C'era una volta un gatto di nome Micio che viveva in una piccola casa di campagna con la sua padrona, una vecchietta gentile e premurosa. Micio era un gatto molto felice, amava giocare con la sua padrona e amava mangiare.
Un giorno la padrona di Micio preparò la panzanella, un piatto di pane raffermo condito con pomodori, cetrioli, cipolla e basilico. La panzanella era deliziosa, e la padrona di Micio ne mangiò un bel pezzo. Quando la vecchina ebbe finito di mangiare, mise ciò che restava della panzanella in frigo per il giorno dopo.
Micio aveva visto la padrona mangiare la panzanella, e ne aveva l'acquolina in bocca. La notte, quando la sua padrona si era addormentata, Micio si avvicinò al frigo e aprì la porta. Annusò la panzanella, e ne fu ancora più deliziato. Micio, allora, assaggiò un po' di quella panzanella: era deliziosa, e così ne mangiò ancora un altro po'. Alla fine Micio mangiò tutta la panzanella, e poi tornò a dormire.
Il giorno dopo, quando la padrona di Micio si svegliò, andò in frigo per prendere la panzanella. Ma la panzanella non c'era più. La padrona di Micio si arrabbiò molto, e chiamò il suo gatto. Micio arrivò dalla padrona, e la padrona gli chiese: "Dove hai messo la panzanella?" Micio non rispose, ma la padrona vide che aveva la bocca sporca di pomodoro. La padrona di Micio capì che aveva mangiato la panzanella, e si arrabbiò ancora di più. Così, per punizione, lo mandò fuori casa, e Micio rimase solo per tutto il giorno.
Il gatto era triste, ma la sera la padrona si pentì di averlo cacciato fuori di casa. La vecchina andò a prendere Micio, che così tornò a casa. La padrona diede a Micio un bel piatto di panzanella, che mangiò con gusto.
Micio e la sua padrona vissero felici e contenti.
Nelle altre due versioni della storia, corpotagonista insieme con Micio (grande fantasie nei nomi!) troviamo un contadino. Questa è la prima delle due ulteriori versioni, che non ho ritoccato, e che ha, come giusto che sia per le favole, una morale finale:
Un giorno la padrona di Micio preparò la panzanella, un piatto di pane raffermo condito con pomodori, cetrioli, cipolla e basilico. La panzanella era deliziosa, e la padrona di Micio ne mangiò un bel pezzo. Quando la vecchina ebbe finito di mangiare, mise ciò che restava della panzanella in frigo per il giorno dopo.
Micio aveva visto la padrona mangiare la panzanella, e ne aveva l'acquolina in bocca. La notte, quando la sua padrona si era addormentata, Micio si avvicinò al frigo e aprì la porta. Annusò la panzanella, e ne fu ancora più deliziato. Micio, allora, assaggiò un po' di quella panzanella: era deliziosa, e così ne mangiò ancora un altro po'. Alla fine Micio mangiò tutta la panzanella, e poi tornò a dormire.
Il giorno dopo, quando la padrona di Micio si svegliò, andò in frigo per prendere la panzanella. Ma la panzanella non c'era più. La padrona di Micio si arrabbiò molto, e chiamò il suo gatto. Micio arrivò dalla padrona, e la padrona gli chiese: "Dove hai messo la panzanella?" Micio non rispose, ma la padrona vide che aveva la bocca sporca di pomodoro. La padrona di Micio capì che aveva mangiato la panzanella, e si arrabbiò ancora di più. Così, per punizione, lo mandò fuori casa, e Micio rimase solo per tutto il giorno.
Il gatto era triste, ma la sera la padrona si pentì di averlo cacciato fuori di casa. La vecchina andò a prendere Micio, che così tornò a casa. La padrona diede a Micio un bel piatto di panzanella, che mangiò con gusto.
Micio e la sua padrona vissero felici e contenti.
C'era una volta un gatto di nome Micio che viveva in una piccola casa di campagna con il suo padrone, un contadino. Micio era un gatto molto goloso e amava mangiare di tutto, ma il suo piatto preferito era la panzanella.
Un giorno, il contadino fece la panzanella per pranzo. Micio sentì l'odore del pane fresco e del pomodoro e cominciò a miagolare. Il contadino gli diede un po' di panzanella e Micio la mangiò tutta in un sol boccone.
Il giorno dopo, il contadino fece di nuovo la panzanella. Micio sentì l'odore del pane fresco e del pomodoro e cominciò a miagolare. Il contadino gli diede un po' di panzanella, ma Micio la mangiò tutta in un sol boccone e ne volle ancora.
