Il primo e l'ultimo. Già avvenuto, con Stark, ora si ripete, con A noi vivi di Heinlein. E come promesso torno a parlarne e questa volta in maniera più diffusa. Cerchiamo, innanzitutto, di separare i due aspetti principali del romanzo: il legame con l'opera futura di Heinlein e le idee e le previsioni proposte dall'autore nel romanzo.
Il legame con i racconti e i romanzi futuri è, per un qualsiasi lettore affezionato di Heinlein, evidente: in A noi vivi sono già in embrione tutti i romanzi dello scrittore statunitense, che in pratica, come dicono Spider Robinson e Robert James nella prefazione e nella postfazione, sfrutta le tematiche del suo primo romanzo mai pubblicato sviluppandole e ponendole al centro di molti dei suoi romanzi.
Le idee e le previsioni di Heinlein, invece, fanno quasi paura, tanto sono precise, a parte forse la cronologia. Il punto di partenza dell'utopia descritta in A noi vivi è la non partecipazione degli Stati Uniti alla 2.a Guerra Mondiale: questo fatto, in un certo senso, sembra generare una serie di discussioni e attriti interni che, in maniera più o meno varia, rispecchiano molte delle discussioni contemporanee, come ad esempio le critiche sempre più diffuse al nostro attuale modello economico. E certamente è questo, oltre alle idee sui nuovi costumi sociali e sulla difesa assoluta della privacy, il cardine del romanzo. Le idee economiche di Heinlein sono tratte dalle teorie di Clifford Hugh Douglas, che propone una sorta di economia molto più sociale e solidale (Social Credit), e che il romanziere sfrutta descrivendo uno stato in cui vengono finanziati i cittadini con delle eredità di base, che possono consentire ad ognuno di sopravvivere senza necessità di lavorare, il tutto grazie al fatto che, quando c'è necessità di nuovo denaro, è il governo stesso che decide di stamparne di nuovo, aggirando in pratica l'economia basata sulle banche. Perché, parliamoci chiaro, la nostra economia ruota proprio intorno alle banche, che di fatto posseggono la maggior parte delle nazioni più avanzate (nonché quelle del così detto Terzo Mondo o in via di sviluppo), che possono prestare denaro senza possederlo, e quindi in pratica crearlo dal nulla.
E tutti i progressi tecnologici non possono essere fatti senza le banche, che finanziano dal nulla solo ciò che può far crescere il capitale: ciò però porta ad una sovrapproduzione che alla lunga porta al fallimento del sistema: interessante in questo senso il capitolo 9, durante il quale Heinlein cerca di dimostrare al lettore con un esempio come ciò sia possibile.
Heinlein, sul Social Credit, scommise la maggior parte della sua sfortunata carriera politica: presentatosi a Hollywood nelle primarie del partito democratico, venne battuto alle stesse dal candidato repubblicano, che presentatosi anche alle primarie democratiche e vincendole in pratica divenne l'unico candidato del seggio, ottenendolo automaticamente senza bisogno di elezioni (forse proprio perché il partito democratico concesse a Charles Lyons di partecipare alle primarie, Heinlein decise di far sparire i democratici nella sua storia alterata degli Stati Uniti in A noi vivi!). Non solo, comunque: il panico diffuso per la situazione economica difficile, le crisi economiche successive, le tensioni internazionali, tutto previsto con grandissima lucidità, e tutto risolto aggirando il potere delle banche, limitandolo, cambiando in pratica il modello economico alla base della società, il tutto senza dimenticare la libertà individuale, protetta per costituzione nella nuova versione della Carta Statunitense.
In un certo senso le idee economiche di Heinlein ricordano la recente proposta della decrescita, un modo per rendere la civiltà umana sostenibile non solo per il pianeta ma anche per gli esseri umani stessi: in fondo l'utopia è tale solo se è impossibile da raggiungere. Fino ad ora ogni cosa che non andasse bene per gli imprenditori era un'utopia. Dobbiamo solo cercare di essere noi a voler cambiare.
Per intanto, il discorso con Heinlein finisce qui.
Buona lettura.
E' a noi vivi che spetta portare a termine il lavoro lasciato incompiuto da quelli che qui combatterono. E' a noi vivi che spetta dedicarci al grande compito che ci resta di fronte: quello di trarre da questi nobili caduti una dedizione ancor più grande alla causa per la quale essi hanno dato la più completa e definitiva prova di dedizione; quello di affermare qui solennemente che questi morti non sono morti invano, perché questa nazione, guidata da Dio, possa rinascere nella libertà...
(dal discorso di Abramo Lincoln a Gettysburgh che da il titolo al romanzo di Heinlein)
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