Stomachion

giovedì 31 luglio 2003

Domani sarà...

Ci sono cose che non restano, e se le vuoi conservare devi scriverle subito, altrimenti le esperienze che farai nel frattempo le altereranno (a volte in meglio, a volte in peggio)... Ci sono cose che restano, e affrontano la prova del tempo, e sbiadiscono, ma la loro essenza resta quella, immutata... e ci sono cose che non vogliono proprio andare via, che ti rimangono attaccate anche quando vuoi che vadano via (qualunque sia il tuo "valido" motivo)...
Ci sono, poi, cose, sensazioni, ricordi, che ritornano con disarmante coincidenza di giorni... di numeri... e torni a provare sensazioni (buone o cattive) proprio come le avevi provate... e torni a pensare che allora era un giorno di festa e non avevi proprio voglia di fare festa... che ci sono cose, situazioni, che ti insegnano che quando affronti qualcosa, qualsiasi cosa, aspettandoti che vada bene... e preparandoti al peggio... impari che la vita può regalarti qualcosa che è peggio del peggio che puoi immaginare...
e anche se quel giorno era festa, tu non hai molta voglia di fare festa... e fai buon viso a cattivo gioco, per non pensarci, perché comunque non sei solo e devi far festa anche per altri (non solo per te...)... e certo non puoi aspettarti che stai per vivere...

mercoledì 30 luglio 2003

[657]

Io abito la possibilità,
una casa più bella della prosa
con tante finestre in più
e porte migliori.
Ha stanze come cedri
dove lo sguardo non può penetrare -
e per tetto sterminato
la volta del cielo.
La frequenta la gente più amabile.
Così vi passo il tempo:
spalanco le mie piccole mani
per colmarle di Paradiso.

(di Emily Dickinson, trad. Alessandro Quattrone)

martedì 29 luglio 2003

Tour e doping

Il giornale di Calabria e Sicilia (La Gazzetta del Sud) ha pubblicato la seguente agenzia:

PARIGI - Lance Armstrong sugli scudi, il quinto Tour e il più bello, quello del Centenario, del trionfo di pubblico e di critica: in Francia, il giorno dopo, tutti sono per l'americano in perenne maglia gialla, che ora punta al fantastico record dei record, sei Tour, superando dei miti come Anquetil, Merckx, Hinalut e Indurain. L'uomo che ha sconfitto il cancro e che grazie alla sofferenza è diventato un super eroe. Ma è il doping, con i sospetti sulla folle velocità della corsa e sull'atteggiamento degli organizzatori a tenere banco. Quasi unanime è la convinzione che Jean-Marie Leblanc, il patron del Tour, pecchi di ottimismo parlando di performance migliorate perché sono più moderni i materiali, migliori le strade e favorevole il vento. E che troppo rosea sia la sua visione delle cose quando, innervosito, afferma che il solo - per ora ignoto - corridore trovato positivo all'Epo è la dimostrazione di quanto funziona bene l'apparato antidoping messo in piedi dopo lo scandalo Festina del 1998. La realtà, che tutti nella carovana del Tour si sussurrano, è anche su tutti i giornali e si ascolta alla televisione: i laboratori che fabbricano doping hanno più fondi di quelli che presiedono all'antidoping. Risultato obbligato: l'Epo, ora individuabile dalle analisi, è diventato il «doping dei poveri». Tanto è vero che c'è caduto un solo, disgraziato corridore, le cui uniche caratteristiche note sono che è fra gli ultimi in classifica e non ha vinto nemmeno una tappa. E gli altri? Quelli che hanno guidato la media di oltre 41 all'ora che ha regalato al Tour del Centenario la corona dell' edizione più veloce? Secondo “Liberation” - che nei giorni scorsi ha ospitato voci apertamente accusatorie sul tema - ormai gli esperti in farmacologia hanno trovato soluzioni più pulite, veloci da praticare, invisibili. Il segreto sono i nuovi ormoni peptici: niente più lunghe cure con l'Epo prima delle grandi corse a tappe, cambi di sangue e rischi di essere beccati con le analisi del sangue e delle urine. Ora basta una sola, semplice iniezione prima della tappa e il corridore schizza via con gli ormoni alterati ma l'urina disposta a farsi analizzare da qualsiasi laboratorio. Non risulterà nulla, perchè l'iniezione di ormoni peptici non lascia tracce già dopo poche ore. Il nuovo doping s'inserisce nella lunga e triste tradizione degli ormoni della crescita, che invasero il mondo della bicicletta una quindicina d'anni fa. Al di là delle rassicurazioni di Leblanc, nessun laboratorio della sanità pubblica ha le risorse per rincorrere gli scienziati del doping. Per l'autorevole “Le Monde”, che dedica addirittura il suo editoriale ai sospetti di doping, «gli organizzatori del Tour de France sbaglierebbero a nascondersi dietro il loro ottimismo di facciata credendo che l'unico caso venuto a galla sia la prova del risanamento delle pratiche mediche nel plotone». Grande successo sportivo, record di pubblico e di audience tv, affollamento di partner che si contendono ogni centimetro quadrato di pubblicità disponibile, il Tour de France è tornato più che mai al centro dell'attenzione. Forse, come ha scritto ieri un giornale di provincia, “L'Union”, tutti hanno voglia di credere a questa bella storia: «un Tour (Le)blanc comme neige», bianco come la neve.

