"E abbiamo bruciato e saccheggiato perché avevamo eletto la povertà a legge universale e avevamo il diritto di appropriarci delle ricchezze illegittime degli altri, e volevamo colpire al cuore la trama di avidità che si estendeva da parrocchia a parrocchia, ma non abbiamo mai saccheggiato per possedere, né ucciso per saccheggiare, uccidevamo per punire, per purificare gli impuri attraverso il sangue, forse eravamo presi da un desiderio smodato di giustizia, si pecca anche per eccesso d'amor di Dio, per sovrabbondanza di perfezione, noi eravamo la vera congregazione spirituale inviata dal Signore e riservata alla gloria degli ultimi tempi, cercavamo il nostro premio in paradiso anticipando i tempi della vostra distruzione, noi soli eravamo gli apostoli di Cristo, tutti gli altri avevano tradito, e Gherardo Segalelli era stato una pianta divina, planta Dei pullulans in radice fidei, la nostra regola ci veniva direttamente da Dio, non da voi cani dannati, predicatori bugiardi che spargete intorno l'odore dello zolfo e non quello dell'incenso, cani vili, carogne putride, corvi, servi della (bip) di Avignone, promessi che siete alla perdizione! Allora io credevo, e anche il nostro corpo si era redento, ed eravamo la spada del Signore, bisognava pure uccidere degli innocenti per potervi uccidere tutti al più presto. Noi volevamo un mondo migliore, di pace e gentilezza, e la felicità per tutti, noi volevamo uccidere la guerra che voi portavate con la vostra avidità, perché ci rimproverate se per stabilire la giustizia e la felicità abbiamo dovuto versare un pò di sangue... è... è che non ce ne voleva molto, per fare presto, e valeva la pena di fare rossa tutta l'acqua del Carnasco, quel giorno a Stavello, era anche sangue nostro, non ci risparmiavamo, sangue nostro e sangue vostro, tanto tanto, subito subito, i tempi della profezia di Dolcino erano stretti, bisognava affrettare il corso degli eventi..."
(Remigio da Varagine, cellario, al processo inquisitorio istituito da Bernardo Gui nel monastero in cui si svolge la vicenda de Il nome della rosa, pagg.387-388 - Umberto Eco)
Il mondo sembra che sia sempre stato diviso tra coloro che odiano e coloro che sono odiati (questi, a loro volta, sembrano odiare); il mondo ha sempre avuto gente che soffre, ma questa gente non ha sempre avuto il desiderio di uccidere e far soffrire altri; il mondo ha sempre avuto gente che ha lottato per la libertà dalla tirannia, da leggi ingiuste, dalla povertà e la storia ha ricordato (tranne rari casi) solo gli assassini, coloro che hanno versato sangue in nome degli ideali (ma alla fin fine i veri promotori agivano per puro e semplice interesse).
Da sempre coloro che si sentono derelitti, isolati, dimenticati dal mondo, e che decidono di ribellarsi con le armi e la violenza, decidono che, nella loro azione di purga totale, non possono guardare in faccia a nessuno, non possono pensare che stanno sacrificando gente innocente, perché la cosa più importante è l'ideale che rappresentano: la sua vittoria vale il sacrificio della propria vita e di quella di chi non ha colpa.
C'è stata nel passato gente come Remigio, e c'è ancora: gli sforzi della società civile non devono, però, essere votati verso azioni di vendetta o di giustizia violenta, ma verso la comprensione delle motivazioni, verso un giudizio lucido e sereno e, soprattutto, è necessario ricordare tutti gli innocenti morti nella lotta, solo perché erano sulla strada di questi guerrieri.
Anche una sola persona è importante... anche una singola vita è preziosa e va difesa...
Stomachion
giovedì 11 settembre 2003
mercoledì 10 settembre 2003
Il mondo è cambiato... O no?
