Lo si potrebbe definire tranquillamente il Gordon Pym della fantascienza, e ancora non si è detto nulla. Sicuramente la cappa di attesa che aleggia lungo le pagine del diario e il finale senza via di scampo lo accostano all'opera di Poe, ma l'intento di Roshwald è quello di allertarci dai pericoli di un conflitto atomico, e soprattutto di un conflitto completamente automatizzato.
La popolazione del Livello 7, poi, è tutta identificata da sigle alfanumeriche, per sottolineare la spersonalizzazione delle persone che dovranno lanciare le bombe contro il fantomatico nemico, e soprattutto per impedire ogni coinvolgimento emotivo. Lo dice lo stesso autore nelle appendici del libro:
I guardiani dell'era nucleare devono essere pronti a mostrarsi ostili sia agli amici sia ai nemici, a seconda di cosa gli ordina il loro comando!E ancora:
Alcuni hanno rivolto a Livello 7 la critica che X-127 e i suoi compagni non si comportano come esseri umani. Nella loro personalità c'è scarsa profondità emotiva, per non parlare poi di ricerca spirituale. Di conseguenza, diversamente dagli eroi dei buoni romanzi, non suscitano la partecipazione del lettore. E' una critica comprensibile, perché il lettore ama identificarsi con i personaggi della storia anziché estraniarsi da loro come nel presente caso. Questo però è proprio l'effetto che cercavo di ottenere: nella comunità del Livello 7 non c'è posto per gli esseri umani nel normale senso della parola. E se per caso ne capita uno - X-117 ne è l'esempio - gli abili manipolatori dell'anima umana lo curano dalla sua anomalia.Comunque, pur se il romanzo può essere letto da entrambi i lati, è un romanzo nato e sviluppato negli Stati Uniti, e a questa realtà Roshwald si ispira:
E' appunto in America che ho trovato il senso di organizzazione, di ordine e di efficienza che ho copiato in Livello 7: la tendenza alla quantificazione e alla statistica.E la gestione universitaria del sapere nei campus statunitensi generava un certo tipo di studenti:
Gli studenti, nel loro complesso, erano docili, seguivano gli insegnanti e leggevano i libri loro assegnati, senza metterne in dubbio le ipotesi e le conclusioni. L'insegnante aveva il comando e la sua autorità non era messa in dubbio, né davanti a lui né - spero - dietro le sue spalle. Uno studente a cui avevo chiesto la sua opinione su un certo libro mi rispose: "Non so ancora, non ho letto nessuna recensione". Studenti critici, che con il fuoco della gioventù sono ansiosi di arrivare a un proprio giudizio e di farlo conoscere, erano difficili da trovare, almeno nelle grandi università statali. Le conoscenze umanistiche degli studenti erano limitate alle letture suggerite. Quasi nessuno leggeva un buon libro per il piacere di leggerlo, all'infuori del gruppo di letture facente parte del curriculum. Né l'università né le scuole precedenti coltivavano le menti avventurose, gli intelletti esplorativi. "Infila nella mente il materiale richiesto e otterrai come output qualcosa di identico. Rispetta le leggi, segui il regolamento, sottoponiti alla statistica e andrai bene così." Mi sembrava il giusto materiale umano tra cui scegliere le reclute del Livello 7.Certo non molto lusinghiero nei confronti della cultura statunitense, e certo un processo che, ben lungi dall'essere messo in discussione ha anzi continuato ad avanzare sfruttando i nuovi mezzi di comunicazione di massa: un fumetto come gli Invisibili ha, in effetti, potuto essere concepito non senza un motivo!
Tra le appendici, comunque, anche un racconto ambientato sul pianeta Venere, dove viene descritta una interessante gestione sociale: la mediocrazia. La statistica e lo studio dei gusti della popolazione porta alla creazione, da parte ancora una volta di un computer, di scelte e gestione della cosa pubblica che sia in accordo con la media della popolazione, che in questo modo è liberata definitivamente dal prendere decisioni, e anche dalla responsabilità di avere preso decisioni sbagliate.
In definitiva un attacco alla società stessa, a come essa è strutturata, una storia di terribile attualità, considerando i recenti fatti georgiani: forse ciò che fa più paura nel romanzo di Roshwald è che ben poco è cambiato da allora. Era il 1959.
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