Stomachion

sabato 26 gennaio 2013

Season One: Fantastici Quattro

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Di Roberto Aguire-Sacasa c'è da fidarsi come scrittore: la sua storia è ben scritta, bella, interessante e riporta nel terzo millennio il concetto di famiglia, non solo come un legame di sangue, ma come qualcosa di più. Emblematico in questo senso quello che dice Ben Grimm prima di chiedere all'Uomo Talpa di ritrasformarlo nell'essere roccioso uscito dalle lamiere dell'astronave di Reed Richards:
E non devo costruire nessuna famiglia, perché ne ho già una... che ha bisogno di me.
I personaggi, poi, sono ben caratterizzati: Reed Richards è uno scienziato quasi credibile (il quasi verrà approfondito più avanti); Susan è la donna bella, intelligente e innamorata di Reed che abbiamo conosciuto in questi 50 anni di attività del gruppo e che continua a sentirsi trascurata dal suo uomo, come capita alle compagne degli scienziati (che però di solito dedicano un po' più di tempo alle loro famiglie di quanto non faccia Reed, per esempio); Johnny è il belloccio che come al solito prima agisce e poi, forse, pensa; Ben è l'uomo su cui si può sempre contare, l'amico che sai che ci sarà nel momento del bisogno.
E poi c'è l'assistente di Reed, Alyssa, che passa più tempo con lo scienziato di quanto non ne passi Susan con il fidanzato, e c'è l'Uomo Talpa, Harvey Elder, uno scienziato incompreso, per usare lo stesso termine di Susan, che riceve comprensione e ospitalità proprio da questa strana famiglia, così simile a lui e ai suoi amici, gli abitanti del mondo sotterraneo.
Nel complesso questi Fantastici Quattro sono anche più interessanti delle versioni originali di Lee e Kirby, molto più approfondite e sfaccettate, però il difetto del volume sta in un piccolissimo dettaglio: uno spostamento in avanti nel tempo delle origini del gruppo. Se da una parte questo ha portato a una giusta idea, quella di inserire Reed dentro il mercato dei viaggi spaziali privati, non tiene però conto di due dettagli fondamentali. Reed Richards, infatti, viene descritto come una sorta di Fermi, uno scienziato in grado di comprendere sia gli aspetti sperimentali sia quelli teorici ma anche di metterli in pratica entrambi, oltre a rappresentare una figura di esperto in grado di discorrere con precisione praticamente di ogni cosa, ovvero una figura abbastanza anacronistica al giorno d'oggi (o comunque in via d'estinzione, a meno di non considerare Reed un cinquantenne, almeno), visto che anche gli stessi teorici stanno iniziando a sperimentare il lavoro di equipe.
Questa descrizione ha certo il pregio di rappresentare Reed per un genio assoluto, quasi inarrivabile, il che d'altra parte alimenta le idee degli scienziati rinchiusi in una sorta di torre d'avorio (cosa vera per un gruppo sempre più piccolo di scienziati, nonostante i rischi che si corrono a mettersi in gioco, soprattutto negli Stati Uniti), ma rende probabilmente l'errore degli schermi insufficienti ancora più evidente. Viaggiare nello spazio, infatti, presenta una serie di problematiche legate alla sopravvivenza degli astronauti. Questo vuol dire che gli schermi progettati per, ad esempio, consentire agli esseri umani di vivere sulla Stazione Spaziale Internazionale non sono sufficienti per voli interplanetari. Al più per arrivare sulla Luna. Questo vuol dire che in base agli obiettivi della missione bisogna progettare le opportune misure di sicurezza per il volo, per cui, anche a rischio di essere pedante, come è possibile che un genio come Reed Richards non sia riuscito a progettare degli schermi sufficienti per sopportare un volo interplanetario, l'unico che potrebbe spiegare l'effetto disastroso degli stessi raggi cosmici sulla strumentazione? Non era più semplice introdurre una avaria dovuta a un fattore esterno, come ad esempio una pioggia di meteoriti, molto più accettabile di una cattiva progettazione degli schermi, che di fatto rende il comportamento di Reed così irresponsabile che si sarebbe dovuto rinchiudere in una stanza buia immerso dai sensi di colpa per aver rovinato la vita alla fidanzata e ai suoi amici?
Certo la battuta fornita in risposta alla domanda di Alyssa sui rischi del volo orbitale
Statisticamente è più pericoloso andare in auto
non è molto differente dalle risposte che Feynman si sentì dare mentre lavorava per la commissione d'inchiesta sul disastro del Challenger del 1986 e non fa onore per nulla a Reed, visto che in quel volo sperimentale metteva a rischio non solo la sua vita, ma soprattutto quella della sua famiglia.
E questo è in un certo senso il baco d'origine del gruppo, quel volersi fondare sui valori di famiglia che, di fatto, l'esperimento da cui traggono i loro poteri è un esempio di come un capo famiglia e una famiglia in generale non dovrebbero comportarsi. Molti obietteranno che il resto della carriera dei Fantastici Quattro è spiegabile come un tentativo di correggere, se non nei fatti almeno nella morale, quell'errore iniziale, ma ciò non toglie che le origini degli Ultimate Fantastic Four sono di gran lunga migliori di quelle dei Fantastici Quattro, anche di quelli di questo Season One.
Un ultimo accenno a David Marquez, che disegna il volume. Il cartoonist riesce ad essere preciso e dettagliato e, nelle giuste occasioni, anche spettacolare, rendendo il volume gradevole anche alla vista. Il tratto, poi, sembra una via di mezzo tra quello di Kevin Maguire e Steve McNieven, mentre il restyling dei costumi sembra, però, un progetto di Jim Lee (o forse è Lee che si è ispirato ai costumi degli FF per la riprogettazione di quelli di New 52?).

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