(siamo nel Giugno 1967)
Ma Edith non riusciva a sopportare oltre quella conversazione, e si alzò con la scusa che era l'ora del notiziario. Accese il televisore. Arabi e israeliani erano in guerra. Il notiziario di mezzogiorno, che Edith aveva ascoltato preparando la colazione, aveva detto che gli israeliani stavano colpendo le basi aeree arabe con incredibile precisione. Melanie ascoltò il breve notiziario, ma non con lo stesso interesse di Edith. Edith sapeva che la mente di Melanie era in gran parte occupata dai suoi problemi. Alle notizie sulla guerra ne seguirono altre su un concorso di bellezza in Florida, e Edith spense l'apparecchio.
(dal Diario di Edith, di Patricia Highsmith, trad.Marisa Caramella)
Ma Edith non riusciva a sopportare oltre quella conversazione, e si alzò con la scusa che era l'ora del notiziario. Accese il televisore. Arabi e israeliani erano in guerra. Il notiziario di mezzogiorno, che Edith aveva ascoltato preparando la colazione, aveva detto che gli israeliani stavano colpendo le basi aeree arabe con incredibile precisione. Melanie ascoltò il breve notiziario, ma non con lo stesso interesse di Edith. Edith sapeva che la mente di Melanie era in gran parte occupata dai suoi problemi. Alle notizie sulla guerra ne seguirono altre su un concorso di bellezza in Florida, e Edith spense l'apparecchio.
(dal Diario di Edith, di Patricia Highsmith, trad.Marisa Caramella)
lunedì 8 settembre 2003
sabato 6 settembre 2003
Balla mia Esmeralda
Quando il tempo sarà passato
La terra scoprirà
I nostri due scheletri abbracciati
E il mondo saprà
Che Quasimodo amò Esmeralda
La raggiunse e la strinse a sé
Oltre i baci da respirare
Nella morte che dà la vita
All'amore che mai non muore
Il mio corpo l'ho abbandonato
Mangiatelo, avvoltoi
Che la morte ha già incatenato
I nostri nomi e noi
Così l'anima vola via
Via da un misero mondo perso
Questo amore sarà una scia
Tra le luci dell'universo
Tra le luci dell'universo
Balla, mia Esmeralda
Canta, mia Esmeralda
Balla ancora, amore mio
Mi sento solo da morire
(...)
Quasimodo, da Notre Dame de Paris di Plamondon (libretto e liriche), Cocciante (musiche), Panella (versione italiana)
E così finisce lo spettacolo più spettacolare di tutti i tempi!!!
La terra scoprirà
I nostri due scheletri abbracciati
E il mondo saprà
Che Quasimodo amò Esmeralda
La raggiunse e la strinse a sé
Oltre i baci da respirare
Nella morte che dà la vita
All'amore che mai non muore
Il mio corpo l'ho abbandonato
Mangiatelo, avvoltoi
Che la morte ha già incatenato
I nostri nomi e noi
Così l'anima vola via
Via da un misero mondo perso
Questo amore sarà una scia
Tra le luci dell'universo
Tra le luci dell'universo
Balla, mia Esmeralda
Canta, mia Esmeralda
Balla ancora, amore mio
Mi sento solo da morire
(...)
Quasimodo, da Notre Dame de Paris di Plamondon (libretto e liriche), Cocciante (musiche), Panella (versione italiana)
E così finisce lo spettacolo più spettacolare di tutti i tempi!!!
