Neil Gaiman, tra l'attività di romanziere e di sceneggiatore di fumetti, soprattutto sulle pagine di Sandman in quest'ultimo caso, è riuscito a modernizzare e rendere adulto un genere particolare e prettamente infantile: le favole. Le storie di Gaiman non possono essere banalmente classificate come fantasy, ma sono delle vere e proprie favole che riscoprono, anche, la drammaticità e la crudezza degli avvenimenti, proprio come le favole originarie, non risparmiando la bruttezza degli avversari ai propri lettori.
Qualcosa del genere avviene anche in Coraline: la protagonista, Coraline appunto, è una bambina vivace e con lo spirito dell'esploratore che si è trasferita da poco con i suoi genitori, che lavorano da casa, ma che sembra abbiano poco tempo da dedicare alla loro bambina. E' su questo che sembra fare leva la cattiva della storia, una sorta di bambola di pezza vivente con le sembianze della madre e che si nasconde nell'appartamento accanto a quello della famiglia di Coraline, dietro la 14.ma porta della sua casa, una porta chiusa dietro la quale c'è un muro di mattoni. Eppure, un giorno, questo muro di mattoni non c'è più, e Coraline, spinta dal suo solito spirito esplorativo, incontra l'altra madre, l'altro padre e tutta una serie di bizzarri personaggi, all'inizio apparentemente simpatici e rassicuranti. Solo un senso di pericolo appena appena vago, un piccolo talismano prestatole da due attrici in pensione che abitano al piano di sotto e l'aiuto di un gatto consentiranno a Coraline di liberare i prigionieri di quella malvagia creatura e ritornare alla sua casa insieme ai genitori.
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