Il contadino non aveva più panzanella da dare a Micio, ma Micio continuava a miagolare. Il contadino allora decise di dare a Micio un pezzo di pane secco. Micio non era contento, ma mangiò il pane secco.
Il giorno dopo, il contadino non fece la panzanella. Micio sentì l'odore del pane fresco e del pomodoro, ma non miagolò. Il contadino gli diede un pezzo di pane secco, ma Micio non lo mangiò.
Il contadino allora capì che Micio aveva imparato a non essere così goloso. Da quel giorno, Micio mangiò sempre con moderazione e fu sempre felice.
L'ultima versione è la più debole da un punto di vista letterario e narrativo, ma matematicamente la più interessante. Ve la propongo alternandola con i miei commenti. L'attacco è identico alla versione precedente:
Un giorno, il contadino fece la panzanella per pranzo. Micio sentì l'odore del pane fresco e del pomodoro e cominciò a miagolare. Il contadino gli diede un po' di panzanella e Micio la mangiò tutta in un sol boccone.
Il giorno dopo, il contadino fece di nuovo la panzanella. Micio sentì l'odore del pane fresco e del pomodoro e cominciò a miagolare. Il contadino gli diede un po' di panzanella, ma Micio la mangiò tutta in un sol boccone e ne volle ancora.
Il contadino non aveva più panzanella da dare a Micio, ma Micio continuava a miagolare. Il contadino allora decise di dare a Micio un pezzo di pane secco. Micio non era contento, ma mangiò il pane secco.
Il giorno dopo, il contadino non fece la panzanella. Micio sentì l'odore del pane fresco e del pomodoro, ma non miagolò. Il contadino gli diede un pezzo di pane secco, ma Micio non lo mangiò.
Il contadino allora capì che Micio aveva imparato a non essere così goloso. Da quel giorno, Micio mangiò sempre con moderazione e fu sempre felice.
C'era una volta un gatto di nome Micio che viveva in una piccola casa con il suo padrone, un contadino. Il gatto era molto goloso e amava mangiare di tutto, ma il suo cibo preferito era la panzanella.
Un giorno, il contadino fece la panzanella per pranzo. Micio sentì l'odore del cibo e cominciò a miagolare.
A questo punto ecco la prima differenza:
Un giorno, il contadino fece la panzanella per pranzo. Micio sentì l'odore del cibo e cominciò a miagolare.
Il contadino lo vide e gli disse: "Non ti preoccupare, Micio, ti darò un po' di panzanella dopo pranzo".
Il gatto si accontentò e aspettò pazientemente. Dopo pranzo, il contadino diede a Micio una ciotola di panzanella. Micio mangiò la panzanella con gusto e si leccò i baffi.
E qui ecco che la scena si ripete il giorno dopo, esattamente identica a quanto narrato poco sopra:
Il gatto si accontentò e aspettò pazientemente. Dopo pranzo, il contadino diede a Micio una ciotola di panzanella. Micio mangiò la panzanella con gusto e si leccò i baffi.
Il giorno dopo, il contadino fece di nuovo la panzanella. Micio sentì l'odore del cibo e cominciò a miagolare. Il contadino lo vide e gli disse: "Non ti preoccupare, Micio, ti darò un po' di panzanella dopo pranzo".
Il gatto si accontentò e aspettò pazientemente. Dopo pranzo, il contadino diede a Micio una ciotola di panzanella. Micio mangiò la panzanella con gusto e si leccò i baffi.
Bard ripropone queste frasi, assolutamente identiche una all'altra, per altre sei volte. Alla sesta volta, però, la frase finale si tronca, non si sa se per un raggiunto limite di caratteri o ripetizioni, o per un qualche senso di autoironia (ovviamente ritengo sia per il primo caso:
Il gatto si accontentò e aspettò pazientemente. Dopo pranzo, il contadino diede a Micio una ciotola di panzanella. Micio mangiò la panzanella con gusto e si leccò i baffi.
Il gatto si accontentò e aspettò pazientemente. Dopo pranzo
Con ciò, per ora, è tutto. Ci leggiamo prossimamente con, invece, un esperimento un po' più interessante perché ci dice qualcosa anche su noi stessi.
P.S.: la foto della panzanella l'ho trovata da qualche parte in giro; a quanto pare ho, purtroppo, cancellato la foto della panzanella che mangiai...
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