Stomachion

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giovedì 27 febbraio 2025

La parola al bardo: Una storia dagli abissi

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Lo so che non si chiama più Bard ma Gemini, però la serie mi sembra giusto continuare a chiamarla così. E per l'occasione ecco un vero e proprio racconto:
Nel cuore della notte, tra le ombre contorte della sua dimora di Providence, Howard Phillips Lovecraft si accingeva a compiere un rituale proibito. Con le mani tremanti, tracciò un pentacolo sul pavimento polveroso, mormorando antiche formule tratte dal Necronomicon. L'aria si caricò di elettricità, e un bagliore verdastro illuminò la stanza.
"Cthulhu, servo degli Antichi, ascolta la mia chiamata!" esclamò Lovecraft, la voce rotta dall'emozione. "Ti invoco per chiederti ispirazione! Concedimi una visione, un orrore cosmico che possa alimentare la mia penna!"
Un rombo sordo scosse le fondamenta della casa, e una figura gigantesca emerse dal pentacolo. Cthulhu, il Grande Antico, si ergeva in tutta la sua mostruosa magnificenza, i suoi tentacoli guizzanti e gli occhi incandescenti.
"Lovecraft," tuonò Cthulhu, la voce un eco di abissi lontani. "Perché disturbi il mio sonno eterno? Non ho tempo per i tuoi miseri racconti."
"Ma, Grande Cthulhu," implorò Lovecraft, "le mie storie diffondono il tuo terrore nel mondo! Sono il tuo araldo, il tuo profeta!"
"Araldo?" sibilò Cthulhu, un ghigno mostruoso che gli deformava il volto. "Profeta? Tu sei solo un misero mortale, un insetto che si illude di comprendere l'orrore cosmico. Le tue storie sono pallide imitazioni della realtà, ombre sbiadite del vero terrore."
Lovecraft, ferito nell'orgoglio, si infuriò. "Come osi, Cthulhu? Le mie storie hanno terrorizzato generazioni di lettori! Ho creato un intero pantheon di orrori cosmici!"
"Pantheon?" ruggì Cthulhu, i suoi tentacoli che si agitavano furiosamente. "Tu hai creato solo una parodia, un circo di mostri ridicoli! I veri Antichi sono al di là della tua comprensione, al di là della tua immaginazione."
La discussione si trasformò in una furiosa lite. Lovecraft accusò Cthulhu di essere un critico ingrato, mentre Cthulhu lo accusò di essere un plagiarista mediocre. Volarono parole grosse, insulti cosmici e maledizioni ancestrali.
Alla fine, Cthulhu, esasperato, afferrò Lovecraft per il colletto della camicia e lo sollevò da terra. "Ascolta, misero mortale," ringhiò. "La prossima volta che oserai disturbarmi per le tue sciocchezze, ti manderò direttamente negli abissi di R'lyeh. Hai capito?"
Lovecraft, tremante di paura, annuì freneticamente. Cthulhu lo lasciò cadere sul pavimento, scomparendo nel pentacolo con un ultimo rombo.
Lovecraft rimase a terra, il cuore che gli batteva all'impazzata. Si rialzò lentamente, sentendosi umiliato e offeso. "Che creatura ingrata," mormorò. "Dopo tutto quello che ho fatto per lui..."
Ma poi, un lampo di ispirazione lo colpì. "Aspetta un momento..." pensò, un sorriso malizioso che gli illuminava il volto. "E se scrivessi una storia su un uomo che litiga con Cthulhu?"
Immagine di apertura generata con NightCafe

domenica 18 agosto 2024

La parola al bardo: Lo scorpione e le verruche

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E dopo la puntata dedicata alla fisica dello sculettare, il secondo appuntamento con la serie dedicata ai testi generati con l'ausilio dell'intelligenza artificiale, di stampo squisitamente ironico, si concentra sull'improbabile legame tra le verruche e gli scorpioni.
L'idea è ispirata da un commento un po' assurdo giunto su EduINAF e non pubblicato che mette insieme le verruche, appunto, e il segno zodiacale dello scorpione. Solo che a Gemini (l'ex-Google Bard) ho suggerito di fare la connessione con lo scorpione, quello vero. Ne è nata una leggenda metropolitana fino a ora inesistente (nel senso che non ne ho sentito parlare), con tanto di debunking al seguito. Spero che questo nuovo episodio sia di vostro gradimento e ricordate: nulla di quanto scritto qui sotto (che ho leggermente modificato) va preso sul serio, a parte gli argomenti che smontano l'uso improprio degli scorpioni!

