Stomachion

giovedì 2 giugno 2011

La prima guerra del football

More about La prima guerra del football e altre guerre di poveri In questo momento mi trovo a New York. Questo post è stato programmato in anticipo. Se posso scriverò qualcosa per raccontarvi della gita, altrimenti dovrete attendere il rientro.

Fa caldo. Faceva caldo. All'Hotel Metropol. A tropici. Quelli africani. Quelli del Ghana. Era il 1960 e Ryszard Kapuscinski iniziava la sua avventura come corrispondente dall'estero, seguendo la politica africana, seguendo uno dei primi, grandi leader politici africani, Kwame Nkrumah.
E intorno a lui che si stringe una nazione che vuole uscire dal colonialismo britannico, e intorno a figure come la sua, destinate inevitabilmente a fallire nella strada verso la liberazione completa, che le genti africane si stringono per uscire dal colonialismo europeo. Ancora dopo la Seconda Guerra Mondiale l'Europa ha le sue colonie in Africa. E questo genera personaggi di grande carisma, che cercano di essere simbolo di una rivolta, di un desiderio di rivalsa e indipendenza, gente come Patrice Lumumba o come Millinga. E attraverso gente come loro che il giornalista polacco descrive un intero continente, attraverso il quale ha viaggiato in lungo e in largo.
E scrive anche con uno stile molto colloquiale, oserei dire un blog ante-litteram, che non rinuncia alla precisione, come nel caso del Sud Africa e dell'apartheid e degli afrikans. Sono una razza particolare, e chiamarla razza è un favore, visto che si considerano più bianchi dei bianchi europei rimasti a casa. Sono intrisi di una dottrina fortemente messianica, ritenendo la loro presenza in Sud Africa come voluta dal loro Dio, in nome del quale sono disposti a fare di tutto, anche combattere contro altri bianchi, come per un certo periodo fecero contro i britannici. Tra afrikaners e inglesi, dunque, la vita degli africani, quelli veri, era dura e la colonizzazione estremamente pesante.
D'altra parte un po' tutti i paesi africani subivano colonizzazioni non da poco. Leggiamo cosa scrive Kapuscinski sull'Algeria:
L'immagine tipica di un paese coloniale è quella in cui si vede una moderna fabbrica di transistor tutta automatizzata, con accanto delle grotte abitate da gente che adopera ancora la zappa di legno. "guardate che splendide strade abbiamo costruito" dicono i colonizzatori. Sì, ma lungo la strada si snodano i villaggi i cui abitanti non sono ancora usciti dal paleolitico.
E sembra di essere in Algeria, mentre è al governo Ben Bella, che poi subirà un colpo di stato. E poi il giornalista, sopravvissuto a entrambi i governi, si sposta in Nigeria, un paese che brucia sin dagli anni Sessanta, un paese che costringerà il polacco a tornare in patria, dove resta fermo per poco, e quindi riparte, questa volta Centro e Sud America. Prima tappa il Salvador e la prima guerra del football, quella che da il titolo alla raccolta, quella scoppiata con l'Honduras a causa della qualificazione persa dalla sua squadra contro quella salvadoregna.
L'esaltazione del sud del mondo, delle passioni e dei conflitti di popoli oppressi dai paesi industrializzati, dalle guerre, anche da se stessi. Un racconto appassionante di tanti piccoli conflitti che, ancora oggi, continuano a non avere termine.

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