima la testata, se non ricordo male, con più numeri in mio possesso dopo Braccio di Ferro. Ed è proprio di quest'ultimo che voglio scrivere quest'oggi, visto che l'Editoriale Cosmo ha riportato Popeye in edicola nel formato tascabile di quei vecchi albi.
Fino a ora sono usciti due numeri con una caratteristica particolare: le storie contenute all'interno sono tutte o quasi di produzione italiana. Poprio come con Topolino & co., anche con Popeye gli italiani iniziarono a realizzare in proprio le storie dei personaggi del Thimble Theatre, la serie quotidiana su cui Seagar creò praticamente tutti i suoi personaggi. E tra i realizzatori di queste storie, alcuni sono anche autori disneyani, gente come Michele Gazzarri, Alberico Motta, Tiberio Colantuoni, Sandro Dossi.
Le storie ristampate, per lo più riprese dagli albi della Bianconi, con qualche rara incursione dagli albi delle Edizioni Giuseppe Vita, hanno al tempo stesso un gusto un po' naif, ma anche caratterizzazioni interessanti. Spicca infatti in molte storie il personaggio di Olivia, caratterialmente forte, in alcune storie addirittura predominante su Braccio di Ferro. Soventi, infatti, le sue lamentele sul comportamento del fidanzato, ma anche il loro rapporto presenta alcuni elementi di ambiguità, visto che in alcune storie sembrano vivere sotto lo stesso tetto. La cosa, letta con gli occhi del bambino (vado a memoria sulle sensazioni che mi lasciavano all'epoca), non solo non crea disturbo, ma non viene per nulla notata, anche perché è normale vivere nella stessa casa con i propri genitori. E spesso anche con altri parenti, come i nonni per esempio.
Tornando a Olivia, questa sua caratterizzazione e l'ambiguità sulla sua residenza risultano ancora più notevoli se pensiamo all'epoca di questi fumetti, per lo più la metà degli anni Sessanta del XX secolo.
Ovviamente non c'è solo questo: il sommario viene arricchito anche da storie di un gusto un po' più avventuroso, anche se abbonda di storie dal gusto urbano.
In definitiva, una raccolta interessante, curata da Luca Boschi, che in questo caso riesce a confezionare articoli non solo interessanti, ma anche gradevoli (non tutti, purtroppo), e che proseguirò ancora per qualche numero (probabilmente mi fermerò prima della sua non annunciata conclusione).
Ora lascio un po' di spazio ad alcune curiosità che ho scovando scrivendo questo articolatto. La copertina del numero 1 di questa edizione di Editoriale Cosmo è la copertina del primo numero dell'albo edito da Giuseppe Vita. Accreditata a Massimo Liorni è, in realtà, del Popeye #52 della Dell disegnata da Bud Sagendorf, il principale autore del Popeye dei comic book. Sempre in questo primo numero c'è anche l'edizione italiana di Week-end guest, resa in italiano come Un caro amico, che è in effetti un ricalco di Massimo Liorni. La cosa non appare subito evidente, ma ci sono alcuni dettagli, più o meno piccoli, che fanno capire come sia un ricalco e non una ristampa con traduzione del testo (la serie originale della Dell è stata ristampata integralmente, quindi fino al #65, dalla IDW).
La copertina del secondo numero, invece, è quella del #75 della stessa serie, che però era nel frattempo passata alla Western che aveva preso il posto della Dell anche per gli albi disneyani (vengono usualmente considerati come lo stesso editore, cosa che non è esattamente vera, ma magari ci scriverò in futuro due righe) e presenta ai lettori l'esordio dei Misermites, un popolo di nanerottoli indistinguibili a parte per il numero (in questa scelta è evidente il riferimento all'Unione Sovietica) che entrano rapidamente a far parte degli avversari di Braccio di Ferro. In Italia i Misermites arrivano come Ming (il possibile motivo per cui questo diventa il nome viene spiegato nell'articolo di Boschi), e non con la loro storia d'esordio, ma con la reinterpretazione italiana ad opera di Pier Luigi Sangalli con chine di Sandro Dossi. Rispetto alla storia di Grissino di Liorni, questa non è un ricalco ma una vera e propria reinterpretazione. L'isola dei mings, infatti, rispetto a Misermites! or I'd rather have termites! (pubblicata su Popeye #9), inizia con Braccio di Ferro e Poldo che approdano sull'isola accanto a quella dei Ming, mentre nella storia di Sagendorf li troviamo già sul posto. Inoltre in quest'ultima è anche presente Pisellino, che viene rapito dai Misermites, mentre è completamente assente nella storia si Sangalli. Lo sviluppo, invece, è sostanzialmente identico, mentre a livello stilistico, a parte il rimontaggio e il tratto (Sagendorf è di una qualità inarrivabile), la struttura delle vignette si mantiene sostanzialmente fedele all'originale.
Ultima chicca è il POPEYE "Magazine For City Boys", rivista nipponica di costume dedicata a Braccio di Ferro di cui ho scoperto il 100.mo numero. La cito semplicemente perché all'interno dei due albi è stato ristampato il Popeye di Osamu Tezuka. Col terzo numero, di cui ho già scovato la copertina, la chicca, particolarmente regale, sarà un'altra, ma non ve la svelo perché è legata a una sorta di "concorso senza premi" indetto da Boschi nei redazionali.
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