Il riferimento nel titolo è ovviamente alla
cover story,
Occhi al manuale!, storia in due tempi di
Francesco Vacca e
Mario Ferracina con cui, come anticipato in precedenti editoriali da
Alex Bertani, si chiude il ciclo dei due autori con le Giovani Marmotte. La storia, infatti, dotata di un ritmo incalzante, presenta tutti coloro che, nel corso della gestione, hanno cercato di mettere le mani, senza successo, sul manuale. E ci fa anche scoprire il "capo" che tirava le fila di tutti questi tentativi (non lo
spoilero, ma potete immaginare chi sia).
Per questa chiusura del suo ciclo, Vacca decide per una storia di azione pura, senza alcun reale riferimento ambientalista, a parte i riferimenti a come orientarsi, o non perdersi, all'interno di un bosco. La parte più interessante, comunque, è il ruolo di Newton all'interno della vicenda, intuibile già dal finale della storia precedente del ciclo: infatti grazie a una sua invenzione, il manuale è anche letteralmente consultabile solo ed esclusivamente dalle Giovani Marmotte. E questo suo ruolo viene anche ribadito dal riassunto delle sue invenzioni, utili e meno utili, realizzate nel corso del ciclo.
Il piatto forte è, però, il secondo episodio di
Foglie rosse. Un lungo inverno.
Claudio Sciarrone continua la narrazione parallela Terra-pianeta degli Sgarooz. Mentre questi ultimi cercano in tutti i modi di riportare da loro gli scienziati fuggitivi per riparare il ponte spaziotemporale, sulla Terra Tip, Tap e Philly si trovano nell'incresciosa situazione di dover fuggire da una struttura governativa che li ha catturati. Tra l'altro, finalmente, Sciarrone coinvolge anche Topolino nella vicenda, anticipando al lettore che verrà aggiornato su tutto quanto. La parte più interessante della storia è indubbiamente la fuga dalla struttura governativa (eccezionale, in questo senso, la
splash page in cui Tip, Tap e Philly si muovono all'interno delle condutture dell'aria condizionata), mentre mi è sembrata poco fluida la gestione dei cambi di scena tra Terra e pianeta Sgarooz.
Il numero, infine, si chiude con il prologo a
Megaricchi... Una poltrona per tre in cui
Bruno Sarda, prendendo spunto dai
reality, trasforma l'elezione del nuovo presidente del Club dei miliardari, in, appunto, un
reality show. Personalmente non solo questa storia mi lascia quasi completamente indifferente, nonostante sia ben scritta e ancor meglio disegnata da
Alessandro Perina, ma resto anche stupito dalle motivazioni che hanno spinto Paperone a presentarsi alla corsa alla poltrona. Il presidente uscente, infatti, Morduck, telefona a Paperone comunicandogli di aver venduto tutta la sua catenda di alberghi a Red Duckan. Inoltre quest'ultimo ha donato uno degli alberghi al comune di Paperopoli. E Paperone, allora, decide di partecipare al programma, ma lo fa con una battuta che personalmente ho trovato poco felice, e che mi fa accostare il Paperone di questa nuova storia di Sarda a un mafioso:
L'avevo avvertito di non toccare ciò che mi appartiene!
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