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Una delle cose che mi ha colpito maggiormente è, però, la descrizione di un gruppo di persone che vengono momentaneamente fatte vivere all'interno di un centro commerciale, concludendo una specie di trasformazione iniziatica, visto che, come sottolineato in Sentieri metropolitani di Gianni Biondillo, i centri commerciali sono spesso progettati per riprodurre la vita, anche quella all'esterno, nelle quattro mura del centro stesso.
Un'altro spunto interessante è, poi, la presenza di Mumin, che, anche se non identificato esplicitamente, è chiaramente riconoscibile. La sua rappresentazione è quella di un personaggio ormai commercializzato, simbolo di un certo modo un po' superficiale di comunicare che punta su quegli elementi che potrebbero fare presa sul pubblico nell'immediato. Tra l'altro lo stesso Mumin, alla ricerca di un nuovo feticcio consumistico, cerca di propinare ai suoi "amici" animali, tra i quali è ora costretto a vivere a causa della Grande migrazione, proprio quella stessa formula di cui è diventato, suo malgrado, rappresentante.
Infine è molto utile soffermarsi sulla percezione che gli altri politici hanno sia della prima ministra finlandese, che nel romanzo segue un percorso di autoconsapevolezza sugli eventi che le sue scelta hanno generato, sia del gruppo di precari che si sobbarcano un lavoro che dovrebbe essere di competenza di altri, con una descrizione al limite della follia. Un po' come se pensare a un mondo a misura di persone fosse una cosa folle e illogica.
Al netto delle conclusioni dolci-amare del romanzo, è comunque una lettura divertente che, come tutta la letteratura d'ironia, su tutti il nostro Stefano Benni, ha come obiettivo non solo quello di divertire, ma anche di far riflettere.
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