Potrei anche chiuderla qui, la recensione. Il titolo dice già tutto.
Il re del Klondike è, infatti, il titolo che
Marco Gervasio ha dato alla storia con cui si conclude
Topolino #3479, la migliore dell'albo. Non solo: la migliore scritta da Gervasio. Non solo perché stuzzica i lettori con riferimenti
barksiani e
donrosiani evidenti sin dal titolo e dal tema della storia, o perché stuzzica i lettori abituali del
Topo perché di fatto lega la storia a quelle che ha recentemente scritto per il settimanale
disneyano, ma soprattutto perché è il primo autore italiano che riporta Doretta Doremì in una storia di Paperone in maniera seria e convincente, riprendendo l'interpretazione del personaggio fornita da
Don Rosa. E poi, cosa non trascurabile, finalmente abbandona il Paperone
martiniano per una caratterizzazione più tridimensionale del personaggio. E vediamo, poi, il Paperone che vorrebbe vedere Brigitta, ma che non vedrà mai, e sappiamo, ora esplicitamente, perché ciò non accadrà.
Gervasio, però, è anche riuscito a enfatizzare una caratteristica dei due personaggi che li ha al tempo stesso avvicinati e allontanati: l'orgoglio. Inoltre è anche riuscito a cogliere una sfumatura che da l'idea dell'
humus in cui i due sono cresciuti: quel sentirsi in debito con qualcuno per via di un favore ricevuto. Non è solo un pensiero tipico di una certa generazione, ma anche di un ambiente particolare, quello della piccola criminalità, un mondo fatto di favori concessi per secondi fini, debiti che vengono riscossi, il mondo in cui, nel Klondike, si è mossa proprio Doretta e, in parte, anche Paperone.
Ad affiancare Gervasio, ai disegni, troviamo
Stefano Zanchi, in qualche modo alle prese con una storia dalle atmosfere non molto differenti rispetto a quelle dell'
Ultima avventura di Reginella. Si spera, però, che in questo caso Doretta possa essere molto più presente in futuro su
Topolino. Una lode in particolare va, però, alla colorazione dei capelli di Doretta, che sono grigi, come dovrebbero essere anche quelli di Nonna Papera (in realtà bianchi sarebbe meglio!). Anche in questo caso speriamo che sia un segno di qualcosa che sta cambiando.
Anche la
cover story, ad ogni modo, è scritta da Gervasio, questa volta disegnata da
Emmanuele Baccinelli. Stiamo parlando del primo episodio della nuova avventura di Paperinik,
La torre d'oro, e come per l'avventura precedente, ad affiancare Gervasio ai testi troviamo nuovamente il direttore di
Topolino,
Alex Bertani. Al di là dei riferimenti interni, in particolare alle storie
martiniane del personaggio, la sensazione è che stiamo assistendo all'inizio di una nuova stagione per Paperinik.
L'altra storia di merito del numero è, infine, il secondo episodio de
L'incubo dell'isola di corallo di
Marco Nucci e
Casty. Questa seconda puntata è, come genere, un tipico carcerario, in cui il protagonista cerca un modo per fuggire da una prigione da cui sembra sia impossibile. E' significativo, e in qualche modo citazionistico, il modo in cui Topolino inizia la sua fuga: scavando un buco nel pavimento della sua cella usando un cucchiaino. E l'onomatopea del cucchiaino che sbatte sul terreno, un quasi ossessivo
tin tin tin è messo in più occasioni dai due autori in parallelo con il tempo che scorre. In questo senso è emblematica, in qualche modo
hitchcockiana, la
spalsh page in cui l'onomatopea si confonde con varie scene insieme con le pagine del calendario che si staccano dal calendario stesso a indicare in maniera esplicita proprio questo tempo che passa sempre più, con Topolino dietro le mura del carcere, mentre Macchia Nera vive la sua vita. Il finale dell'episodio, poi, propone il tipico enigma di un videogioco di escapismo (o di una
escape room!) e apre la strada all'ultimo episodio che potremo leggere la prossima settimana.
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