L'opera migliore di un autore spesso è la prima che si legge. Le altre possono al massimo uguagliarla, difficilmente superarla, più spesso risultano inferiori, anche se non di molto. O almeno così accade a me con la maggior parte degli scrittori, soprattutto quando ho ancora molto da leggere dell'autore in considerazione. A questa regola non sembra sfuggire nemmeno Soffocare di Chuck Palahniuk: da una parte abbiamo una sinossi semplice, in cui un sessodipendente medico mancato ogni sera va in un ristorante diverso e fa finta di soffocare. E ogni sera c'è sempre qualcuno che lo salva. E molte di queste persone gli resteranno attaccate, inviandogli bigliettini d'auguri e spesso anche delle donazioni in denaro. In questo modo Victor Mancini, il protagonista, riesce a pagare le cure della madre. Sicuramente un altro autore, con questa sinossi, si sarebbe perso, banalizzando magari l'intera vicenda. Palahniuk invece non risparmia nessuno: dal suo protagonista fino alla società che lo circonda, che per potersi ripulire la coscienza deve aggrapparsi alle fandonie di un piccolo mentitore. In sostanza lo scrittore statunitense, con intelligenza, riesce a mettere in discussione una società e una serie di comportamenti che si fondano sulla finzione e sull'appagamento.
Non sarà Fight Club, ma certo Soffocare resta un buon romanzo comunque da leggere!
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