Con un unico titolo becco due storie, la cover story dedicata al Piccolo principe e la quarta e ultima puntata di Scacco matto a Topolino. Partiamo da questa.
Per quattro settimane, in contemporanea con i pezzi della Scacchiera di Topolino, Giovanni Di Gregorio e Ottavio Panaro ci hanno raccontato della sfida dello Scacchista a Topolinia. Sembrava la minaccia di un mitomane, o di un terrorista, quindi piuttosto attuale, anche se senza i toni drammatici di una situazione del genere: lo Scacchista, infatti, aveva dato il via a una partita a scacchi contro la polizia con una semplice regola, per ogni pezzo perso dai bianchi Topolinia avrebbe subito un "attacco". Basettoni, allora, non ha altra possibilità che chiedere aiuto al Gran Maestro di Topolinia, tale Farnesio. Ad affiancarlo Di Gregorio mette Pippo, dotato del manuale degli scacchi scritto dal classico bis-bis, il mitico Pipparov. Mitico perché anche Farnesio lo conosce.
Con questa semplice mossa Di Gregorio introduce la manualistica, fondamentale negli scacchi, ma come si scoprirà nel corso dei quattro episodi, anche quello che definisco il "fattore umano", rappresentato dalla creatività spiazzante dei motti di Pipparov. Detta in termini più scacchistici, mosse che non vengono considerate dalla totalità dei manuali.
Dall'altra, però, nella così detta vita reale, Topolino è impegnato a capire il piano dello Scacchista. E qui entra in scena un altro elemento fondamentale degli scacchi: la strategia. E sarà proprio sulla capacità di Topolino di capire la strategia dell'avversario e, di conseguenza, di modificare la sua che ruoterà la più che scontata vittoria finale del nostro eroe.
Nel complesso, quindi, Di Gregorio, anche se non si basa su alcuna partita a scacchi reale, come invece altre grandi (o piccole) opere letterarie, riesce a sintetizzare nei quattro episodi gli elementi fondamentali del gioco degli scacchi. Il punto debole della storia, però, è la necessità dello sceneggiatore di costruire una storia che durasse per quattro settimane, e in questo utilizzare come traccia una partita reale avrebbe, probabilmente, aiutato a tenere le fila dei vari personaggi. C'è però da dire che è stato molto interessante inserire nel terzo episodio la reazione dei topolinesi alla notizia dell'attacco scacchistico: in questo modo lo sceneggiatore ha potuto raccontare una dinamica della folla ben nota. Quando infatti una personalità in vista di un dato campo mostra delle incertezze o degli errori, all'improvviso tutti si scoprono esperti di quel campo e pensano di saperne più dell'esperto, o quanto meno di sapersi muovere meglio.
La storia d'apertura, invece, celebra gli ottant'anni dalla scrittura de Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry, che però venne pubblicato solo nel 1943, peraltro a New York. Topo Principe di Augusto Macchetto e Giada Perissinotto era stato, in effetti, pubblicato alcuni mesi fa dalla Giunti in un volume da libreria. All'epoca avevo snobbato il volume, essenzialmente per via del coinvolgimento di Macchetto: come molti lettori sapranno, non amo molto lo stile dello sceneggiatore, che però, ora che sono stato in qualche modo costretto a leggere la parodia, ho invece apprezzato in questa storia specifica, cui riesce ad adattarsi egregiamente. Giovano anche i meravigliosi disegni della Perissinotto, che torna dopo diverso tempo sulle pagine di Topolino, che sono peraltro magistralmente colorati da Andrea Cagol. La sintesi dei tre autori, alla fine, riesce a cogliere perfettamente la magia dell'opera originale, adattandola anche alle situazioni della vita moderna. La storia, ad ogni modo, in questa edizione per il settimanale, viene suddivisa in due parti. La prossima uscirà sul prossimo numero di Topolino.
Infine ecco un doppio Enrico Faccini che disegna due storie che avrebbe potuto scriversi benissimo da solo, ma che in realtà sono realizzate su testi di Tito Faraci (Corri, corriere..., che sembra il primo di una serie di storie griffate Gli allegri mestieri di Paperino) e Marco Nucci (Il diabolico Dottor PuffPuff).
Delle due, la prima è, in qualche modo, la più impegnata. Faraci, prendendo spunto da una delle caratteristiche più interessanti di Paperino, quella di cambiare spesso lavoro (il che va decisamente contro la caratterizzazione di scansafatiche cronico che è stata usata e abusata in Italia e in giro per il mondo), racconta il difficile mondo dei corrieri. Lo fa decisamente con ironia e buon gusto, riuscendo alla fine a trattare con una certa delicatezza un argomento che non è per nulla banale.
La storia di Nucci, invece, è una avventura muta con Paperoga protagonista di genere horror. Quindi una storia perfetta per Faccini. Per cui non mi resta che dare un bravo a entrambi gli sceneggiatori che hanno scritto una storia perfetta per il disegnatore assegnato (o forse un bravo alla redazione per aver assegnato le storie al disegnatore più indicato... o forse un bravo al disegnatore per essersi assegnato delle storie che erano perfette per lui... o forse... vabbé: diciamo un bravo a tutti!).
Chiudo qui, sapendo che sto volutamente ignorando per la seconda settimana di fila Zio Paperone e l'alta finanza, ma proprio non riesco a sopportare questa serie. E non perché scritta male.
P.S.: sono in ritardo perché ho (malamente) giocato a scacchi...
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