A dare una mano ad Aldric c'è Gemmel Erekren, anch'egli mago, avversario di Kalarr, che manda il suo giovane protetto a recuperare il bastone del drago del titolo, arma che risulta fondamentale per la conclusione positiva della vicenda.
Nel complesso il romando di Morwood riprende molti dei temi de Il Signore degli Anelli o più in generale dei temi di J. R. R. Tolkien. Ad esempio la storia di Aldric ricorda, in parte, quella di Kullervo. Lo stesso Aldric viene descritto come persona gentile ma con un lato oscuro che emerge ogni volta che usa la sua spada. La stessa spada sembra avere un'anima tutta sua, anche se la cosa è appena accennata a differenza di quanto avviene con la Tempestosa di Elric. Gemmel, invece, ricorda molto da vicino Gandalf, ma risulta molto più vivido rispetto al mago tolkeniano poiché Morwood ci racconta che il personaggio, nel suo passato, ha avuto un figlio, morto per colpa della negligenza del padre. Questo crea un legame forte tra Gemmel e Aldric che va ben oltre rispetto al legame tra Gandalf e Frodo, con il primo che si sente in parte responsabile per il fardello che l'hobbit deve portare per tutta la Terra di Mezzo. Il drago che, poi, incontriamo più o meno a metà del romanzo non è necessariamente malvagio: semplicemente, come i draghi tolkeniani, è a guardia di un tesoro e solo grazie a una sorta di complesso rito si riesce a sopravvivere a una discussione con lui.
Un romanzo fantasy al tempo stesso classico, ambientato in un mondo vivido che per costruzione ricorda soprattutto Dune, visto che non è presente esplicitamente una particolare lingua, ma sono presenti una serie di termini che sembrano effettivamente tratti da varie lingue del nostro pianeta, ma anche moderno, anche grazie alla presenza di una giovane ladra, caratterizzata in maniera forte e determinata. Se vi capita, recuperatelo, come ho fatto io, da una classica bancarella!
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