Se
Sebastian Fitzek si è impegnato, nei ringraziamenti, a non inserire alcun riferimento bibliografico in grado di far capire subito il
modus operandi del
Ladro di anime per non rovinare la sopresa ai lettori (o quanto meno a quei lettori che tendono a leggere i ringraziamenti prima del romanzo), chi sono io per comportarmi diversamente? Eppure la tentazione di citare quelle storie
disneyane che si basano su un metodo simile è piuttosto alta, ma mi limiterò a dire semplicemente che sono sfide tra Topolino e il suo acerrimo nemico Macchia Nera, cosa che sicuramente riduce l'elenco, ma non poi così tanto.
La cosa importante, l'unica da sapere sul serio del romanzo, è quanto si intuisce nel primo capitolo: il Ladro di anime, un astuto
serial killer, lascia le sue vittime in uno stato catatonico, una situazione in cui dal loro punto di vista sono in grado di ricevere gli stimoli esterni, ma non di interagire, bloccati quindi in una specie di sogno a occhi aperti, da cui, se non riescono a svegliarsi, sono destinati a uscirne solo con la morte.