E' la storia d'apertura del #3557 a meritare anche l'apertura di questo (spero) breve articolo. Rumori nel silenzio presenta, infatti, un vero e proprio thriller ad alta tensione, una storia che è quasi un horror, proprio come molti classici del genere. Pietro Zemelo porta Pippo e Topolino in una sperduta località montana immersa nella neve. Qui, grazie a un'improvvisa bufera di neve, costringe i due amici a separarsi, Pippo nel paesotto ospitato dalla padrona dello chalet che i due anno affittato per una settimana, e Topolino bloccato proprio in quello chalet sulle rive di un lago ghiacciato. Il tutto viene poi mescolato con la diffidenza dei locali alimentata da un misterioso ladro che si aggira per il paese.
Non è, però, certo la risoluzione di quest'ultimo mistero il vero motore della storia, bensì l'atmosfera cupa in cui Topolino si trova costretto a vivere per un paio di giorni, all'interno di una casa scricchiolante e piena di spifferi. E' quasi una storia di casa stregata, se consideriamo che Topolino recupera la sua freddezza proprio allontanandosi dalla stessa, ma come detto all'inizio siamo di fronte a un thriller.
Ad affiancare Zemelo troviamo un buon Mattia Surroz, che con un tratto chiaro e lineare, che in alcuni punti ricorda quello di Alessio Copèpola, più che giocare sulle atmosfere, per sottolineare i momenti di tensione e dramma esibisce un'ottima gestione delle espressioni. D'altra parte moltissimi film di genere con ambientazione invernale non hanno avuto bisogno di fotografie cupe e anzi proprio nella chiarezza delle immagini hanno trovato un punto forte della narrazione visiva.
Storia in due tempi che da pregio e regge la qualità generale del numero, che vede, finalmente mi viene da dire, la conclusione della saga delle GM, quella della Pietra sussurrante. Il viaggio nel tempo di Qui, Quo, Qua, Newton e Bob Tycoon alla ricerca di alcune mistiche pietre del passato alla fine si conclude con la distruzione dei retrocchiali (speriamo per sempre), forse unica buona notizia in una storia senza grossi guizzi, tutto sommato dimenticabile e che, personalmente, non è mai riuscita veramente ad appassionarmi, se non per alcuni elementi fantascientifici sui cui ho scritto nelle recensioni precedenti. Un vero peccato considerando gli autori coinvolti, Bruno Enna e Alessandro Perina.
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