Stomachion

domenica 13 dicembre 2020

Topolino #3394: In bianco

Il Topolino #3394 è giusto un pelino superiore a quello della scorsa settimana, ma non necessariamente grazie alla cover story, La logica astrologica di Casty. La storia, introdotta da una quadrupla che si riferisce alla mitica Ricerca della pietra zodiacale, è il racconto dell'ennesimo piano un po' da volo basso di Gambadilegno, che grazie alla consulenza astrologica di Trudy inizia a imbroccare una rapina di successo dietro l'altra. Come sempre il suo avversario è Topolino, che ha invece in Minni la sua consulente astrologica. Abbiamo, così, una sorta di inseguimento a distanza, con Topolino che cerca di seguire le imprese criminose di Gambadilegno, mentre entrambi si lasciano guidare dall'oroscopo. Se l'idea di Casty era quella di mostrare quanto l'astrologia sia fallace, direi che non ci riesce per nulla nonostante l'ultima pagina, visto che non è l'ingegno di Topolino, ma proprio l'oroscopo a portare i semi della disfatta di Gamba. Decisamente poca cosa per un autore come Casty.
Avventure sulla neve
Le altre due storie su cui vorrei soffermarmi hanno entrambe un'ambientazione innevata: L'artista della neve in una località di villeggiatura montana, Chi fa da sé fa per lo zione addirittura al Polo Nord. Andiamo, però, con ordine e andiamo in montagna.
L'artista della neve è una storia carina e scorrevole di Carlo Panaro e Nico Picone, cui viene associata un'interessante intervista a Simon Beck, ingegnere in pensione e artista della neve. A differenza di Paperino, che si rivela un abilissimo scultore della neve, Beck realizza l'equivalente dei cerchi del grano innevati, con variazioni sabbiose. Le sue composizioni, spesso basate sulla matematica (ad esempio i frattali, citati esplicitamente nell'intervista), sono tutte progettate al computer e sui fogli di carta, in modo da determinare con precisione i passi da compiere sulla superficie innevata, che viene così usata come un vero e proprio foglio bianco!
La storia, invece, , che ho trovato un po' tirata via (com'è rapido Paperino a imparare l'arte del modellare la neve!) si caratterizza soprattutto per il nuovo stile di Picone, che aveva già mostrato nelle pagine di raccordo del recente Classico Disney dedicato alle Giovani Marmotte. Personalmente ritenevo che il disegnatore non fosse Picone, ma in realtà questa storia mostra in maniera evidente un vero e proprio cambio di tratto. Al suo esordio il disegnatore si era presentato come un intiniano, forse un po' più tozzo e pacioso, virando ora in maniera netta e decisa verso un tratto frecceriano. Questo cambio, però, sembra più simile a un nuovo artista da "ricalcare" che non una evoluzione su una scelta di partenza. Il che, al di là della piacevolezza del disegno, è un peccato, perché ora rende Picone decisamente meno riconoscibile rispetto all'esordio.
La storia di chiusura, invece, scritta da Danilo Deninotti per i disegni di Francesco D'Ippolito, è un'avventura a solo di Paperino che intraprende un viaggio al Polo Nord che avrebbe dovuto compiere con lo zio Paperone. Oggetto della ricerca è una pepita a forma di palla di neve, e se la cosa vi sembra un po' assurda, la si mette da parte abbastanza velocemente, catapultati nella ricerca tra i ghiacci e le nevi polari.
La storia oscilla tra i cliché tipicamente italiani e la rottura degli stessi, lasciando alla fine un po' l'amaro in bocca.

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