venerdì 5 settembre 2003
Notre Dame de Paris
Non ho letto il romanzo di Hugo e quindi non so se i personaggi presentati ieri sera sul palco montato all'arena di Verona e trasmesso in prima serata da RaiUno sono fedeli, come ha spesso avuto modo di sottolineare lo stesso Cocciante, a quelli originali, quindi non posso che dare impressioni che si basano su quanto visto e sentito. La storia è un intreccio di intrighi e sentimenti al cui centro abbiamo una giovane zingara, Esmeralda, amata e odiata dai protagonisti che si alternano sul palco. Si parte con Gringoire, il poeta, che ha scelto di camminare nel mondo a testa alta, solitario, di cantare l'amore anche quando questo non lo vuole come compagno. Clopin, re della corte dei miracoli, un simbolo della libertà e della ribellione, di tutto ciò che non vuole essere modellato dalle convenzioni e quindi viene (quasi) naturalmente escluso dal resto. Febo, il capitano delle guardie, colui che deve mantenere l'ordine in città, il simbolo della vittoria della gente normale, il prototipo dell'essere umano che può anche sbandare lungo la strada intrapresa, ma che alla fine tornerà sempre, per convenienza, sulla via delle convenzioni. Frollo, il prete, arcidiacono della cattedrale, così simile a Quasimodo e così diverso molto più degli altri, forse innamorato della bella zingara in maniera assolutamente onesta quanto Quasimodo, ma cos' schiacciato dalla strada intrapresa da finire per odiarla, perché non può averla a causa del suo essere prete e dell'odio di lei e che decide che nessun altro potrà averla se non lui: quindi deve morire! E infine Quasimodo, il campanaro, il deforme, colui che non potrà avere una vita normale, che non potrà avere quello che altri possono, e questa consapevolezza lo fa disperare, anche e soprattutto quando scorge, dall'alto del suo campanile, la bella Esmeralda ballare. Sa che la sua deformità non gli permetterà di ottenere l'amore della zingara, ma a differenza degli altri non gli importa, almeno finché lei vive e respira e balla; il suo non è egoismo, capriccio, ispirazione di un istante, idealismo: è qualcosa di puro e semplice... e il suo urlo finale è disperato, tanto quanto quello di chi non ha più nulla da perdere...
...e si lascia morire...
Lo spettacolo più spettacolare del mondo, l'opera-pop, definizione che dà l'idea corretta dello spettacolo ideato da Cocciante (vorrei far notare che, se gli strumenti fossero stati quelli classici e il modo di cantare, quindi, quello tipico dell'opera, l'intero spettacolo avrebbe potuto rivaleggiare con le opere italiane di Verdi e Rossini, ad esempio), è un tripudio di colori e sensazioni, di comparse che sul palco ballano agili e leggere da un angolo all'altro del palco, mentre i protagonisti si alternano al centro della scena. Riuscitissimi Quasimodo (Giò Di Tonno), per voce e trucco ed espressioni e movenze, Clopin (Mauro Guerzoni), anch'egli per la voce e la presenza scenica, e Gringoire (Matteo Setti), per la sicurezza nelle mosse e la bella voce; bravi anche gli altri (Esmeralda-Lola Ponce, Frollo-Vittorio Matteucci, assolutamente bravissimo con un personaggio forse più difficile dello stesso Quasimodo, Febo-Graziano Galatone e Fiordaliso-Claudia D'Ottavi) e fantastiche le musiche di Cocciante e le liriche di Plamondon, la cui versione italiana di Pasquale Panella è assolutamente da brividi (gli stessi che ho adesso ripensando allo spettacolo di ieri!).
Tra i vari pezzi che si sono altrenati sul palco, bello quello d'apertura (Il tempo delle cattedrali) e, ovviamente, Bella; degne di nota anche I clandestini, La corte dei miracoli e Libertà (pezzo breve e forse per questo escluso dal CD). Drammatiche, suggestive e ben cantate Dio, ma quanto è ingiusto il mondo e Balla mia Esmeralda, che chiude la serata.
Ultima nota: in tutto lo spettacolo, gli artisti cantano sempre tranne Frollo quando decreta la condanna a morte di Esmeralda.
...e si lascia morire...
Lo spettacolo più spettacolare del mondo, l'opera-pop, definizione che dà l'idea corretta dello spettacolo ideato da Cocciante (vorrei far notare che, se gli strumenti fossero stati quelli classici e il modo di cantare, quindi, quello tipico dell'opera, l'intero spettacolo avrebbe potuto rivaleggiare con le opere italiane di Verdi e Rossini, ad esempio), è un tripudio di colori e sensazioni, di comparse che sul palco ballano agili e leggere da un angolo all'altro del palco, mentre i protagonisti si alternano al centro della scena. Riuscitissimi Quasimodo (Giò Di Tonno), per voce e trucco ed espressioni e movenze, Clopin (Mauro Guerzoni), anch'egli per la voce e la presenza scenica, e Gringoire (Matteo Setti), per la sicurezza nelle mosse e la bella voce; bravi anche gli altri (Esmeralda-Lola Ponce, Frollo-Vittorio Matteucci, assolutamente bravissimo con un personaggio forse più difficile dello stesso Quasimodo, Febo-Graziano Galatone e Fiordaliso-Claudia D'Ottavi) e fantastiche le musiche di Cocciante e le liriche di Plamondon, la cui versione italiana di Pasquale Panella è assolutamente da brividi (gli stessi che ho adesso ripensando allo spettacolo di ieri!).