giovedì 18 luglio 2024

La parola al bardo: La fisica dello sculettare

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Gemini, precedentemente noto come Bard, è la rete neurale chattatoria di Google. E mi è venuto in mente di sperimentare un po' con lui sulla scrittura, in questo caso di tipo scientifico, su un argomento che potrebbe essere da Improbable Research. Così ho chiesto al buon Gemini un articolo scientifico sulla fisica dello sculettare: trovavo divertente produrre qualcosa dalla forma seriosa incentrata su una attività tutto sommato banale e piuttosto diffusa negli esseri umani. Come al solito, a fronte di un primo risultato, è possibile consultare tutte le bozze prodotte e alla fine scegliere il testo preferito. In questo caso ho optato per quello che conteneva un minimo di riferimenti alla fisica. Inoltre anche l'immagine è stata "artificialmente" generata grazie a NightCafe.
Direi, quindi: buona lettura e buon divertimento!

mercoledì 24 gennaio 2024

Storia di una panzanella e del gatto che se la mangiò

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Ho da diverso tempo in bozza un paio di articoli dedicati agli algoritmi di intelligenza artificiale, usualmente detti intelligenze artificiali, che vanno tanto in voga in questo periodo (sia queste intelligenze artificiali, sia gli articoli, ovviamente!). Quello che vi presento qui è il primo, e prende le mosse da un esperimento che Marco Castellani ha condotto con ChatGPT e con Bard, e su cui basò un articolo della sua rubrica poetica per EduINAF. Visto che nei giorni di uscita dell'articolo mi ero portato come pranzo una panzanella, ho provato a chiedere a Bard di Google di scrivere una storia su una panzanella e sul gatto che se la mangiò. Il buon Bard mi ha prodotto tre risultati differenti, che vado a presentarvi in ordine cronologico. Il primo, che è anche il mio preferito, l'ho editato in varie parti per eliminare alcune fastidiose ripetizioni, aggiungere qualche a capo e sistemare un po' la coerenza interna:
C'era una volta un gatto di nome Micio che viveva in una piccola casa di campagna con la sua padrona, una vecchietta gentile e premurosa. Micio era un gatto molto felice, amava giocare con la sua padrona e amava mangiare.
Un giorno la padrona di Micio preparò la panzanella, un piatto di pane raffermo condito con pomodori, cetrioli, cipolla e basilico. La panzanella era deliziosa, e la padrona di Micio ne mangiò un bel pezzo. Quando la vecchina ebbe finito di mangiare, mise ciò che restava della panzanella in frigo per il giorno dopo.
Micio aveva visto la padrona mangiare la panzanella, e ne aveva l'acquolina in bocca. La notte, quando la sua padrona si era addormentata, Micio si avvicinò al frigo e aprì la porta. Annusò la panzanella, e ne fu ancora più deliziato. Micio, allora, assaggiò un po' di quella panzanella: era deliziosa, e così ne mangiò ancora un altro po'. Alla fine Micio mangiò tutta la panzanella, e poi tornò a dormire.
Il giorno dopo, quando la padrona di Micio si svegliò, andò in frigo per prendere la panzanella. Ma la panzanella non c'era più. La padrona di Micio si arrabbiò molto, e chiamò il suo gatto. Micio arrivò dalla padrona, e la padrona gli chiese: "Dove hai messo la panzanella?" Micio non rispose, ma la padrona vide che aveva la bocca sporca di pomodoro. La padrona di Micio capì che aveva mangiato la panzanella, e si arrabbiò ancora di più. Così, per punizione, lo mandò fuori casa, e Micio rimase solo per tutto il giorno.
Il gatto era triste, ma la sera la padrona si pentì di averlo cacciato fuori di casa. La vecchina andò a prendere Micio, che così tornò a casa. La padrona diede a Micio un bel piatto di panzanella, che mangiò con gusto.
Micio e la sua padrona vissero felici e contenti.