L'anno del sole quieto, romanzo sul viaggio nel tempo di Wilson Tucker, ha (o dovrebbe avere) il suo punto di forza nella denuncia sociale: Tucker, infatti, si concentra soprattutto sulle tensioni sociali generate dal razzismo e dalla sempre maggiore diminuzione delle risorse, in particolare negli Stati Uniti dove è ambientato il suo libro. Alla prova dei fatti, però, pur se resta comunque un valido romanzo, le tensioni e i problemi che hanno portato al futuro apocalittico descritto nel finale non vengono mai ben approfondite, perdendo quindi parte dell'idea di denuncia che avrebbe potuto sorreggere l'intero romanzo: sia le tensioni politico-sociali, sia la diminuzione delle risorse alla fine prendono appena una paginetta ciascuna o poco più. Tucker si concentra però sulla descrizione delle lotte civili nel futuro, e lascia nel finale un po' di amaro in bocca al lettore, non solo per come hanno concluso la loro vita i tre protagonisti viaggiatori del tempo, ma anche per ciò che non ha approfondito e per la leggenda dell'uomo che è due uomini che è lasciata in sospeso, senza alcuna connessione con nessuno dei personaggi, se non un vago accenno proprio sulle battute finali.
Di fondo non sarebbe comunque un brutto romanzo, ma se confrontato con la sceneggiatura di Altieri, che ha scritto alcuni anni fa e che viene inserita in appendice nel volume della Collezione Urania da me letto, i difetti dell'opera di Tucker risultano ancora più evidenti, nonostante Altieri non si concentri molto sulla questione delle risorse. Lo stesso poliedrico autore italiano decide anche di sviluppare meglio la leggenda dell'uomo che è due uomini, costruendo una sceneggiatura che ricorda l'Odissea nello spazio di Kubrik e una fantascienza più psicologica, alla Stanislaw Lem per intendersi. Alla prova dei fatti, quindi, soprattutto se avete amato Poul Anderson, l'ideatore della Pattuglia del Tempo, non si può non restare delusi di fronte al romanzo di Tucker, sia per gli aspetti temporali sia per quelli sociologici.
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