Tra i vari pezzi che si sono altrenati sul palco, bello quello d'apertura (Il tempo delle cattedrali) e, ovviamente, Bella; degne di nota anche I clandestini, La corte dei miracoli e Libertà (pezzo breve e forse per questo escluso dal CD). Drammatiche, suggestive e ben cantate Dio, ma quanto è ingiusto il mondo e Balla mia Esmeralda, che chiude la serata.
Ultima nota: in tutto lo spettacolo, gli artisti cantano sempre tranne Frollo quando decreta la condanna a morte di Esmeralda.
giovedì 4 settembre 2003
Il tempo delle cattedrali
E' una storia che ha per luogo
Parigi nell'anno del Signore
Millequattrocentottantadue
Storia d'amore e di passione
E noi gli artisti senza nome
Della scultura e della rima
La faremo rivivere
Dall'oggi all'avvenire
E questo è il tempo delle cattedrali
La pietra si fa
Statua, musica e poesia
E tutto sale verso le stelle
Su mura e vetrate
La scrittura è architettura
(...)
Gringorie, da Notre Dame de Paris di Plamondon (libretto e liriche), Cocciante (musiche), Panella (versione italiana)
E questa sera, su Rai Uno non perdete la più grande opera-pop del millennio!!!
Parigi nell'anno del Signore
Millequattrocentottantadue
Storia d'amore e di passione
E noi gli artisti senza nome
Della scultura e della rima
La faremo rivivere
Dall'oggi all'avvenire
E questo è il tempo delle cattedrali
La pietra si fa
Statua, musica e poesia
E tutto sale verso le stelle
Su mura e vetrate
La scrittura è architettura
(...)
Gringorie, da Notre Dame de Paris di Plamondon (libretto e liriche), Cocciante (musiche), Panella (versione italiana)
E questa sera, su Rai Uno non perdete la più grande opera-pop del millennio!!!
mercoledì 3 settembre 2003
[1186]
Sono pochi i mattini, troppo pochi,
troppo scarse le notti, troppo scarse.
Non c'è alloggio per le gioie che vengono
a stare sulla terra, ma non trovano
la casa in cui fermarsi ad abitare,
ed al galoppo se ne vanno via.
(di Emily Dickinson, trad. Alessandro Quattrone)
troppo scarse le notti, troppo scarse.
Non c'è alloggio per le gioie che vengono
a stare sulla terra, ma non trovano
la casa in cui fermarsi ad abitare,
ed al galoppo se ne vanno via.
(di Emily Dickinson, trad. Alessandro Quattrone)
lunedì 1 settembre 2003
Conan (3): se fosse facile...
Hai ragione, le pistole sono solo strumenti... però sono strumenti che rendono tutto troppo facile. Qualsiasi strumento che rende facile togliere la vita come spingere un bottone è sbagliato, chiaro e semplice...
E le persone che usano questi strumenti sono il vero nemico, lo so, però mi rifiuto di abbassarmi al loro livello...(1)
Disonorerebbe i miei genitori, e la causa per la quale combatto...
(Bruce Wayne, da Dal passato, di Ed Brubaker -testi- e Scott McDaniel -disegni-, trad.Francesco Argento; in Italia su Batman TP4: riso amaro, ed.Play Press Publishing)
(1) ...ovvero usare anche lui armi da fuoco...
E le persone che usano questi strumenti sono il vero nemico, lo so, però mi rifiuto di abbassarmi al loro livello...(1)
Disonorerebbe i miei genitori, e la causa per la quale combatto...
(Bruce Wayne, da Dal passato, di Ed Brubaker -testi- e Scott McDaniel -disegni-, trad.Francesco Argento; in Italia su Batman TP4: riso amaro, ed.Play Press Publishing)
(1) ...ovvero usare anche lui armi da fuoco...
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