Uno degli aspetti più trascurati nella narrativa di fantascienza è il problema su come nutrirsi nel corso dei viaggi spaziali. Generalmente ce la si sbriga con una soluzione molto simile a quella proposta in Star Trek: una macchina che produce, senza specificare come, il cibo su richiesta dei viaggiatori spaziali. Massimo Mongai, invece, affronta il problema da un punto di vista completamente diverso, per certi versi più realistico e umano. E così eccoci servito Memorie di un cuoco d'astronave, un romanzo rapido nella lettura, divertente e irriverente, dove lo scrittore immagina un futuro decisamente molto interessante.
Per la struttura proposta, Memorie ricorda la Guida galattica di Douglas Adams, ma per altri aspetti ricorda molto di più le avventure di Valerian e Laureline di Pierre Christin e Jean-Claude Mézières, con cui condivide uno spirito critico non tanto sul genere narrativo della fantascienza, quanto sulla società, ovviamente vestito da toni ironici abbastanza simili.
Il primo elemento che colpisce è, indubbiamente, le motivazioni che hanno permesso alla Terra di entrare dentro una specie di alleanza galattica che solo in prima battuta ricorda i Pianeti Uniti di Star Trek: gli affari.
Per entrare in questa alleanza interplanetaria, infatti, bisogna avere da tempo accettato il libero mercato, ma non quello che abbiamo oggi sulla Terra, o che c'era all'epoca del romanzo, il 1997, ma un mercato dove c'è vera concorrenza e nessuna delle parti è realmente sostenuta dal potere politico con agevolazioni ad hoc.
Questo sviluppo futuro, però, sembra che sia sostenuto anche da altre evoluzioni nella società, come ad esempio una vera liberazione dei costumi sessuali o delle abitudini alimentari. In questo campo, poi, Mongai non risparmia una critica al vegetarianesimo, con delle motivazioni che sul momento paiono anche condivisibili, ma che nel complesso mi sono risultate un po' deboli, soprattutto nell'ottica di una società descritta come aperta a qualunque idea.
Più interessanti, invece, le considerazioni di ordine religioso, questo perché i mille tabù presenti nelle diverse culture descritte dallo scrittore nel corso del romanzo creano non pochi grattacapi al protagonista, Rudy "Basilico" Turturro, il giovane cuoco che decide di prestare la sua opera per i viaggiatori interstellari.
E qui, probabilmente, abbiamo la vera morale del romanzo: l'intelligenza di una specie la si misura nella sua capacità di superare i propri stessi tabù.
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