A parte la vittoria di Armstrong, il resto della notizia non necessita commenti...

lunedì 28 luglio 2003

[276]

La lingua inglese ha tante e tante frasi,
ma io non ne ho sentita che una sola,
leggera, come il ridere di un grillo,
potente, come la voce di un tuono.
Mormora come antichi cori caspi,
quando il mare è in bonaccia,
si pronuncia con nuove inflessioni
come fa il caprimulgo.
Irrompe con ortografia splendente
nel mio sonno innocente,
facendo rimbombare i suoi presagi,
finché mi agito e piango,
non per la sofferenza
ma per l'impulso di gioia che sento.
Dilla di nuovo, Sassone,
sottovoce, solamente a me.

(di Emily Dickinson, trad. Alessandro Quattrone)

domenica 27 luglio 2003

Onore ai vinti

Giornata intensa, quella di ieri.
Nel pomeriggio Armstrong, grazie anche alla caduta di Ullrich, raggiunge Indurain per numero di Tour consecutivi vinti (5), mentre in serata l'Italia della pallanuoto perde ai supplementari contro l'Ungheria un titolo mondiale che in pochi, alla vigilia del torneo, avrebbero detto alla nostra portata.
Ma va bene così: l'importante è averci provato e sia il campione tedesco che il Settebello ci hanno provato; l'appuntamento è alla prossima occasione!
Prima di salutarci, però, due parole su Armstrong: per il suo istinto di attaccante (quando è in forma, non si lascia mai pregare per attaccare per primo) si fa preferire ad Indurain, che in salita tendeva a difendersi, ma nella specialità della cronometro il navarro era decisamente molto più devastante del texano. Non dimentichiamo, infine, che Armstrong, in questi anni e nonstante le ripetute promesse, si è dedicato esclusivamente al Tour, mentre il grande Indurain, signore dei pedali, mise in gioco se stesso e il suo valore di atleta, correndo nella stessa stagione, e per diverse stagioni, sia sulle strade di Francia che su quelle d'Italia.

sabato 26 luglio 2003

[246]

Camminare sempre al suo fianco -
la più piccola dei due!
Mente della sua mente,
sangue del suo sangue,
due vite - un solo essere - adesso.
Assaporare sempre il suo destino:
se dolore - la parte maggiore -
se gioia - accantonare
la mia porzione per quel caro cuore.
Tutta la vita conoscersi l'un l'altra -
noi che non potremo mai riuscirci -
e poi un cambiamento -
chiamato paradiso -
folle di uomini in estasi
che imparano a comprendere gli enigmi -
senza vocabolario!

(di Emily Dickinson, trad. Alessandro Quattrone)

venerdì 25 luglio 2003

[155]

Mi manca il mormorio
di un'ape -
se qualcuno mi chiede perché -
più facile è morire
che rispondere.
Il rosso sopra il colle
annulla la mia volontà -
se qualcuno sogghigna
stia attento - perché Dio è qui -
questo è tutto.
La luce del mattino
mi eleva di grado -
se qualcuno chiede come -
risponda l'artista
che mi tratteggiò così.

(di Emily Dickinson, trad. Alessandro Quattrone)

giovedì 24 luglio 2003

[742]

Quattro alberi su un campo solitario
senza un progetto, o un ordine,
o un'azione apparente,
se ne stanno lì.
Il sole li saluta ogni mattina,
e anche il vento.
Il loro vicino più prossimo
è Dio.
Il campo offre loro lo spazio,
essi, in cambio, un viandante,
un'ombra, o forse uno scoiattolo,
o un ragazzo.
Quale sia la loro funzione
nell'ambito della natura,
quale piano ciascuno metta in atto, o ritardi,
non si sa.

(di Emily Dickinson, trad. Alessandro Quattrone)