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lunedì 22 gennaio 2024

Rompicapi di Alice: Storia di un uovo e di un turco

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L'Humpty Dumpty di Tenniel
Probabilmente fu per via del riferimento iniziale a un romanzo di fantascienza, che alla fine optai per non inserire all'interno della serie dei Rompicapi di Alice l'articolo dedicato agli Automi scrivani. In effetti nei carteggi relativi a Lewis Carroll si ritrova una lettera del 1898 di Walter Lindsay, di Philadelphia, che scrive a Carroll a proposito di un Humpty Dumpty meccanico.
Quasti altri non è che un grosso uovo antropomorfo seduto sopra un alto muro protagonista di una delle filastrocche di Mamma Oca, personaggio risalente almeno al 1660, anno in cui si ritrova il primo riferimento letterario in uno scritto di Jean Loret. La prima filastrocca riferita al personaggio di Humpty Dumpty risale, invece, al 1797 nel Juvenile Amusements di Samuel Arnold:
Humpty Dumpty sat on a wall,
Humpty Dumpty had a great fall.
Four-score Men and Four-score more,
Could not make Humpty Dumpty where he was before.
Venne successivamente inglobato nelle già citate filastrocche di Mamma Oca appena sei anni più tardi, nel 1803. Bisogna, poi, attendere una settantina di anni, e un almeno un altro paio di filastrocche a lui dedicate, per vederlo comparire nel seguito del Paese delle Meraviglie, ovvero qeull'Attraverso lo specchio del 1871 che, come abbiamo visto, era basato su un'ipotetica partita a scacchi.
La data di uscita del romanzo è, probabilmente, significativa per spiegare come mai uno dei più famosi automi dell'epoca non venne inserito all'interno del romanzo. Mi riferisco al Turco, automa scacchistico costruito da Wolfgang von Kempelen su commissione dell'imperatrice Maria Teresa d'Austria.
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Una ricostruzione del turco - via commons
Attraverso una serie di ingranaggi, era in grado di muovere i pezzi posti sulla scacchiera costruita proprio di fronte all'automa. Inoltre davanti al tavolo di gioco, completamente chiuso, c'erano tre sportelli che von Kempelen apriva uno alla volta per mostrare gli ingranaggi all'interno della cassa. Ovviamente, prima di aprire uno sportello, l'inventore chiudeva quello precedente, consentendo all'operatore umano nascosto nella cassa di spostarsi di volta in volta per non essere visto dal pubblico.
Sì, il Turco, in realtà, non era un automa, ma era guidato da un operatore umano sufficientemente piccolo da restare nascosto nella scatola sottostante, oppure, come nel caso del polacco Worowski, si trattava di una persona che aveva perso le gambe.
In effetti questa supposizione viene da un articolo non accreditato pubblicato nel 1859 che riporta una storia narrata dal mago e illusionista francese Jean-Eugène Robert-Houdin, che ovviamente essendo nato nel 1805 non poteva essere stato testimone di questa storia. A sua volta questa ispirò il film francese del 1927 Le Joueur d'échecs (Il giocatore di scacchi) di Raymond Bernard, in cui Worowski diventa un ribelle che, utilizzando il Turco di von Kempelen, si introduce nel palazzo di Caterina II, zarina di tutte le Russie.
D'altra parte il Turco, quello vero, venne venduto a Johann Mälzel proprio nel 1805 dopo la morte di Von Kempelen, avvenuta nel 1801. A sua volta Malzel vendette il Turco nel 1811 all'allora Principe di Venezia e Vicerè d'Italia, per poi riprenderselo qualche anno più tardi, nel 1815. Non si sa bene come andarono le cose, ma c'è chi dice che Malzel riacquistò il Turco perché il principe Eugenio rimase deluso dallo scoprire che il Turco non era un vero automa.
Ad ogni buon conto Malzel organizzò un vero e proprio tour del il Turco in giro per l'Europa. A quanto pare tra i suoi operatori ci fu anche il maestro di scacchi Jacques Mouret. Dopo aver raggranellato un bel gruzzolo nel vecchio continente, Malzel proseguì nel 1826 negli Stati Uniti, dove a interrompere la sua carriera, diciamolo pure, truffaldina, ci pensò Edagr Allan Poe con un articolo del 1836 pubblicato sul Southern Literary Messenger. Dopo varie peripezie, il Turco finisce nelle sale prima e nello scantinato poi del Peale Museum a Filadelfia, dove venne distrutto da un incendio il 5 luglio del 1854.
L'automa di Humpty Dumnpty di Lindsay, invece, almeno basandosi sulla descrizione contenuta nella sua lettera a Carroll, era genuino. A quanto pare usato all'interno di uno spettacolo tratto dai romanzi di Alice, era in grado di cambiare espressione (ad esempio era in grado di sorridere a tutta faccia) e persino di arricciare il naso. Era costituito da una serie di leve e ingranaggi che venivano manovrati su una specie di tastiera da un operatore dietro le quinte, in maniera un po' più sofisticata di un semplice burattino. Non ebbe, alla fine, miglior fortuna del Turco, ma in questoi caso fu soprattutto a causa del suo eccessivo e genuino successo presso i bambini.
Carroll sarebbe stato lieto di leggere la storia della versione meccanica di uno dei protagonisti dei suoi romanzi, ma, purtroppo, non fece in tempo: la lettera, infatti, è datata 12 settembre, otto mesi dopo la scomparsa dell'autore di Alice. Sono, però, riuscito a trovare la fotografia cui presumibilmente fa riferimento Lindsay nella sua lettera, in cui vediamo il suo automa mentre "conversa" amabilmente con Alice.
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