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domenica 24 luglio 2022

Topolino #3478: Il ritorno di X-Mickey

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Potrebbe sembrare un po' polemica l'enfasi del titolo della recensione, ma essendo stato un amante della serie di X-Mickey la scelta ha invece una certa vena di nostalgia. Inoltre considerando che il riferimento è alla cover story, L'incubo dell'isola di corallo, storia di Marco Nucci e Casty, c'è anche dietro l'idea che, se all'epoca questi due autori fossero stati in qualche modo arruolabili al progetto (uno di questi non lo era per limiti d'età!), il progetto avrebbe avuto, forse, una miglior fortuna.
Bando ai sentimentalismi, andiamo alla storia e in particolare alle prime sei pagine, quelle che mi hanno fatto pensare proprio a X-Mickey. Sono raccontate in prima persona da Macchia Nera, che girovagando per i vicoli nebbiosi di, presumibilmente, Topolinia, si imbatte del negozio di antiquariato Le meraviglie del dottor Piuma. Già qui, in qualche modo, il cinefilo che è in me sente odore di espressionismo tedesco, quello di capolavori come Nosferatu o Il gabinetto del dottor Caligari. Il dottor Piuma è, in effetti, un grande affabulatore con uno sguardo decisamente un po' folle, e questo grazie alla caratterizzazione grafica di Casty, inchiostrato come in altre occasioni da Michela Frare. E propone a Macchia Nera due particolari oggetti con un evidente potere magico: una cappa in tutto simile alla sua e una busta con una piuma disegnata sopra da indirizzare a qualcuno a scelta di Macchia. La lettera, però, può essere utilizzata una volta sola.
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Le premesse della storia sono, dunque, molto interessanti, soprattutto per un amante del genere horror, e soprattutto prefigurano, cosa che poi si rivelerà corretta, un interessante scambio di persona proprio tra Macchia Nera e Topolino. L'ottimo lavoro di Nucci, come già in altre occasioni, non sta quindi nel voler stupire a tutti i costi il lettore, ma nell'essere in grado di costruire l'atmosfera e caratterizzare i personaggi. In particolare Macchia Nera risulta più inquietante che mai, un po' come era già successo con le precedenti avventure, cui peraltro questa contiene diversi riferimenti. E lo stesso Casty segue la vena in qualche modo horror dello sceneggiatore con alcune vignette decisamente magistrali, peraltro molto ben inchiostrate dalla Frare.
L'altro spunto interessante della storia è, poi, l'ambientazione sull'isola di corallo del titolo, che altro non è se non un'isola adibita a penitenziario. Come Alcatraz. Non è quindi da escludere che nella descrizione del carcere e nel più che probabile tentativo di evasione di Topolino dall'isola, i riferimenti cinematografici non siano L'uomo di Alcatraz di John Frankenheimer del 1962 o, soprattutto, Fuga da Alcatraz di Don Siegel del 1979. E' interessante notare come la reazione di Topolino allo scambio di identità, dopo l'iniziale insuccesso nel convincere Basettoni di quel che è accaduto, lo porta a comportarsi esattamente allo stesso modo di Macchia Nera prima dello scambio. C'è, però, una profonda differenza tra i due atteggiamenti: nel primo caso era una paziente attesa che il suo piano andasse in porto, nel secondo una silente riflessione prima di agire.
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Passo ora velocemente alla storia conclusiva del numero, Brigitta e l'impresa 3D di Marco Bosco e Giampaolo Soldati, cui dovrei dedicare il video disneyano che torna, se non ci saranno problemi, al lunedì. Oltre alle considerazioni più prettamente scientifiche (la storia, infatti, fa parte della serie Topolino Comics&Science), qui vorrei semplicemente lodare Bosco perché è riuscito non solo a ben integrare le spiegazioni scientifiche, ma anche a mostrare tutti i passi e le varie difficoltà (o quasi) che ci sono nel processo di apertura di un ristorante. Inoltre rispetto al solito, e questa è un'interessante variazione, l'impresa di Filo e Brigitta non finisce in fallimento o acquisita da Paperone!
L'altro grande evento del numero è, invece, la conclusione di Megaricchi di Bruno Enna e Alessandro Perina.
Come mi aspettavo, gli ultimi due episodi dei cinque complessivi, prologo incluso, sono risultati i migliori. E questo perché maggiormente concentrati sulle dinamiche dei reality, in particolare quei dietro le quinte noti a tutti, ma mai realmente resi manifesti, e che comunque non ne intaccano minimamente il successo. Inoltre Enna ci presenta anche la reazione degli spettatori alla trasmissione, rilevandone in maniera abbastanza evidente gli eccessi, come nel caso del successo di Duckan presso le casalinghe, o nel dare un'eccessiva importanza all'elezione del presidente del Club dei miliardari, come se questa fosse una carica politica di un personaggio che farà gli interessi della cittadinanza, e non i suoi propri e dei suoi sodali.
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Alla fine sono, però, questi gli unici successi della storia. Il resto è abbastanza deludente, a parte la scontata vittoria di Bob Tycoon (che speriamo possa continuare a restare nelle storie di Topolino). Non solo, come già rilevato in precedenza, la caratterizzazione di Paperone è stata nel complesso pessima, ma anche i promessi approfondimenti su Red Duckan si sono rivelati, alla fine, una semplice caratterizzazione, che nulla ha realmente aggiunto al personaggio. In questo senso l'unico merito della storia è quello di vaerlo utilizzato.
Lo stesso Rockerduck mi ha fatto storcere un po' il naso: avrebbe avuto molto più senso un approccio, anche per lui, alla Duckan. Senza dimenticare che ho trovato strano che fossero i Bassotti a cercare Rockerduck e non, come succedeva nelle storie di Giorgio Pezzin, l'esatto contrario. Inevitabile, dal mio punto di vista, il confronto con le storie di Pezzin, cui Enna fa indubbio riferimento e che si è rivelato un piccolo boomerang per la caratterizzazione del personaggio, ma anche per quella di Paperone.
Enna ha indubbiamente lasciato il segno, ma la storia nel complesso ne avrebbe giovato molto di più se fosse stata tutta impostata sullo stile degli ultimi due episodi.
Meritevole di citazione, ma non approfondirò più di tanto, Finestra sul mondo, titolo sotto il quale su Topolino verranno pubblicate, a partire proprio dal #3478 e per tutta l'estate, una serie di storie di produzione estera. L'iniziativa, alla quale, secondo me, sarebbe stato utile affiancare una promozione parallela dell'Almanacco, esordisce con Paperino e il deserto da disertare, storia completa di William Van Horn che spero trovi spazio con una raccolta completa e cronologica della sua produzione proprio sull'Almanacco.

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