Stomachion

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venerdì 19 agosto 2016

Il germano paltese

Recupero una breve recensione della storia di apertura di Paperino #432 che per molti motivi non ho pubblicato prima o sottoposto su LSB

Poster promozionale della storia in stile cinematografico - via instagram
Inevitabile per un lettore italiano confrontare Il germano paltese(1) di Kari Korhonen con il Detective Donald di Vito Stabile e Carlo Limido.
La storia dell'autore finlandese, però, risulta un'opera unica, parodia del romanzo Il falcone maltese di Dashell Hammett, trasposto una prima volta nel 1931 su pellicola da Roy Del Ruth e quindi nel 1941 da John Huston. In quest'ultima trasposizione il protagonista è interpretato da Humphrey Bogart, che negli anni Ottanta ispirò Carlo Chendi per la creazione di Umperio Bogarto, presente insieme con Paperino e Paperina nell'avventura come protagonista secondario.
Umperio, che grazie alla parodia di Korhonen torna così all'ispirazione originale, viene utilizzato dal fumettista nelle scene iniziale e finale in maniera piuttosto leggera con una caratterizzazione che ricorda quasi Paperoga. D'altra parte il ruolo del detective alla Sam Spade viene assegnato a Paperino, che, supportato da un manuale per investigatori, verrà sfruttato dall'autore per scherzare sui cliché del genere.
Alla fedeltà all'atmosfera del genere contribuiscono anche i disegni: da un lato il tratto inizialmente influenzato da Daniel Branca risulta in questa storia più spigoloso e adatto alle atmosfere noir e hard boiled dell'avventura(2), risultando alla fine una parodia gradevole e divertente.

Don Rosa e Kari Korhonen - via instagram

(1) In originale Maltan Ankka, L'anatra, o anche il papero maltese
(2) Nonostante abbia realizzato oltre 200 storie per il mercato finlandese, Kari Korhonen è poco noto in Italia, con appena una quarantina di storie di cui l'ultima di una quindicina di anni fa e pubblicata in Italia nel 2002. E' pertanto difficoltoso valutare nel modo migliore possibile l'evoluzione nello stile grafico e narrativo dell'autore.

sabato 13 settembre 2014

Lo zio Oswald e il Roald Dahl che non ti aspetti


Mia sorella mi ha ricordato che oggi è il Roald Dahl Day, così ecco la recensione di un romanzo sorprendente, inedito in Italia.
Se siete uno di quegli adulti che amano Roald Dahl per le sue storie per bambini, se siete uno di quegli adulti che ritiene Il GGG il più bel libro mai scritto in assoluto, allora state lontani da Lo zio Oswald: potrebbe non piacervi.
Il romanzo di Dahl, fino a qualche tempo fa ancora inedito in Italia, aggiunge un nuovo tassello alla sua produzione per adulti, fatta molto di racconti di ogni genere, dall'orrore al mistero al fantastico, tutti però con una certa ironia. E Lo zio Oswald non ne è esente, ma ciò che vuole mettere alla berlina è un argomento di cui si tende a parlare molto poco, o forse anche troppo in altri contesti, ma in ogni caso sempre a sproposito: il sesso.
L'attività intrapresa da Oswald Cornelius è tutto fuorché ineccepibile: è al limite della truffa e ha come unico obiettivo quello di far guadagnare Oswald sfruttando uno degli istinti più incontrollabili del genere umano, grazie a delle magiche pilloline rosa che ricordano molto delle magiche pilloline azzurre diffuse ai giorni nostri. Queste sono ricavate da un particolare coleottero sudanese, Lytta vesicatoria, noto sin dall'antico egitto e utilizzato sia come medicinale, sia come afrodisiaco, ma anche come veleno:
A medici e curatori vari è apparso subito chiaro che la differenza tra la dose efficace per ottenere effetti afrodisiaci e quella mortale, o comunque dannosa, è in realtà minima.
(...) La dose mortale per un adulto è di circa 30 milligrammi.(1)
Quella delle pillole afrodisiache non è però un'idea innovativa (è geniale la commercializzazione ma non la creazione): di pillole afrodisiache, infatti, si parla sin dal XV-XVI secolo sulle pagine del testo indiano Ananga Ranga, dove è presente anche una ricetta per realizzare delle pillole afrodisiache utilizzando zafferano, noce moscata e semi di coriandolo(1). Più nuova è quella della banca del seme: considerate che il romanzo è del 1979 e che appena due anni prima aveva aperto la banca del seme della California.
Nel complesso, però, non sono tanto le idee e la loro freschezza a colpire, quanto l'utilizzo piuttosto disinvolto di queste due idee, o la loro distorsione, che anticipa la distorsione che sarebbe avvenuta nei decenni futuri (rispetto a Dahl). Il romanzo è comunque leggero, gradevole e veloce, nonostante dei 26 capitoli di cui è costituito, ne ho letti solo 25: ho saltato quello con Einstein, per una certa forma di rispetto verso il grande fisico teorico. A maggior ragione considerando che la descrizione di Picasso mi è sembrata estremamente aderente al personaggio.
Roald Dahl: Storie ai meno giovani
(1) Christian Ratsch, Le piante dell'amore