Già in questa occasione Paperone mette in dubbio, questa volta da se stesso, la sua ricchezza come possibile vanto, ma questa sembra che debba subire un duro colpo in Zio Paperone snob di società. In questo caso mai titolo italiano fu più azzeccato. In effetti snob è l'abbreviazione dell'espressione latina sine nobilitate, che indicava al tempo dei duchi e dei conti tutti coloro che non avevano natali nobili, ma che comunque erano accettati, non senza qualche reticenza, nella così detta alta società. E' un po' ciò che succede a Paperon de Paperoni all'inizio dell'avventura barksiana, quando il magnate paperopolese prova ad entrare in una festa organizzata nell'hotel Swelldorf Brasstoria. Viene fermato e apostrofato all'ingresso dal ricco Procello de Lardis: Ehi, sbrindellone, non penso che tu sia stato invitato (...) Questo parti è solo per persone importanti! Soltanto accennando al fatto che l'albergo dove si tiene la festa è di sua proprietà, Procello si decide a far entrare Paperone, che si trova circondato da donne ingioiellate (tanto che una di queste porta il suo monile con una carriola!), uomini che parlano di auto e quadri, incontrando persino un barbone, diventato tale dopo aver speso le sue sostanze proprio per l'acquisto di un quadro! Un campionario di varia vanità da cui Paperone si sente escluso, ottenendo un forzato ingresso solo dopo aver recuperato il rubino striato: infatti, nonostante tutto, alle sue spalle le dame di società commentano:
- Quel Paperone... si vede spesso in giro, ultimamente!Senza contare poi che il rubino striato assomiglia a delle caramelle tanto appetite da pesci, meduse giganti e aborigeni di isole lontane!
- Troppo spesso! E' avaro, non tiene al suo look, ed è così borioso!
- E poi non fa che parlare di denaro!
- Già! Ma possiede il rubino striato, il segno più distintivo che esista al momento! E così dobbiamo invitarlo a tutti i ricevimenti!
I VIP di Paperopoli, quindi, sono un gruppo di ipocriti attirati più dall'immagine che non dai contenuti delle persone, e tale morbo a volte colpisce lo stesso Paperone, come abbiamo visto, che o cerca un oggetto per rappresentare il suo stato sociale, o fa della finta beneficenza alla città come in Paperino e la pepita mimetizzata, o coinvolge lo stesso Paperino come oggetto del suo elevamento sociale, come avviene in Paperino presidente a tutti i costi. In questo caso il buon zione, spinto dall'invidia nei confronti dei suoi colleghi miliardari che hanno nipoti in posti importanti, impone al nipote la direzione di un motel diroccato. Il buon Paperino, aiutato dai nipotini, ripulisce i locali e, spinto dal desiderio di fama, senza la dovuta esperienza nel campo, si ritrova coinvolto in una lunga serie di guai, con ciliegina finale di invito al Re dei Barboni a soggiornare presso il motel. Non può esserci nulla di peggio nella società dell'immagine, e così Paperone chiude con il cartello Disonorato sulle spalle, e Paperino come contento presidente degli scarti e rottami della fabbrica di viti e bulloni di Paperone!
Status symbol, però, è anche il ranch lussureggiante tanto desiderato da Paperino in Paperino imprenditore terriero: il nostro eroe sospira alla radio ogni volta che passa la pubblicità dell'agenzia immobiliare, e soltanto troppo tardi si accorge dell'imbroglio che gli sta dietro. Attenzione agli imbonitori, sembra dire Barks, ma anche attenzione ai guai che potrebbero procurarvi gli status symbol che volete ottenere. In effetti per Amelia, la sensuale fattucchiera napoletana, la Numero Uno altro non è che uno status symbol, mascherato da ingrediente fondamentale nella creazione dell'amuleto della ricchezza: nella spettacolare Zio Paperone e l'inespugnabile deposito, ad esempio, mentre nella prima parte, prima catastrofica con lo scatenarsi dei poteri di Amelia sul deposito, quindi gotica e terrificante quando, in un flashback, diamo un'occhiata all'antro della strega, la strega che ammalia subisce un vero e proprio esaurimento nervoso, oltre alla distruzione della sua magica bacchetta in tanti piccoli pezzettini.
Forse cercare uno status symbol non è proprio un'ottimo affare, e ogni tanto, semplicemente, vale la pena provare ad essere se stessi.
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