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Anche grazie a questa struttura, si comprende abbastanza presto, senza però che la cosa sia esplicita, che il narratore è morto. Non è esplicito e ogni tanto, soprattutto all'inizio, si resta col dubbio che forse non lo sia, o forse ci sono due narratori in prima persona, ma l'ambiguità non dura molto, e certo ben prima che l'autore ci racconti dell'incidente mortale. Ad aiutare questa ricostruzione sono sicuramente le digressioni in corsivo, tutte ambientate dopo il fatidico incidente, e stilisticamente molto più classiche rispetto al racconto leggero e a tratti lirico al limite del sognante del morto.
L'idea di Giuseppe Munforte, però, non è quella di raccontare la storia di una famiglia prima e dopo la morte di uno dei due genitori, o quanto meno non sembra questa, altrimenti le digressioni, che potevano essere un vero e proprio romanzo parallelo, sarebbero state molte di più e molto più corpose. In realtà è soprattutto un racconto sull'amore, quindi sulla vita e sul coraggio che ogni tanto serve per affrontarla. Un libro piccolo, veloce, che, se si riesce a sopravvivere alla prima decina di pagine, risulta anche una lettura piacevole.
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