Mi dispiace di aver saltato la consueta recensione domenicale di Topolino. E anche il recupero del lunedì. Senza dimenticare la consueta recensione del sabato, che però quella avrei voluto dedicarla a George Perez, ma un po' sono rimasto indeciso su cosa scrivere e dove scriverlo, perché anche il Cappellaio è una possibile sede per un articolo sul grande Perez, un po' gli impegni per la realizzazione dell'ultimo video dedicato proprio al Topolino in edicola, in particolare ai 90 anni di Pippo. Ovviamente visto il tema della cover story, I bracciali di Maciste, di Francesco Artibani e Lorenzo Pastrovicchio, il video si è concentrato anche sulla fisica del sollevamento pesi.
Prima di rimandarvi al video e all'articolo di accompagnamento, un doveroso apprezzamento al lavoro degli autori che sono riusciti, Artibani con i testi e Pastrovicchio con i disegni, a ricordare le atmosfere delle prime storie del trio Topolino-Paperino-Pippo, quelle di Floyd Gottfredson e collaboratori, per intenderci, quelle dove l'atmosfera di una Topolinia paesotto di campagna si trasformano in sensazioni e odori e si fanno vivide e precise. E poi c'è anche un po' del Superman originario, quello di Jerry Siegel e Joe Shuster, cosa che non guasta mai, o del Primo Carnera che in qualche modo ispirò lo stesso Superman.
Ora vi lascio al video e, dopo, al resto del numero con alcune considerazioni più o meno veloci, visto che il #3468 incombe ormai nelle edicole (in alcune zone d'Italia viene, infatti, consegnato proprio oggi):
Il resto del numero è costituito dalle tre saghe a puntate presenti. Di queste due arrivano a conclusione. Innanzitutto La notte di Fantomius. La sensazione è che Marco Gervasio stia arrivando alla conclusione delle avventure di Fantomius, cosa che prima o poi sarebbe dovuta avvenire. Sappiamo che il ladro gentiluomo è sparito in un qualche momento precedente alla nascita di Paperinik. Ovviamente l'eventuale narrazione della sua ultima avventura non chiude la porta al personaggio, visto che Gervasio ne sta narrando le origini in un'altra saga, e soprattutto Lord Quakcett potrebbe anche abbandonare il costume, ma magari non Topolino!
Ad ogni modo, a parte la pecca delle storie temporali, Le strabilianti imprese di Fantomius continua a essere l'opera meglio riuscita di Gervasio, e ogni volta è ricca di spunti, che a volte non capisci se sono lì per caso o se sono stati attentamente studiati dall'autore, come l'idea di Pinko di verificare se la foto di un Fantomius che si sta smascherando sia un fotoritocco oppure no. E la cosa interessante è che i fotoritocchi esistono più o meno dagli albori della stessa fotografia!
L'altra saga a concludersi è Le sette streghe vulcaniche, quattro episodi di Bruno Enna e Roberto Vian che hanno introdotto dei nuovi personaggi nel mondo della strega partenopea, oltre a recuperare un vecchio personaggio come la Nonna Caraldina. Non sto a ripetere cose già scritte relativamente agli episodi precedenti, ma rispetto a quanto già scritto c'è da aggiungere che questo è l'episodio di Amelia. Quest'ultima, per quanto meno presente di Irma anche in questo episodio conclusivo, è la vera protagonista del finale. L'alleanza con Paperone e il piano sviluppato la risollevano dalle sconfitte subite per mano di Paperone stesso, anche se molte sono state delle quasi vittorie.
La rivelazione finale, poi, da un senso al fatto che nel titolo si fa riferimento a sette streghe vulcaniche e non a otto considerando anche Amelia. Tra l'altro la strega partenopea la si è vista così potente solo in una manciata di storie, cosa abbastanza sensata considerando la battuta finale di Amelia relativa allo sforzo nell'uso della magia.
L'ultimo episodio, poi, possiamo considerarlo il riscatto definitivo di Vian, in una saga comunque disegnata al massimo, errore di posizionamento del Vesuvio a parte. In alcune vignette, soprattutto quelle in cui Irma e Amelia si scatenano, sembrava di essere tornati al tempo in cui Pikappa era pubblicato su Topolino!
A chiudere il numero, infine, arriva il terzo episodio degli Urbani paperi di Alex Bertani, Matteo Venerus ed Emmanuele Baccinelli. Con Briganti i tre autori affrontano un problema diventato pressante per Roma: i pirati.
Le piraterie più note sono indubbiamente quelle vichinghe e moresche per quel che riguarda l'Europa, e quella dei Caraibi, ben raccontata ne L'isola del tesoro. La pirateria, però, è sostanzialmente diffusa sin da quando gli esseri umani hanno utilizzato il mare Mediterraneo (o qualunque altro mare) per commerciare. L'azione più importante contro i pirati compiuta nei tempi antichi rimanda, ad ogni modo, proprio a Roma. Nel 67 a.C., infatti, Gneo Pompeo Magno mosse una grande campagna militare contro i pirati le cui basi erano poste nella parte orientale del Mediterraneo. In effetti fu una vera e propria guerra contro Mitridate VI, ottavo re del Ponto e uno dei più grandi avversari della Roma repubblicana: diciamo che i pirati facevano il lavoro sporco per Mitridate, ma i romani lo avevano capito.
La campagna militare contro i pirati più famosa è, però, quella di Giulio Cesare, che dopo essere stato rapito dai pirati e aver pagato il riscatto, mantenne la promessa che aveva fatto ai suoi carcerieri di tornare a sbaragliarli una volta liberato: era il 74. a.C. La cosa interessante e che, forse in qualche modo è entrata nell'episodio di Urbani paperi, è il comportamento di Marco Iunco, propretore della provincia d'Asia. Questi, infatti, non solo si rifiutò di giustiziare i pirati, ma cercò anche di impadronirsi delle ricchezze accumulate da questi ultimi. Ovviamente Cesare fece di testa sua!
Allo stesso modo nel corso dell'episodio scopriamo che il governatore della Levantia, nome con evidente riferimento all'oriente, tale Valerio, ha invece portato a termine un progetto non molto diverso da quello che si era proposto Marco Iunco. Il problema, cosa che non so se riuscirò a farmi andare giù, è l'aspetto di Valerio che ricorda un po' troppo il Cesare di Uderzo: assegnare a un personaggio corrotto come Valerio quelle fattezze mi è sembrato un po' eccessivo.
Dal punto di vista della storia, invece, è interessante la crescita di Faberio come personaggio: gli autori rendono sempre più evidente la caratterizzazione ambigua del personaggio presentata nei primi due episodi. Il lettore, alla fine, non risulta particolarmente stupito dal comportamento di quest'ultimo, ma in ogni caso Faberio risulta molto più efficace e interessante di Rockerone. In questo caso, soprassedendo sul fatto che gli autori avrebbero potuto fare uno sforzo per latinizzare meglio il nome di Rockerduck, mi è sembrato un po' troppo sbrigativo e superficiale il modo in cui si sono sbarazzati del personaggio, che prometteva di essere un ottimo antagonista per Paperonoro. Ho però l'impressione che rivedremo Rockerone in una futura terza stagione.
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