'Ala al-Aswani è un dentista egiziano che, da un certo momento in poi, ha deciso di raccontare l'Egitto e la sua politica. Lo fa sui quotidiani e le riviste della sua nazione e anche con la sua attività di scrittore. In particolare questo Palazzo Yacoubian sembra chiarire non poco la situazione dell'Egitto pre-rivoluzione, quella della primavera 2011.
La storia si svolge all'interno e intorno al Palazzo Yacoubian del titolo: i protagonisti sono un vecchio gigolò, legato all'Egitto pre-rivoluzione (quella che portò la democrazia in Egitto), Zaki bey al-Dusuqi, e rimasto col cuore a Parigi, dove ha soggiornato in gioventù per diversi anni; Taha, un giovane idealista che vuole entrare nella polizia egiziana, e la sua fidanzata, Buthayna, anch'essa altrettanto idealista fino a che non deve fare i conti con la morte del padre e la necessità di portare denaro in casa; Hatim Rashid, giornalista omosessuale che era riuscito a raggiungere un ottimo successo nonostante non nascondesse le sue inclinazioni sessuali soprattutto perché aveva deciso di distinguere tra il privato e il lavoro; Mohammad 'Azzam, un imprenditore padrone di molte delle attività presenti in via Suleyman, la via su cui si affaccia il palazzo, che un giorno si sveglia, egli sessantenne, con le voglie di un trentenne e con l'idea, in testa, di entrare in politica.
Ognuno dei protagonisti (anche quelli non citati) vedrà, per molti motivi, la sua vita rivoluzionata, e si influenzeranno a vicenda in modi a volte leggeri e impercettibili, in altre più evidenti, in un microcosmo in cui alla fine si potrà dire che ognuno ha ottenuto ciò che cercava. D'altra parte ognuno dei protagonisti, nelle mani di al-Aswani, rappresenta non solo un personaggio, ma anche un modo per raccontare l'Egitto, la diffidenza rispetto ai costumi occidentali, nonostante le aperture, o ancora meglio la chiusura intorno alle proprie tradizioni (vedi la storia di Zaki nel suo complesso e in parte anche quella di Rashid); per raccontare la corruzione, che certo è tipica delle democrazie, ma che in Egitto stava raggiungendo livelli incredibili (criminali, in un certo senso: vedi in questo caso come Azzam è riuscito a farsi eleggere); per raccontare delle prevaricazioni dell'uomo sulla donna, di come quest'ultima è regina fino a che fa comodo, fino a che segue le indicazioni dell'uomo (vedi in questo caso il trattamento che Azzam ha riservato alla sua seconda moglie, trattata tra l'altro come un'amante, nonostante sia stata regolarmente sposata); per raccontare dei compromessi che le donne stesse devono fare per poter sopravvivere, siano esse esplicitamente filo-occidentali o meno (e questo lo si capisce dal dialogo che ad un certo punto Buthayna ha con la madre, con la figlia vestita all'Occidentale); per raccontare del percorso che può portare un ragazzo idealista come Taha, che voleva entrare nella polizia, corrotta abbastanza da tenerlo fuori perché figlio di un portiere, a diventare un terrorista, a pensare che questo fosse l'unico modo per cambiare un Egitto corrotto.
In un certo senso ognuno dei protagonisti del romanzo lancia una sfida all'Egitto, e ognuno di loro esce in parte sconfitto, se vogliamo. C'è chi paga con la vita, chi con delle semplici botte, ma la conclusione, con quel matrimonio apparentemente strano tra Zaki, un uomo che in fondo ama profondamente le donne e per questo fuori posto in un Egitto tradizionalista, e Buthayna, sembra un sogno di speranza, un modo per indicare la via al giovane Egitto, guidato da tutto ciò che di buono ha imparato il vecchio Egitto.
E' un bel romanzo, raccontato con bravura, la storia di un palazzo e delle persone che lo vivono ogni giorno, una storia raccontata con la stessa sensibilità de Il palazzo di Eisner. Un romanzo che consiglio caldamente di leggere.
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