In generale i fumetti lovecraftiani possono essere suddivisi in due filoni: gli adattamenti più o meno fedeli, più o meno efficaci, dell'opera del Solitario di Providence e le storie originali che si inseriscono all'interno dei suoi cicli narrativi, in particolare quello dei Miti di Chtulhu. In quest'ultimo filone si inseriscono ad esempio le storie di Alan Moore, sia quelle più letterarie sia il fumettistico Neonomicon, raccolto in volume dalla Bao.
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Interessante poi sembra essere il progetto della Arcana che si concentra sugli incubi di un Lovecraft bambino, ideato e scritto da Bruce Brown e costituito da tre titoli: The Undersea Kingdom, scritto con Dwight MacPherson e disegnato da Thomas Boatwright con uno stile che ricorda Sam Kieth; The Frozen Kingdom disegnato da Renzo Podesta di cui potete leggere un estratto, diffuso dallo sceneggiatore, su Comic Monsters e che mostra come lo stile di Podesta sia fortemente influenzato dal maestro Bill Sienkewicz; e The Kingdom of Madness, disegnato ancora una volta da Boatwright. Infine, forse da recuperare, c'è la serie di fumetti editi dai Boom! Studios che hanno in Chtulhu Tales il titolo portante, indicato come uno dei dieci migliori fumetti lovecraftiani da MTV.
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Tra i prodotti antologici, poi, si segnala anche Graphics Classics: H.P.Lovecraft o i due volumi dedicati dalla Self Made Hero ai racconti del Solitario di Providence. Entrambi i volumi dell'antologia sono stati pubblicati dalla Magic Press (tra l'altro editore anche di Locke & Key), insieme con la trasposizione a fumetti de Le montagne della follia e de Il caso di Charles Dexter Ward, cui si spera seguiranno gli altri due volumi che Culbard ha realizzato sempre per la SMH.
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Prima di questo volume, però, la Magic, come detto, aveva anche pubblicato il primo Lovecraft - Antologia, con la proposizione delle versioni a fumetti di alcuni classici lovecraftiani: si va dal Richiamo, storia di apertura del volume, disegnata da D'Israeli con uno stile piuttosto squadrato che ricorda la serie animata Aeon Flux, a L'abitatore del buio, disegnata da Shane Ivan Oakley con uno stile che ricorda i fumetti noir dell'epoca pulp.
E' presente anche lo stesso Culbard, con una bella interpretazione de L'orrore di Dunwich, mentre Il colore venuto dallo spazio è disegnato da Mark Stafford con uno stile quasi cartoonesco che risulta ancora più inquietante soprattutto per le deformazioni dei personaggi che risultano così molto efficaci. D'altra parte Leigh Gallagher propone, ne La maschera di Innsmouth, uno stile realistico per la maggior parte efficace all'ambientazione della storia. I topi nel muro sono invece affidati a David Hartman, il cui stile richiama il miglior Eisner, mentre la chiusura del volume è affidata ad Alice Duke che con il suo efficacissimo stile pittorico rende perfettamente le atmosfere inquietanti di Dagon.
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Ha poi fatto una comparsa abbastanza effimera (il post originale è stato cancellato dall'autore, Julien Bazinet) il mash-up tra I miti di Chtulhu e i Peanuts di Schultz (via io9). Interessante poi il progetto Lovecraft for beginners di R. J. Ivankovich, su cui spero di poter scrivere a parte. Di ispirazione lovecraftiana, infine, sembra Broodhollow di Kris Straub, anche questo segnalato da io9.
La chiusura la dedico al mangaka Junji Ito che in una intervista rilasciata per il magazine 78 conferma le influenze lovecraftiane sul suo stile, in particolare nel manga Uzumaki. A puro titolo di esempio date un'occhiata a Thing That Drifted Ashore.
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